Patch Adams – Eugen Galasso
Confesso che, all’epoca (dieci anni fa, grosso modo) in cui preparavo la tesi per il master in pedagogia clinica avevo sfogliato un libro di Patch Adams e non c’ “avevo trovato nulla”, di attinente alla tesi. Devo ammettere che la sua problematica esulava dal tema che avevo scelto-m’ero prefisso di trattare, ma anche che non mi piace la clownerie se non quella così sofisticata da essere altro. Ritengo i clown comunque tristi, forse per un piccolo shock preso da piccolo assistendo a un’esibizione circense (non ne sono certo). Sono comunque su posizioni “anti-felliniane”, ma , al netto di queste affermazioni, non avevo capito nulla di nulla. Al di là delle metodologie di Adams, comunque, rimangono valide le affermazioni per cui “la medica uno scambio d’amore”, “l’humour è l’antidoto a tutti i mali”(1) (a quasi tutti i mali, preciserei io) etc. Tutte idee aliene rispetto al panorama medico attuale, che è quasi sempre inutilmente serioso più che “serio”, che dall’idea della medicina come “scambio d’amore” rifugge come dalla peste (anzi meno dalla peste, dato che molti medici auspicherebbero una “bella epidemia” per avere più clienti e guadagnare di più). Sia detto un po’ cinicamente, perché è vero in maniera sostanziale e le scarse eccezioni, una volta tanto, danno ragione al proverbio, ossia confermano la regola. Ma, oltre alla critica alla medicina, in cui comunque la psichiatria è ormai da secoli “saldamente insediata”, se pure impropriamente, in Adams c’è anche l’esperienza della psichiatria, meglio di un reparto psichiatrico, in cui il nostro, dopo una delusione d’amore, ma anche altre “batoste della vita”
(un’ulteriore dimostrazione della tesi di Giorgio Antonucci, per cui le motivazioni esistenziali sono quasi sempre alla base del suicidio o del tentativo dello stesso), s’era fatto volontariamente ricoverare, per poi riflettere che l’esperienza gli era sì stata molto utile (se n’era andato, comunque, dopo due settimane) ma non certo per i “medici” (mie le virgolette, sono più “cattivo” di Adams) ma per le persone ricoverate colà. Non è una critica sistematica alla psichiatria come realtà istituzionale, ma il sasso è gettato, pur se in un’ottica “yankee” (la critica alla psichiatria è sempre stata più europea che americana, se si eccettua, ovviamente Thomas Szasz, che però è di recente origine europea e per decenni è rimasto “vox clamantis in deserto”…
(1) Per saperne di più si legga il suo”Salute!…”, traduz. italiana, Milano, Apogeo, 2004 . Non a caso non dò ulteriori indicazioni (di pagina, in part.), sia perché nel testo i concetti vengono spesso ripetuti (dove vale il “repetita iuvant”, le cose ripetute aiutano, cioè a consolidare la conoscenza e la memoria della stessa) sia perché il libro merita di essere letto-goduto, ma merita anche un’attenta riflessione.
Eugen Galasso.
Pubblicato il 13 March, 2012
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Lucio Dalla – Eugen Galasso
Lucio Dalla, scomparso da poco più di una settimana in Svizzera, era personaggio “a sé”: musicista senza studi particolari, era eccelso suonatore, improvvisatore ma anche compositore notevolissimo, capace di contaminare jazz, rock, pop, musica classica, opera, tutto con risultati oltremodo apprezzabili. Come poeta, era un “visionario” surreale (ma non “surrealista”), a modo suo “geniale”, che dopo aver collaborato con un’intellettuale (archeologa ma anche poetessa) come Paola Pallottino e un poeta “a 360°” quale Roberto Roversi, si è espresso quale “cantautore” autonomo, estremamente creativo, mai prigioniero di mode e schemi ricevuti. Cantante originalissimo (sue le voci “in falsetto” ma non solo, anche prima di essere cantante, narrano, ormai più delle cronache, le storie; suo, ancora, lo slang-patois-argot para-inglese nella canzone della finta intervista con l’avvocato Gianni Agnelli), era un vero attore (e difatti, come tale, era andato vicino a un premio al festival di Venezia, in un vecchio film dei fratelli Taviani), un “irregolare”, non schierato-irregimentato politicamente, un “outsider” di qualità, una persona di veri e profondi interessi culturali, dove una psicoanalisi d’accatto direbbe “per compensare le carenze accumulate durante i suoi studi irregolari”. No, lo assicura chi scrive, che lo aveva intervistato, allora pivellino, a metà anni Ottanta, Lucio Dalla si interessava alle grandi mostre sull’espressionismo europeo, era cultore-collezionista d’arte. Ma ciò che interessa il nostro “Centro di relazioni umane”, a parte la considerazione finale, è altro: un artista come il grande Bolognese scomparso, se non avesse avuto l’opportunità di esprimersi creativamente, da gay discreto e rispettoso quale era, avrebbe forse avuto “problemi”. Procedendo induttivamente (degli esempi a una riflessione generale, Aristotele ma anche altri avrebbero detto dal particolare all’universale) vorrei accostare a Dalla un’altra esperienza che, credo chiarifichi/spieghi la prima, quella di David Bowie, quella di suo fratello che, con psiconalisi spicciola ma non troppo, potremmo definire suo “alter ego”.
