Racconto, non “saggio”: “la stolidità umana”. – Eugen Galasso

Prof. di greco e latino, di lungo corso, brillantissimo, in un liceo classico del Nord-Est. “Cantava Omero e fischiettava Orazio” (Amanda Knering). Era imprevedibile, spiazzando tutti, passando dall’imitazione di Mussolini (ma ciò molti eoni prima, in epoca fascista) al commento di un testo varroniano, dall’esegesi virgiliana al canto dell’incipit della prima “Bucolica”: “Tityre, tu patulae, recubans sub tegmine fagi”, dal suono del violino(era violinista provetto) alle somatizzazioni famose: “Vieni fuori, fronte…” (a una ragazza dalla fronte alta). “Solo folle, solo poeta” avrebbe detto Fritz Nietzsche se l’avesse conosciuto…  Ma nell’accezione nobile, dove il tedesco “Narr” vale “folle”, nobilmente, non “pazzo da manicomio” (come nell’orrenda vulgata tipica anche delle “classi oppresse”).  Dall’interrogazione rivolta, informalmente alla cameriera del bar: “Ma Lei sa che cos’è una sineddoche? Urca, no, c’era da aspettarselo” alla comunicazione più alta, che correlava Cicerone a un conservatore illuminato, con efficaci raffronti con i protagonisti della vita politica europea e nordamericana, era un comunicatore, attento alla poesia e alla sua esegesi, nonché alle finezze connotative della traduzione (delle traduzioni) dalle lingue classiche.  Vera e propria maschera, tragica e comica ad un tempo, poverissimo in quanto costretto a finanziare una moglie sempre in viaggio, in itinere (peraltro nobilisisma persona anch’essa, ma su ciò mancano fonti documentate, almeno non sono note all’autore della nota presente), alternava l’interpellazione diretta all’esortazione alla lettura, con similitudini e accostamenti anche “a-temporali” (es: Virgilio-Baudelaire, dove i filologi pedanti trascurano, però, il peso indubbio della letteratura e specialmente della poesia latina nella formazione del grande simbolista…): “Urca, leggete, altrimenti rimarrete dei medievali!”. E giù (anche in testa a qualcuno/a) testi, declamati giustamente con la “e” stretta: “Tésti!”. E giù una marea di libri, anche ben diversi dalle problematiche specifiche attinenti al greco e al latino. Tutt’altro che un micromane, un “Homo universalis”. Naturalmente, i bigotti d’ogni tempo, d’ogni ceto sociale, d’ogni ideologia, ci ricamavano sopra: se negli anni Trenta-Quaranta (genitori e nonni) chi, come lui, scriveva di notte o di sera scritte misteriose sulla lavagna poteva apparire bizzarro, negli anni Settanta-Ottanta sempre del Novecento, chi al bar diceva a un(a) collega: “Visto? La cameriera m’ha messo il veleno nel caffè”, passava per “Paranoico” o per “Schizofrenico”, a seconda dei “parametri di riferimento”.  Ahinoi, la stolidità umana… La creatività, in apparente polemica con la deduzione logica (“Tu sei solo cervello, non hai cuore. Sei un x, y, z. Non potrai mai capire Filemone e Bauci”), in realtà fecondamente unita alla stessa, la bellezza unita a un pensiero non solo da “ragione raziocinante”, il sapere pensare anche con il corpo… Tutto ciò sconvolge il “piatto conformismo borghese” (ma anche senza aggettivo, non solo borghese…) e allora interviene la repressione che parla di “pazzia”. Mai un TSO, almeno che risulti, ma tante accuse stupide di “pazzia”, per chi aveva un estro, tra l’altro fecondissimo, convincendo molti ex allievi allo studio universitario e post di lettere anche classiche, alla passione per la musica, il teatro, la critica e…non solo.

