CONVEGNO GLOBALITA’ DEI LINGUAGGI (GDL) – XXVII CONVEGNO MAT
Brochure Definitiva XXVII Convegno MAT nella GdL
Pubblicato il 30 January, 2025
Categoria: Eventi, Notizie, Presentazione
(R)esistenze e (In)dipendenze:Voci e Riforme per i Diritti – VII Congresso annuale “Diritti alla Follia”
VII Congresso Annuale “Diritti alla Follia”: (R)esistenze e (In)dipendenze:Voci e Riforme per i Diritti
Milano 14-15 dicembre 2024 –
Comunicato stampa
Diritti alla Follia · 06/12/2024
Milano 14-15 dicembre 2024
Il VII Congresso annuale dell’Associazione Radicale “Diritti alla Follia” si terrà a Milano il 14 e 15 dicembre presso la sede di ChiaAmaMilano in Via Laghetto,2. Con il titolo “(R)esistenze e (In)dipendenze: Voci e Riforme per i Diritti”, l’evento si propone di rovesciare la narrativa dominante: non più fragilità, non più vittime, ma protagonisti che rivendicano spazio, diritti e autodeterminazione.
Il Congresso sarà un “luogo” di proposte e azione. Non sarà un rifugio per “ultimi” o “invisibili” ma una chiamata collettiva per riconoscere la forza della resistenza. Le persone non chiedono compassione: esigono una società capace di accogliere e valorizzare le differenze, abbandonando per sempre la logica del controllo e della coercizione.
Sabato 14 dicembre
La mattinata si aprirà con gli interventi di Michele Capano, presidente dell’associazione, che sottolineerà quanto sia urgente abbattere gli ostacoli ancora presenti nella legislazione e nella cultura italiana; seguirà Cristina Paderi, segretaria, che illustrerà il cammino che ha condotto ad iniziative come la Campagna “Fragile a Chi?!”. Giuseppe Alterio, membro del direttivo, illustrerà i passi concreti per riformare l’Amministrazione di Sostegno e il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), grazie anche alla partecipazione attiva dei cittadini. La mattinata proseguirà con l’intervento di Michela Corallo, docente di sostegno, che affronterà il tema del disagio giovanile a scuola, proponendo metodologie di intervento alternative al trattamento farmacologico.
La giornata proseguirà con una tavola rotonda sulla costituzionalità del TSO, dove si discuterà se sia accettabile che lo Stato possa limitare la libertà personale senza garantire trasparenza e difesa legale. Interverranno esperti come Andrea Michelazzi e Carlo Piazza, psichiatri, insieme a Francesco Maisto, Garante dei Diritti delle Persone Private della Libertà.
Maria Rosaria D’Oronzo, evidenzierà come la mentalità manicomiale persista sotto nuove forme, mentre Christian Loda (CPT) e Maja Bova (CIDU) offriranno prospettive sui diritti umani e sugli standard europei.
Nel pomeriggio, la tavola rotonda “L’inganno della protezione giuridica: il difficile cammino dei diritti umani affermati dalla CRPD” smaschererà le contraddizioni dei sistemi di tutela. Elisa Marino (FISH) analizzerà l’art. 12 della CRPD, mentre Amalia Gamio (Comitato ONU CRPD) denuncerà l’istituzionalizzazione come alibi per evitare il confronto con la diversità. Marine Uldry (EDF) presenterà il rapporto sull’autonomia nell’UE, e Olga Kalina (ENUSP) illustrerà alternative alle misure coercitive in psichiatria. Chiuderanno Giampiero Griffo (DPI) e Carla Maria Reale (Università di Genova), con un focus su capacità giuridica ed empowerment. La discussione sarà moderata dalle attiviste Anna Estdhal e Cristina Paderi.