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Pubblicato il 13 March, 2012
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Conferenza: “Socialismo e storia della psichiatria” – di Eugen Galasso
Ripresa stagione circolo antipsichiatrico libertario – Eugen Galasso
Articolo su Umanità Nova, marzo 2012
Lunedì 12 marzo, presso lo HUB di Bologna, con un incontro dal titolo “Socialismo e storia della psichiatria”, il Centro di relazioni umane-Circolo antipsichiatrico libertario ha ripreso le conferenze e le iniziative dell’anno . Con gli interventi della dottoressa Maria Rosaria d’Oronzo, responsabile del “Centro” e di chi scrive, si è evidenziato come il pensiero ma anche il movimento socialista, compresa ovviamente la componente anarchica e libertaria, abbia dato un peso limitato alla problematica della sofferenza (che gli psichiatri denominano in modi diversi, con un’insopportabile voglia nosografica, ossia di descrizione -“paziente schizofrenico”, “disturbo bipolare”, “paziente paranoico” etc., procedendo poi alle terapie imposte, purtroppo), dando invece la priorità alle problematiche economiche. Ciò anche con accuse “para-psichiatriche” di Marx ed Engels contro Lassalle e Bakunin, per es., già all’interno della Prima Internazionale; ciò per non dire che cosa fece poi, negli anni Trenta del 1900, il comunismo stalinista contro anarchici e “socialfascisti” (i socialisti di diversa “osservanza” venivano tout court denominati come tali), dove, per esemplificare ulteriormente, Camillo Berneri , prima di essere ucciso, fu calunniato, diffamato, minacciato e definito nei modi più atroci: proprio Berneri, peraltro, che aveva saputo applicare le intuizioni più geniali della psicoanalisi di Freud. Colpa in primo luogo, si potrà dire senza problemi, certo di una psichiatria incartapecorita, già pronta a “sorvegliare e punire”, in particolare dopo la diffusione, in epoca ottocentesca, di “reazione”, di strutture manicomiali recludenti, quali pure “istituzioni totali”. Eppure Charles Fourier, che pure Proudhon considerava “un fou” (un folle), grande “socialista utopista”, in realtà libertario coerente, si era reso conto che la disarmonia tra Uomo e Natura era dipendente , quasi sempre, dalla miseria e dalla fame conseguente. Allo stesso modo, poi, Fourier spiegava che ogni passione, anche quella, per esempio delle pratiche amorose e sessuali che il cattolicesimo chiama “perversioni” perché non rispondenti a “finalità procreative”, ha ragione d’essere e di essere praticata. Pierre-Joseph Proudhon, in questo, era “bloccato” dal suo moralismo che sostanzialmente non contempla il ruolo della donna. “Quandoque Proudhonus dormitat” (talora anche Proudhon dormicchia), potremmo aggiungere. Oggi le tematiche libertarie danno il giusto rilievo alla lotta antipsichiatrica, anzi la promuovono in pieno, ma è certo che i secoli precedenti erano segnati da altre priorità e scelte di priorità. A maggio il “Circolo” propone altro, ma la comunicazione relativa a date e luogo d’incontro verrà comunicata in tempo.