Eugen Galasso   

Pubblicato il 12 January, 2013
Categoria: Testi

Emilio Rebecchi: L’uccisione a “Casa Dolce” di Michael Passatempi – Eugen Galasso

In realtà la morte, per cui i responsabili verranno al massimo incolpati di “delitto colposo”, di Michael Passatempi, ventenne che in una “struttura protetta” dal dolce nome, “Casa dolce” a Casalecchio sul Reno ha “reso l’anima a Dio”, come dicono i “veri credenti” (quasi Dio avesse bisogno delle anime…blasfemia omologata, però) il 2 di settembre, dopo un intervento di “contenimento” da parte dei paramedici del 118, dopo un intervento richiesto dalla cooperativa che gestisce la struttura. Michael, “disabile psichico” si era innamorato di una “playstation” che non voleva rendere a chi gliel’aveva prestata. Ora, giustamente, Emilio Rebecchi, psichiatra basagliano (non credo gli dispiacerebbe essere chiamato “antipsichiatra”) in un saggio su “Inchiesta” di luglio-settembre del 2012, pp.41-47, scaricabile anche da Internet, ripropone il tema, iniziando con una citazione da una poesia del grande John Donne, sommo poeta d’epoca barocca, dal titolo “Per chi suona la campana?” (che ispira notoriamente il titolo di uno dei grandi romanzi del’ “immane” Ernest Hemingway), risolleva dubbi sulle modalità del contenimento, spiegando come esso (ed esse modalità) sia stato (siano state, se riferito alle modalità) in realtà fatale al giovane disabile, al di là delle risultanze giuridiche e penali, che hanno scagionato i paramedici in causa.  Ma anche il finale del testo del dott. Rebecchi, che ricorda i campi di concentramento per Ebrei, zingari (definizione controversa, come si sa), comunisti e “malati mentali”, ci riporta alla verità per cui chi è “rotella stonante dell’ingranaggio”, chi, nel comportamento e nelle modalità di pensiero si discosta da un’ipotetica, ma imposta “norma” (“quella di Bellini?” chiede chi scrive, mentre Szasz affermava trattarsi di “una ragazza di Brooklyn”) comune, condivisa e accettata come “vera e produttiva”. Chi “marcia controvento” è un reprobo, in un modello sociale quale quello dominante.  Esempi come quello di Passatempi (non vorrei infierire, ma in Spagna si dice “lo matò el nombre”- l’ha ucciso il nome) sono purtroppo  tanti. Il povero ventenne di Casalecchio non avrà giustizia neanche post mortem, purtroppo, né verrà ricordato degnamente, la sua memoria finirà o “persa”o accantonata in qualche schedario giudiziario. Chi invece la “va franca sempre”, magari, gioirà ancora una volta…

Eugen Galasso

Pubblicato il 10 January, 2013
Categoria: Testi

Ascanio Celestini. Senza prigioni, senza processi – Il manicomio le prigioni – Eugen Galasso



Direttamente su You Tube va.   Testo:   “In un’intervista a “Radio Città Futura” Ascanio Celestini, uno dei grandi del teatro di narrazione e civile in Europa, non solo in Italia, ci spiega come carcere e manicomio siano strutture in realtà corrispondenti:  il manicomio è impensabile senza il pensiero psichiatrico (il mito psichiatrico, per dirla con Szasz, ma anche con Antonucci, che Ascanio non a caso espressamente cita), come il carcere, inteso come attualmente è inteso, dipende da un pensiero giuridico immobile. Chi scrive non è assolutamente cioè sic et simpliciter contro il carcere: reati gravissimi lo richiedono, ritengo.
Ma gli argomenti di Celestini sono inoppugnabili: in Italia ci sono troppi carcerati che hanno commesso reati minori, sono drogati o immigrati, mentre in questo paese di pene alternative non si parla quasi mai, visto anche il Codice Penale che è ancora, con pochissime modifiche, quello Rocco d’epoca fascista.  Altrove le pene alternative ci sono e funzionano, come funziona anche il sistema di non  detenere in carcere chi non è ancora stato condannato. Ma così il manicomio, che invece è privazione immotivata di libertà, come lo è anche il TSO, afferente alla stessa logica, è pura violenza di Stato sulla persona o individuo, a siccome di come vogliamo chiamarlo. Con efficacia, il grande autore-attore-regista teatrale pone anche in un’intervista radiofonica, con dati e la sua sola voce il problema, come non sanno e non vogliono fare i politici, che invece su questi temi dovrebbero legiferare.