Domenica 15 dicembre
Il secondo giorno sarà dedicato al supporto tra pari (Peer Support), con gli interventi di Marcello Maviglia (Università del New Mexico), Federica Mangione ed Elena Faccio, che esploreranno il ruolo degli ESP (Esperti in Supporto tra Pari) come strumento di emancipazione e oggetto di ricerca. Simona Lancioni (Centro Informare un’h) parlerà di auto-rappresentanza, mentre Jennifer Alvarez offrirà una testimonianza di speranza e empowerment.
Anna Barracco rifletterà su come gli ESP possano favorire l’indipendenza dai servizi istituzionali, e Liuska Sanna (MHE) presenterà la guida internazionale sul Peer Support, collegando esperienze italiane ed europee.
Il dibattito, moderato da Susanna Brunelli, mostrerà il potenziale trasformativo del supporto tra pari per mettere al centro la persona e la sua autonomia.
Contatti e informazioni: dirittiallafollia@gmail.com
Il programma completo è disponibile:
https://dirittiallafollia.it/2024/12/06/vii-congresso-annuale-diritti-alla-follia-resistenze-e-indipendenzevoci-e-riforme-per-i-diritti-milano-14-15-dicembre-2024-comunicato-stampa/
VIDEO
https://www.youtube.com/watch?v=2eAi9zlir_A
Pubblicato il 7 December, 2024
Categoria: Eventi, Notizie, Presentazione
3 Presentazioni: “Sovegliato Mentale”, “Versi Refrattari”, “Donne delinquenti”.
In data 15 giugno, 22 giugno, 6 luglio 2024 sono previste 3 presentazioni con l’autore e le autrici. In ordine cronologico sabato 15 luglio Maria Rosaria D’oronzo presenterà “Sorvegliato mentale” alle ore 17. Il 22 giugno Olmo Losca presenterà “Versi refrattari” alle ore 16, infine il 6 luglio Michela Zucca presenterà “Donne delinquenti” alle ore 18. Seguono le prime di copertina dei libri. Vi aspettiamo numerosi al Parco della Montagnola in Via Irnerio a Bologna.
Video:
Sorvegliato mentale: https://www.youtube.com/watch?v=wq4k0vcMYxU
Versi refrattari: https://www.youtube.com/watch?v=eE9O5Relr-w
Pubblicato il 14 June, 2024
Categoria: Presentazione
Psicoanalisi oggi in Italia – 18° puntata “Diritto fragile”
La 18° puntata di “Diritto fragile” dell’associazione Radicale “Diritti alla follia” affronta l’annosa questione della psicanalisi in Italia con Antoine Fratini e Maria D’Oronzo
VIDEO
Pubblicato il 24 November, 2021
Categoria: Presentazione
Presentazione sito d’archivio di Giorgio Antonucci –
https://www.youtube.com/watch?v=WDj2JkZ2Ags
Presentazione del sito dell’archivio di Giorgio Antonucci al IV Congresso dell’associazione radicade “Diritti alla Follia”, il 14 novembre 2021 a Roma.
Il sito raccoglie tutto il materiale cartaceo, foto e media lasciato da Giorgio Antonucci a Maria D’Oronzo e ad alcuni amici e collaboratori: il materiale più delicato come i suoi taccuini, con la trascrizione di Maria D’oronzo; i ritagli di giornali raccolti dalla moglie Noris Orlandi; le foto del reparto di cui era primario l’Autogesito di Massimo Golfieri; le videoregistrazioni conservate da Giovanni Angioli (coordinatore infermiere del reparto Autogestito) e da Gerardo Musca. La programmazione del sito è stata possibile da Mara Ceschini e Paola Torsello. Progetto editoriale di Massimo Paolini.