Eugen Galasso
Diagnostic and statistic manual of mental disorder (DSM): variazioni – Eugen Galasso
Mentre incombe la pubblicazione (2013) della nuova tassonomia psichiatrica made in USA, il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disordes), che vuole stabilire (imponendola a tutto il mondo, quando parte dai soli “United States of America”, nel nome del comunque mai sopito neo-imperialismo postbellico) i “disturbi mentali”, con “significative” variazioni del tipo: “disturbo parafiliaco coercitivo” invece del classico ma vecchio “perversione”, dove però lo stigma rimane, similmente al concetto di “comportamento intrinsecamente disordinato” con cui Catechismo della Chiesa cattolica e molta teologia morale stigmatizzano le “perversioni”, dove addirittura si indicano possibili disturbi futuri (richiamando il dottor Knock de Jules Romains, l’ “antipsicoanalista” Gerard Pommier richiama il “Siete malati e non lo sapete!”), nel mondo più “civilizzato” e acculturato si incrementano ricerche basate sulle immagini cerebrali e allora se una certa parte del “cavolfiore sanguinolento” (come il filosofo Lombardi Vallauri ironicamente definisce il nostro nobile organo) risulta, all’esame spettografico, rossastro o di colore arancio, invece che verde o azzurro, è…depressione. Di qui un fiorire di psicofarmaci (soprattutto neurolettici, dove anche la denominazione è flou, ma si confronti il libro “Sorvegliato mentale” di Maria R.D’Oronzo e Paola Minelli, Torino, Nautilus, 2009), sorta di “lobotomia medica”, invece che chirurgica, per usare l’espressione di Henry Laborit, del…1951(sic!) , dove è necessario dire che il grande biologo e pensatore (etologo e non solo) francese aveva contribuito a introdurre la clorpromazina come sostanza principe per il “trattamento della schizofenia”, dove, però, bisogna precisare che tale definizione è “appannaggio” degli psichiatri e non di Laborit… Da approfondire, il tema, in considerazione del fatto che, per es. un recente studio dell’università del Texas ha pubblicato degli studi sul farmaco Paxil , antidepressivo somministrato ad adolescenti (in D’oronzo -Minelli, cit., p.101 e p.113), omettendo, però che i tassi di suicidio e aumento di rischio suicidario sono aumentati di molto, dopo la sua somministrazione. Con tutto ciò impossibile dimenticare che il giro d’affari legato agli psicofarmaci è mostruoso, tanto che (è solo un dato tra i tanti, ma emblematico della questione negli States e non solo) nel 2009, in occasione della riforma della sanità voluta da Obama, 544 milioni di dollari (poco meno in Euro) sono stati sborsati per assicurare presso i legislatori gli interessi della assicurazioni, come delle case farmaceutiche e dei “dispensatori di cure”… Mentre invece, pur in un’ottica ancora “psichiatrica” Olivier Appaix, economista della salute e dello sviluppo, scrive che “Nel lungo periodo, esercizio, socializzazione, lavoro rendono la vita delle persone affette da disturbi mentali ben più sopportabile” che con l’assunzione di psicofarmaci. Chiaro che, come si rilevava prima, la definizione di “persone affette…. ” non ci interessa e forse più del lavoro e della generica “socializzazione” servono sentimenti positivi e la vita nel suo complesso.