Eugen Galasso

Pubblicato il 6 January, 2013
Categoria: Testi

Don Corsi giustifica il femminicidio – Eugen Galasso

Qualche credente un po’ “tamugno” (duretto, insomma) si risentirà di questo mio breve testo, ma spero di sapere argomentare in modo sufficientemente “lucido” o meglio “lucido-delirante”, perché senza un po’ di “delirio” (così detto, meglio…) nulla ha molto senso. Un prete ligure iper-tradizionalista (perché non se ne va con i”lefebvriani”, perché non segue tout court la legge della “vera tradizione” cattolica, quella per cui il Concilio Vaticano Secondo è un tradimento democomunista o magari demomassonico, un po’ ispirato, anche dal Diavolo?…  Del resto, però, il primo atto del papa della “Bavaria Film” Benedetto XVI° era il tentato riavvicinamento ai lefebvriani, agli amati “fratelli in Cristo”…  )Ora, il “simpatico” (spero a nessuna persona al mondo, ma qualche adepto, state sicuri/e, lo avrà…) ha pubblicato un documento non suo, ma completamente “fatto suo” in cui giustifica, al limite, il femminicidio, per donne “provocanti” e non ottemperanti ai loro “doveri”.  Un cretino, una persona fuori tempo? O sono “vaneggiamenti”?No, è l’estrema dimostrazione che Giorgio Antonucci ha ragione nello smontare la follia e dunque la psichiatria come anti-scientifiche. Si persegue un disegno preciso e “cosciente”, quello di distruggere anche solo il più pallido tentativo di riformare la chiesa cattolica (minuscolo, eh sì!) dall’interno, ribadendo concezioni che piacerebbero forse a De Maistre e De Bonald, cioè ai teorici ottocenteschi della reazione cattolica, salvo il fatto che…De Maistre era anche massone…che scandalo!  Un vero rompicapo, volendo: sono ingannatori o “folli” coloro che lo condannano, lui, coloro che lo difendono, colori i/le quali non si esprimono? Come si vede senza difficoltà, non se ne esce.  E’ un puzzle irresolubile, perché nasce dall’unica “follia” forse non esistente, quella di non accettare il pensiero altrui, il comportamento delle altre persone, di sottoporlo a giudizio assoluto (da “rigore” à la Monti). Ma anche questa, appunto, ancora una volta, non è “follia” è lucida volontà di discriminazione, di imposizione di un pensiero unico, che, conscio e convinto dell’idiozia delle masse (che però talora rischiano di diventarlo veramente, a furia di idee ricevute) impongono loro un codice di pensiero, ma anche una forma di comportamento a senso unico… Da augurarsi che don Corsi(credo si chiami così) non finisca in clinica psichiatrica, ma giunga ad essere giudicato in tribunale per apologia di reato, peraltro di un reato gravissimo, l’omicidio, dove forse il “Non uccidere” per il “loro” non è comandamento imperativo, ma lo è con Agostino d’Ippona che si convertì a una religiosità abbastanza fanatica (ma non quanto quella del don di cui parliamo) dopo averne combinate d’ogni sorta…  l’ “Evita anche solo lo sguardo della donna”.

Eugen Galasso

Pubblicato il 28 December, 2012
Categoria: Notizie

Senza Ragione – Documentario

http://www.cinemaitaliano.info/senzaragione

 

Attraversando la storia della psichiatria, questo documentario si propone di mettere in discussione non solo le tecniche, ma il suo stesso fondamento scientifico. Attraverso le testimonianze di chi direttamente ha vissuto una storia psichiatrica, si cerca di ricostriuire il percorso che ha trasformato questa “Falsa Scienza” da tecnica di controllo sociale a branca della medicina.