Pubblicato il 22 November, 2021
Categoria: Notizie, Presentazione
“Il pregiudizio psichiatrico” di Giorgio Antonucci – Recensione di Giuseppe Aiello
Il pregiudizio psichiatrico • Eleuthera• 176 p. • E 15,00
<Situazioni simili le avevo già viste dappertutto, ma ora mi trovavo nella condizione particolare di doverle affrontare di persona e praticamente da solo. Nel reparto 14, se si eccettuano la lobotomia e la lobectomia, erano in atto su ogni singola persona tutti gli interventi teorizzati dagli psichiatri (…).Esistevano mezzi di contenzione fisica di ogni genere, dalla camicia di forza alla maschera di plastica per impedire alle pazienti di sputare; venivano usati i tre fondamentali tipi di shock, vale adire le iniezioni endovenose di acetil-colina […], le applicazioni di elettro-shock (…), la provocazione di comi insulinici; si usavano tutti i tipi di psicofarmaci; si praticava l’alimentazione forzata…>.
In tempi di delirio totalitaristico-sanitario arriva quantomai opportuna la ri-stampa di uno dei testi fondamentali della critica alla psichiatria, quanto di più lontano sì possa immaginare dall’elucubrazione teorica di un accademico chiuso nella sua torre d’avorio. Antonucci infatti aveva passato decenni a lavorare con i “matti”, dentro i manicomi, a liberarli dai lacci fisici e da quelli chimici, prima e dopo la celebre 180, detta anche “Legge Basaglia”. Nell’ultima parte della sua carriera il medico toscano, che con Basaglia aveva collaborato, si diede a pubblicare il racconto delle proprie esperienze e a formulare compiutamente la sua visione dell’ideologia psichiatrica, un pezzo fondante del sistema repressivo privo secondo l’autore, di alcun contenuto scientifico. Antonucci racconta le lotte degli anni ’60, quando a Cividale del Friuli arrivò uno spropositato schieramento di polizia e carabinieri a chiudere il reparto di Edelweiss Cotti, reo di offrire un’alternativa praticabile al manicomio carcerario, i contrasti con gli uomini di partito, lo strenuo, incessante tentativo di restituire umanità e individualità a persone schiacciate da un apparato determinato a renderle con ogni mezzo silenziose, innocue e inesistenti, e infine l’opposizione al dilagare della chimica, nuova camicia di forza. Antonucci è morto tre anni fa lasciando più povero un mondo che di gente coraggiosa come lui avrebbe più che mai bisogno; ci restano i suoi scritti,salvagenti in un oceano in tempesta. Giuseppe Aiello
https://eleuthera.it/files/Antonucci_blowup_20201001.pdf
Blowup. mensile, 10-2020, pag 136, foglio 1
Pubblicato il 7 October, 2020
Categoria: Presentazione
Festival Psy 2019 – Paris 16-17 novembre
Saremo presenti con la proiezione del docufilm, progetto di Laura Mileto regista Alberto Cavallini, “Se mi ascolti e mi credi. Giorgio Antonucci un medico senza camice“. Anteprima in francese. Presentazione della dott Maria D’Oronzo
Pubblicato il 9 November, 2019
Categoria: Eventi, Immagini, Notizie, Presentazione, Video
Globalità dei Linguaggi – 24° Convegno Nazionale – Diritti Umani, Educazione e Cura
In memoria di Gino Stefani
Presentazione e invito al XXIV convegno di MusicArTerapia di Stefania Guerra Lis, caposcuola e ideatrice del metodo Globalità dei Linguaggi: Facebook https://www.facebook.com/214140508599493/videos/2835602576453260/UzpfSTE4MjU1NjM0NzE6MTAyMTE2ODQ3NTA5OTQwNTA/
Il nostro intervento è previsto venerdi 4 ottobre 2019.
Pubblicato il 1 October, 2019
Categoria: Notizie, Presentazione
Centro di Relazioni Umane. Al lavoro di Giorgio Antonucci – Maria D’Oronzo
Ripercorrere le vicende, che si sono succedute negli anni di lavoro del dottor Giorgio Antonucci per una nuova linfa e nuovi stimoli alla lotta al Pregiudizio Psichiatrico. Giorgio Antonucci non solo dovette curarsi della liberazione di centinaia di donne e uomini internati, ma si occupò di restituire loro alla pienezza della vita.