Eugen Galasso
Pubblicato il 29 February, 2012
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Pregiudizi della cultura: Luigi Einaudi – Eugen Galasso
Di Luigi Einaudi, da “rosso sfegatato” (così mi definivano, ma in realtà non lo sono o non credo di esserlo) ho sempre avuto una pessima opinione: apologeta del capitalismo, vegliardo laudator temporis acti, roboante scrittore ed economista, ma anche uomo politico (non a caso giunto ad essere Presidente della Repubblica…), anticipatore dell’iper-liberismo o neo-liberismo; persino il non certo sovversivo Benedetto Croce era entrato in polemica con lo stesso, distinguendo tra liberalismo (concezione politica, religione della libertà etc.) e liberismo (spazio al privatismo economico, all’iniziativa privata quasi senza freno). Ma non farò qui un’analisi economica, anche perché non ne sarei capace. Vorrei segnalare, invece, la nota n.6, dello stesso Einaudi, a “Lezioni di politica sociale” (ora in edizione libri del Corriere della sera, Milano, 2011, p.255): “La legislazione lascia fuori dal proprio campo quello che gli inglesi chiamano il submerged tenth, il decimo sommerso degli incapaci (sic!-nota di Eugen Galasso, chiaro) , dei costituzionalmente deboli (ri-sic!), dei deficienti (…!), dei criminali, dei vagabondi, degli oziosi(…). A parte l’accostamento di “vagabondi” e “oziosi” ai “criminali”, c’è da notare che “vagabondi” non si sa che cosa voglia dire, anzi meglio non capirlo, “oziosi” è il classico incasellamento che dai “liberali autoritari” è sempre stato fatto…”Uomo d’ordine”, ovviamente, il “grande Einaudi”, come oggi lo è “l’uomo del loden” Leggi l’articolo completo »
Pubblicato il 26 February, 2012
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INTERVIEW GIORGIO ANTONUCCI – SAVERIO TOMMASI
Saverio Tommasi interviews Giorgio Antonucci about psychiatry, translated and subtidled by:
www.ilcappellaiomatto.org
La chirurgia (e talora la medicina) versus una concezione “soft” – Eugen Galasso
La chirurgia , se non da Ippocrate in poi, almeno da Giovanni Battista Morgagni in poi, è basata sulla necessità di salvare la persona magari togliendone – sacrificandone una parte, magari piccolissima (penso alla tonsillectomia e all’asportazione di polipi adenoidei, ma non solo). Se la medicina antica (e medievale, ma fino al Seicento, appunto) sostanzialmente espungeva dal suo codice la chirurgia, bollando i chirurghi come “cerusici”, cioè grosso modo al livello di barbieri e ambulanti, id est meri artigiani, privi di un iter studiorum (e difatti erano pesanti le condizioni d’ammissione di un cerusico alla facoltà di medicina), oggi la chirurgia è talora persino più considerata della medicina, per merito dei progressi della scienza e più ancora della tecnica. Se un tempo il “taglio della pietra”, cioè l’asportazione di calcoli (soprattutto vescicolari, all’epoca)era demonizzato come affare di/da mestieranti, ora essere un chirurgo è titolo di vanto, con tanto di onore per “trapiantisti” ma non solo. Ma…ogni rosa ha le sue spine: il chirurgo, quando opera e il paziente è in “anestesia totale”, dispone di un notevole margine d’arbitrio. Così, in uno dei migliori policlinici italiani, il primario-chirurgo ha di recente introdotto dei clips al titanio nel petto di una paziente operata di tumore al seno. La paziente, che non è medico ma ha qualche conoscenza di anatomia e medicina (è psicologa) aveva pre-avvertito il chirurgo di non volere simile trattamento (si tratta, come sarà noto a varie lettrici, di un procedimento relativamente nuovo quanto da tempo discusso), ma il “fatto” si è consumato lo stesso. Ora, non è il caso, in questa sede di proporre un’ennesima “lamentatio”, che non avrebbe senso, ma al contrario di opporre due metodologie e due filosofie: quella del chirurgo che opera (nel doppio senso del lemma) Leggi l’articolo completo »
Pubblicato il 24 February, 2012
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Articolo su Giorgio Antonucci in intervista a”La Nazione” sul significato della depressione – Eugen Galasso
Giorgio Antonucci, che da decenni nella pratica e nella teoria (libri, conferenze, saggi etc.) si batte contro il pregiudizio psichiatrico, ribadisce giustamente tali posizioni in un’ intervista/conversazione a “La Nazione” del 7 febbraio 2012, con Ilaria Ulivelli, dove smonta l’illusione-mito fabbricato ad arte (dei produttori di psico-farmaci, soprattutto) della depressione, ricordandoci, invece, che esistono problemi di felicità o tristezza, voglia di vivere più o meno intensa, in quella che (credo Giorgio sarebbe d’accordo, nell’uso di quest’espressione come nel concetto che sottende) è una società “tanatofera”, che cioè “porta la morte”, che scoraggia la felicità. Se pensiamo all’imprenditore come all’operaio che si uccidono (non è interclassismo, è scelta diversa, ma motivata da problemi economici oltre che esistenziali), a chi non ha più voglia di vivere, magari senza volerne trarre fino in fondo le conseguenze, credo sia chiarissimo quanto Antonucci vuol dire. Così anche: il no al TSO (internamento, in realtà, in strutture psichiatriche, che solo nominalmente sostituiscono manicomi), alle terapie psichiatriche incluse i famosi psicofarmaci nuovi, di cui molti (psichiatri e fabbricanti-commercianti di queste “droghe legalizzate”) decantano “magnifiche sorti e progressive” (così ironicamente o meglio con amara ironia Giacomo Leopardi, non a caso, contro, tra l’altro il parente acquisito Terenzio Mamiani…). Il problema sarà quindi ancora una volta il dialogo e l’ascolto per problemi che sono esistenziali, filosofici, appunto, non medici. Se Antonucci non viene accettato dalla medicina ufficiale (una lode a un giornale altrimenti “conservatore” come il QN -“La Nazione” per avere ospitato comunque questo articolo-conversazione) è perché smonta il potere e gli interessi della psichiatria e di quanto è peritestuale e periferico ma afferente alla stessa.