 

Pubblicato il 27 December, 2012
Categoria: Video

Su RadiOndaRossa “LaConta” su T.S.O. con Maria D’Oronzo – Eugen Galasso

La trasmissione su Radio Onda Rossa di Roma del 5.12.2012,  dedicata alla salute mentale e al suo “controllo”, dove la dottoressa Maria D’Oronzo svolge una funzione fondamentale di coordinamento, va in primis ascoltata, in quanto ricca di spunti che, come sempre in una conversazione radiofonica, vanno colte anche nella finezze fonologiche (inflessioni di voce, pause, tono di voce più o meno deciso etc.), per cui parlarne è operazione “in seconda battuta”.  Certo che ne emergono posizioni diverse: quella coerente della dott. D’Oronzo, che ribadisce il fondamentale tema della libertà di cura, per cui ogni TSO, come ogni “cura” imposta (per non dire dell’elettroshock) è in primis anticostituzionale, ma poi anche il tema del rispetto della persona (non saprei come altrimenti definirla) rispetto agli abusi del potere, di qualunque potere che venga ad imporsi e a sovrapporsi alla libertà del singolo.  Diversa la posizione dello psichiatra “basagliano”, che potremmo definire un “riformista moderato”, che però, in certi casi (“agitazione grave” etc.) accetta anche il TSO. Meglio, se vogliamo classificare e distinguere, la responsabile della Consulta, certo più decisa del “basagliano” sul tutto…  Da ascoltare, si diceva, anche perché descrizioni di descrizioni rese per radio spesso non sono efficaci, ma…comunque credo che un quadro chiaro si possa averlo, appunto ascoltando la registrazione che segnala: A)il pericolo di ulteriori posizioni “reazionari”con l’intervento di disegni di legge “in viaggio” (forse annullati dalla prossima crisi di governo e dalle rinnovate elezioni, ma poi re-incombenti nella prossima legislatura); B)il ruolo di garante del Centro di relazioni umane (difesa dell’utente-ricoverato o possibile tale), a difesa della libertà di cura ma anche della libertà di ogni individuo, comunque la pensi e appaia nel “gioco sociale”; C)La questione della psichiatria è questione eminentemente “politica”, perché ogni decisione in merito dipende dai poteri e dalle loro inter-relazioni, per cui una gestione “riformista” (cfr.il “basagliano” di cui sopra) è comunque preferibile, ma non può risolvere tutti i problemi.    E un “more”, un di più nel commento sarebbe veramente solo pletorico.