Abbiamo realizzato un VIDEO dell’opuscolo https://www.youtube.com/watch?v=BYwQdRz0Xe8
Qui la versione A3 per stampa
Giorgio Antonucci A3
E’ disponibile anche la versione A2 se richiesta.
Pubblicato il 20 June, 2019
Categoria: Notizie, Presentazione, Testi, Video
Recomponer la imagen, cuestionando el poder [Prólogo al libro ‘El prejuicio psiquiátrico’]
Existe una manera muy simple y eficaz para cambiar el significado de una imagen: consiste en separar una parte de la composición del contexto. De este modo, el fragmento aislado pierde su significado originario. Recortando la imagen, extrayendo una porción, rompiendo la unidad, queda un fragmento mudo, incapaz de comunicar su historia. El contexto llena de significación el fragmento, justificando su existencia en relación con el conjunto, permitiendo la comprensión.
Al desaparecer el contexto, la acción representada se vuelve un gesto pasible de ser deformado según la voluntad del observador. El acto en cuestión puede convertirse en lo que queramos ver, al antojo de cada uno.
Por ejemplo, la foto de un hombre o una mujer lanzándose por una ventana será la imagen de una persona con problemas psiquiátricos que, de repente, cumple un gesto incomprensible, in-sensato, si encuadramos exclusivamente a la persona asomándose a la ventana, o de ella cayendo. Sin embargo, si ampliáramos el campo visual para alcanzar una visión de conjunto, incluyendo los elementos que rodean a la persona, podríamos ver, por ejemplo, una fila de furgonetas de la policía, en equipo de guerra, a punto de desahuciar a la persona en cuestión, que ya no puede pagar el alquiler debido a que el edificio ha sido comprado por un fondo de inversión, que seguramente no paga impuestos, o bien por un banco rescatado con dinero público: conocer el contexto, por lo tanto, devuelve sentido al acto. Le devuelve la palabra, la capacidad de comunicar, le restituye lo que no se le había permitido expresar, mutilándolo.
El motivo real que explica el acto, en el hipotético caso en cuestión, es la situación de desprotección en lo que concierne a los elementos básicos necesarios para la vida, por ejemplo un hogar, que muchas personas experimentan en nuestra época, así como el problema concreto de la creciente iniquidad en la distribución de los recursos: dos fundamentos de la economía neoliberal. El conocimiento de los hechos concretos, las partes faltantes de la imagen, hace que los supuestos problemas psiquiátricos se derritan como nieve al sol.
La psiquiatría es el acto de eliminar el contexto, el recorte manipulador que silencia el poder desestabilizador de la fotografía. La psiquiatría no escucha, no quiere escuchar, no quiere conocer. Considera el fragmento, en general un comportamiento en apariencia injustificado o una idea en abierto contraste con las convenciones sociales o el moralismo, y lo silencia, sin interés por el complejo entretejido de relaciones, emociones, silencios, sentimientos, vicisitudes, caídas, desvíos, disenso, rebelión, desorientación, a veces muy complejo y difícil de entender, que la fotografía proporciona a un atento observador. De esta manera impide la comprensión de la historia y elimina a la persona.
Surgen varias preguntas: ¿qué imágenes, qué fotografías se fragmentan y recortan? ¿Cuáles personas, cuáles historias son silenciadas? ¿Quién es el autor de la manipulación de la imagen? ¿Quién impide a las personas contar su historia?
Volviendo a la imagen de la persona que se lanza por la ventana, el recorte que elimina la agresión policial dejando sin una causa aparente la búsqueda de la muerte, para luego dirigir el discurso hacia los problemas psiquiátricos de una persona enferma, será obra de, por ejemplo, un periódico de propriedad del mismo banco o fondo de inversión que desahucia a la persona. Es decir, la psiquiatría está al servicio del poder. Desde luego, es mucho más fácil eliminar rápidamente a las personas que denuncian problemas importantes de nuestra manera de vivir juntos que afrontarlos y solucionarlos, tal vez cambiando radicalmente la organización de nuestra sociedad, como por ejemplo garantizar a todas las personas, sin exclusión, un hogar y una distribución equitativa de los recursos del planeta.