Eugen Galasso
Pubblicato il 15 February, 2012
Categoria: Testi
Policlinico S.Orsola: trattamenti non pattuiti – Eugen Galasso
Contro la volontà del chirurgo, in molti casi, non c’è nulla da fare, nel senso di trattamenti aggiuntivi, non pattuiti. Il paziente, in particolare quando è sotto anestesia totale (ma in certi casi anche parziale) non ha alcuno spazio di libertà da esprimere. Così i “diritti del malato” (c’è persino il tribunale relativo) va a farsi benedire. Un esempio (ma sarebbero legioni): a Bologna, presso l’ Ospedale S.Orsola-Malpighi, quindi un centro policlinico di eccellenza, qualche giorno addietro la responsabile del “Centro di relazioni umane”, psicologa, durante un intervento per la rimozione di un tumore al seno, è stata sottoposta, appunto in anestesia totale, all’impianto (non voluto, da sottolineare), di clips al titanio e ha appreso la novità solo al suo risveglio. Facendo anzi rinnovando gli auguri di pronta guarigione e di ottima convalescenza alla persona è però da ribadire come il chirurgo agisca sempre per un “motu proprio”, certo in conformità a quanto ritiene opportuno, sul piano terapeutico, ma tenendo in “non cale” la volontà del paziente. Non essendo medico, sarebbe scorretto se entrassi in dettagli che mi sfuggono, ma credo sia chiaro il concetto generale.
Eugen Galasso
Abusi e tso: le vicende di Davide Omet – Eugen Galasso
In realtà, le vicende di Davide Omet di San Daniele del Friuli, sottoposto a continui arresti/sequestri/TSO e quella di Katia, “oligofrenica” sottratta alla madre , che ora può andarla a trovare solo un’ora in settimana al ricovero, nella loro differenza di fondo, presentano sorprendenti analogie. I meccanismi di reclusione, di repressione, di privazione della libertà , contro l’enfasi retorica conclamata dei Grandi Valori, dell’Umanesimo Cristiano (che implicherebbe mitezza e tolleranza, ma poteri politici e religiosi hanno dimostrato di praticare ciò “a modo loro”, cioè a dire bruciando sul rogo, sterminando, con quella logica del nazismo, che ha avuto la terribile, orribile, vomitevole onestà di esplicitarla, che si chiama “ausmerzen”, “sradicare”) funzionano sempre contro la persona, dato che si fa paura, fondamentalmente, del fatto che la persona pensi, agisca, in un’ottica non di e da mero gregge. E non è, si badi, solo questione sociale e politica ma anche di rapporti tra persone (qualcuno dirà, giustamente, che anche queste questioni sono “politiche” e “sociali”), dove, per esempio la “direttrice del centro di Torino” si barrica dietro la propria “neutra freddezza” per non esprimere le proprie paure, le proprie ritrosie. Chi non raggiunge determinati standard lavorativi, “psico-fisici”, sociali, viene espulso, in un modo o nell’altro, come anche chi “non si rassegna a portar le catene” (“Il fannullone” di De André-Villaggio). Aggiungere altro rischia di farci ripiombare in una sorta di “controenfasi”, anche perché le testimonianze e i documenti, nella loro drammatica evidenza, parlano da soli.
Eugen Galasso
Pubblicato il 10 February, 2012
Categoria: Testi