Eugen Galasso

Pubblicato il 20 December, 2012
Categoria: Testi

Strage in Connecticut, Adam Lanza – Eugen Galasso

Lo Stato anzi la “Confederazione di Stati più democratica al mondo”, cioè gli United States of America, in una realtà un po’ marginale come il Connecticut, ha conosciuto la strage in una scuola elementare. Ora il responsabile, Adam Lanza, poco più che ventenne, viene “difeso” dicendo che si tratta di persona sofferente di “Asperger”, ossia di una forma (sempre secondo la classificazione psichiatrica, beninteso) di “autismo”, dove però non vi sarebbe alcun deficit cognitivo etc. Ora, a parte la stereotipia di classificazioni che escludono la specificità dell’individuo (A non sarà mai = a B, anche se si tratta di gemelli/e, come noto), che ora si vogliano criminalizzare persone “autistiche” o “Asperger”, che si sottraggono, per caratteristiche personologiche, al “branco” sociale è significativo: non lo si metterà in carcere, Lanza (carcere che invece meriterebbe in pieno, sempre ammesso che sia uno strumento adatto per il recupero personale e in seconda istanza sociale), ma in manicomio (negli USA ci sono ancora e “in pieno”, nonostante la coraggiosa battaglia di Thomas Szasz, purtroppo non più tra noi), quali persone da “recuperare a forza”. Quali invece le possibili concause di questi “atti sconsiderati”, certamente invece criminali, concause che non “giustificano la persona”? A)il problema della libera circolazione di armi, negli States, a supporto delle industrie che le fabbricano e di una mentalità violentista, che si lega all’imperialismo USA, variamente presente a seconda delle stagioni politiche; B)non è dato sapere nulla di preciso, ma sembra che la madre di Lanza, oltre ad essere collezionista di armi, fosse una “maestra fanatica”, che lo obbligava a conseguire sempre e solo i migliori risultati; C)Le contraddizioni tra “laissez-faire” e autoritarismo, sempre compresenti in tutte le “società democratiche dell’Occidente” sono devastanti;D)anche qui nulla è noto, ma anche le condizioni religiose, con il proliferare di chiese “evangeliche” ultra-integraliste sono determinanti, nel “concorso di forze” tra poteri religiosi, politici, giudiziari, polizieschi. Se negli States ogni religione è “buona”, purché non si sia atei oppure agnostici, nella cattolicissima Italia (più dell’Irlanda e del Portogallo, sostengono alcuni sociologi della religione) la diocesi milanese, diretta dal solerte Cardinale Angelo Scola, già vescovo di Venezia, raddoppia il numero degli esorcisti, pur ribadendo che in molti casi trattasi di disturbi psichiatrici, senza però escludere l’opera del Maligno…  Se “la paura crea gli dèi” (David Hume), le religioni e ancor più che chiese, che incalano rigidamente le credenze in dèi, dèmoni, diavoli… non rinunciano a diffondere ancor più le paure, in un circolo vizioso senza fine…