Un claro ejemplo que ilustra la finalidad de la psiquiatría es la historia de Carlo Sabattini, descrita en el libro, el ecologista candidato en el partido de los Verdes italianos quien denunciaba graves crímenes ambientales con pruebas documentadas y difícilmente contestables. Sabattini levantaba cuestiones que habrían podido desestabilizar el entramado político-económico de Módena. Alguien con más poder, es decir el sector industrial responsable de los daños al ambiente con la connivencia del poder político —hoy en día un simple ejecutor del poder económico—, quería eliminar a Sabattini rápidamente. Pues entra en juego la psiquiatría, que recorta la imagen eliminando el contexto, o sea silencia la situación de los graves crímenes ecológicos denunciada por Sabattini, internándolo en un manicomio con el diagnóstico de altruismo morboso, como si el hecho de ocuparse de algo que no sea el simple beneficio personal que nos enseña continuamente nuestra sociedad fuese una enfermedad. Se define enfermo al que se quiere eliminar por vía extrajudicial. Giorgio Antonucci, quien fue el perito de la defensa de Sabattini, consiguió liberarlo del manicomio y, posteriormente, rehabilitarlo del diagnóstico psiquiátrico para que pudiese volver a ser parte de la vida social.
Éste es sólo uno de los muchos ejemplos documentados en el libro que enseñan la verdad de la psiquiatría. Pero la mayoría de las personas internadas son pobres, solas, marginadas. Ante esta soledad y desorientación, Giorgio Antonucci ha siempre actuado afrontando los problemas concretos de las personas en su contexto social, cultural y afectivo. En la entrevista publicada al final del libro Antonucci habla de cómo entró en contacto con la psiquiatría, aún antes de trabajar como médico internista y especializarse en psicoanálisis con Roberto Assagioli: cuando, aún estudiante, trabajaba en un centro que ayudaba a ex prostitutas a reintegrarse en la sociedad fue testigo de una discusión entre una chica ex prostituta y una mujer del personal. Al acalorarse la discusión, llegó una ambulancia y llevó a la chica ex prostituta al manicomio. Fue en ese momento que Antonucci entendió la esencia de la psiquiatría: la persona con más poder puede internar a la más frágil.
Los resultados del trabajo de Antonucci son evidentes comparando las pruebas documentales —los historiales clínicos de las personas internadas en el manicomio de Ímola, donde Antonucci trabajó en el desmantelamiento de cuatro pabellones, escritos por los psiquiatras antes de la llegada de Antonucci (quien siempre se ha negado a escribir historiales médicos, rechazando el diagnóstico)— con los resultados conseguidos con los mismos pacientes. Las personas liberadas son la prueba incontestable de la eficacia del trabajo de Antonucci, quien ha demostrado que se puede actuar de otra manera, como siempre decía. Su trabajo marca un antes y un después.
Espejos, imágenes
El manicomio es un lugar sin espejos. Al eliminar todos los espejos, la persona es privada de su imagen. Así que incluso la imagen de la propia persona es mutilada, al no poderse mirar en su totalidad, sino que a través de la visión de los fragmentos del propio cuerpo que el ojo puede ver cuando no se dispone de un espejo. Teresa, una de las mujeres que pasó más de veinte años internada en el manicomio de Ímola, la mayor parte del tiempo atada a una cama, antes de que Antonucci la liberara, pudo darse cuenta de su envejecimiento a través de un único elemento: sus manos. La visión del envejecimiento de sus manos era su única medida del tiempo.
Apertura de un nuevo camino
Valerio fue el último de los liberados del manicomio de Ímola. De sus 31 años de vida al momento de la liberación, había pasado 23 atado a una cama. En los historiales médicos los psiquiatras escriben: «Se trata de un cerebropático con grave carencia intelectual y evidente retraso del desarrollo», «incapaz de establecer el mínimo contacto».
Tras ser liberado, en pocos días Valerio empieza a recuperarse, a volver a vivir. Como escribe Antonucci, «es evidente que, desde el momento en que es tratado como un ser humano, Valerio manifiesta su «humanidad»: tiene reacciones de placer, de hambre, de molestia. Da muestras de interés por el agua, los animales, la música. Busca el contacto con las personas. De esta forma se le ha abierto un camino hacia una recuperación considerada imposible». Antonucci prescribió a Valerio la realización de dos electroencefalogramas, un examen que nunca se le había efectuado a pesar del diagnóstico de grave ‘cerebropatía’. El resultado fue que «ni éste ni el segundo examen indican alguna particular lesión o anomalía».
Recomponer la imagen
Al llegar a Ímola, cuando se convirtió en el responsable de cuatro pabellones del hospital psiquiátrico Osservanza, Giorgio Antonucci conoció los efectos de los tratamientos psiquiátricos. Empezó su trabajo liberando a las mujeres agitadas esquizofrénicas peligrosas irrecuperables del pabellón 14. Allí encontró 44 fotografías destrozadas, correspondientes a las vidas de las 44 mujeres que llevaban años, en muchos casos décadas, allí internadas. Personas aniquiladas por años de electroshocks, psicofármacos, contención física, violencias psicológicas: espejos hechos añicos.
Giorgio Antonucci recogió en soledad los fragmentos, con paciencia y perseverancia, intentando volver a componer la imagen de la persona para devolverle su integridad, demostrando que eran seres humanos como los demás cuyas vidas destrozadas eran el fruto de la intervención psiquiátrica. Y consiguió demostrarlo, con el método empírico que fundamenta la ciencia.
‘Para mí hablar contigo o con un paciente de una clínica psiquiátrica es lo mismo’, me dijo cuando lo entrevisté en su casa en Florencia. Y era verdad. Giorgio Antonucci hizo desaparecer la cesura que separa médico y paciente y, aún más, psiquiatra y paciente, sustituyéndola por una verdadera comunicación.
Fue precisamente la eliminación de esa cesura lo que hizo que Antonucci luchara prácticamente solo en su trabajo de liberación y rechazo a las clases sociales o las categorías profesionales, en abierto contraste con la defensa de los privilegios de la profesión de sus colegas, que se oponían a su trabajo, o simplemente lo ignoraban, como hizo y sigue haciendo todo el ámbito académico italiano.
Complementaria a la actividad de recomposición de la imagen fue su trabajo de oposición a su mutilación, es decir a cualquier internamiento forzoso. Giorgio Antonucci, desde que empezó a trabajar como médico internista, nunca autorizó una hospitalización involuntaria, el fundamento de la psiquiatría. Al neutralizarse esta arma la psiquiatría se vuelve impotente.
Al llegar a la casa de Antonucci, cuando lo conocí en persona, tardé bastante tiempo en encontrar la puerta del piso. Toqué el timbre de un vecino para pedirle información. Cuando me dijo que la puerta del doctor Antonucci era la de enfrente, a mi espalda, me di la vuelta: la puerta estaba tímidamente entreabierta. Antonucci estaba detrás, aparentemente divertido por la escena, esperándome con una sonrisa profundamente humana que borraba la imagen tradicional del médico, distante, autoritario, inmerso en una categoría profesional que marca una separación. Allí estaba un ser humano que se comunica con otro ser humano.
La época de la profesionalización había terminado aquella tarde. La profesión había desaparecido, sustituida por la relación entre dos personas. La imagen se había recompuesto.
Barcelona, 15 de octubre de 2018
Prólogo de Massimo Paolini a la edición castellana de El prejuicio psiquiátrico, el primer libro de Giorgio Antonucci traducido al castellano. Traducción de Massimo Paolini | Ed. Katakrak
Pubblicato il 13 February, 2019
Categoria: Libri, Presentazione