Eugen Galasso

Pubblicato il 16 December, 2012
Categoria: Notizie

ADHD – Propaganda pro-Ritalin, ma anche no – Eugen Galasso

“Quanto un tempo non era in alcun modo etichettato come “iperattività” e/o quale “disturbo dell’attenzione”, mentre si pensava molto semplicemente a “punire” la bambina/il bambino, la ragazza/il ragazzo, dicendola/o svogliata/o o magari etichettandola/o come cretina/o (pratiche certo completamente anti-educative, abominevoli), oggi si risolve con la pillola. Chi  scrive si è occupato di ADHD non solo nella formazione come pedagogista clinico ma anche in un corso specifico, tenuto nel febbraio 2007 (non proprio molti eoni fa) dal compianto prof. Talamucci e dalla dottoressa Raugna. Già all’epoca, vi erano stati non pochi problemi: l’assolutezza della diagnosi, l’aver affermato come un “Verbo” l’esistenza della malattia, la sua eziologia, la terapia (meglio le terapie, comprese quelle, più che controverse, di tipo farmacologico) etc. Ora, in questo “avviso ai medici“, che invero è una nota della società biofarmaceutica “Shire”, una società potente, con l’avallo scientifico del dott.Paolo Curatolo, neuropsichiatra e direttore dell’UOC di Neuropsichiatria infantile al Policlinico di Tor Vergata a Roma,  l’ADHD non è più “problema marginale o transitorio, che si risolve con l’età”, ma al contrario può diventare “un fattore di rischio per altre patologie psichiatriche”, dove naturalmente si dà come dimostrato e assodato sia (A) l’esistenza di patologie psichiatriche sia (B)che l’ADHD sia di per sé una patologia psichiatrica, accanto e con le altre. A suo tempo, il prof. Talamucci, decisamente qualificato anche come neuropsichiatra infantile parlava di “comorbilità”, parlando però di malattie “fisiche” che potrebbero accompagnare l’ADHD, qui invece, esso è “fattore di rischio”, magari potenzialmente “fattore scatenante” e, come terapia, come fare a meno del non solo “supporto” farmacologico, ma della farmacologia come elemento trainante? Certo, da un lato gli interessi materiali della Shire, d’accordo, ma anche la convergenza di poteri diversi, dove gli interessi delle Case farmaceutiche si uniscono (almeno provvisoriamente) a quelli dei medici psichiatri o meglio neuropsichiatri, dove anche gli insegnanti che preferiscono avere allieve/i”zombizzate/i”, invece di quelle/i che si muovono o vogliono muoversi, come nel consueto (o meno) quadro evolutivo raggiungono le altre categorie, dove i genitori, preoccupati (quando lo sono…) raggiungono gli altri  gruppi enumerati… I diritti della persona, ossia del libero sviluppo di ogni persona con le proprie specificità e singolarità, ancora una volta, vengono”gioiosamente” bypassati…
Il”Telefono Viola”e la sua coordinatrice dott. Maria D’Oronzo, a causa di un volantino diffuso nel novembre 2007 nel corso di un dibattito pubblico (e il suo carattere “pubblico” implica evidentemente la libertà d’espressione, anche a mezzo stampa, altrimenti non sarebbe né “dibattito” né, men che meno “pubblico”), dovranno subire, dal prossimo gennaio 2013, un processo molto impegnativo.  Ora, il testo del volantino, ci dice semplicemente la verità riguardo al “Ritalin”, farmaco dispensato ai bambini e alle bambine considerate/i affette/i da ADHD, ossia dal cosiddetto “disturbo dell’iperattività e dell’attenzione”, che fino a meno di due decenni fa era considerato inesistente o meglio non veniva affatto contemplato come “disturbo”. Della persona (bambina/o, ragazzo/a) si diceva semplicemente che era “svogliato”(a), senza sottoporlo a un trattamento di alcun tipo, men che meno farmacologico. Se poi si tratta di un “medicinale”, il Ritalin, che è o può essere considerato una vera e propria “droga”,  un’anfetamina, che veniva usato, già in altre stagioni, certo non come come elemento di “sballo”, di divaricazione rispetto al reale, se vogliamo, che, sempre da parte di adulti, era altrimenti noto come dimagrante, per i suoi effetti inibitori rispetto allo stimolo che definiamo “fame”, allora capiamo la contraddittorietà, però non casuale, di questa scelta.
Il “Ritalin”, detto in soldoni, non aumenta la “concentrazione” di per sé (nessuno strumento chimico riesce a far questo, invero) ma l’aumenta settorialmente, per attività solo ripetitive, quelle imposte dalla routine scolastica, abbastanza noiosa, quella che costringe ad apprendere mnemonicamente dati, date, magari anche elementi culturali non  altrimenti “riscontrabili”, spesso scollegati dal resto (altro che “inter-disciplinarietà”…), imposti da quegli “apparati ideologici di scuola “che sono scuole e università, il che non significa che qua e là non si trovi il docente migliore, il corso più adatto etc., ma sempre sotto il segno di una “domiciliazione” di chi è ribelle e si sottrae…   Ora, condannare o anche solo processare (il processo spesso prelude alla condanna) per avere svelato quanto potrebbe (dovrebbe) essere di pubblico dominio è certamente “antidemocratico”, specie in una società e cultura che si vorrebbe invece “democratica”, “liberale” e quant’altro…   Si tratta palesemente di quei “reati di opinione”, che si speravano aboliti,  ma la cui legislazione è in realtà solo stata riformata (a fine gennaio 2006)rispetto al Codice Penale Rocco, opera certo di un “grande penalista” (non dite diversamente a un penalista, ve ne vorrebbe!) ma anche di un intellettuale assolutamente organico al fascismo. Ancora una volta un potere (quello giudiziario, ma anche la polizia e in forma più larvata quello politico) soccorrono quello non tanto dei farmacisti (spesso più sfortunati di altri) ma delle case farmaceutiche.

Eugen Galasso

Pubblicato il 16 December, 2012
Categoria: Notizie

Maria D’Oronzo – Intervista “Trattamento sanitario obbligatorio” – LaConta

http://archive.org/download/LaConta5-11-2012/Laconta5novembre2012.mp3

La prima intervista è con un medico del SPDC (Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura) di un ospedale di Roma. La seconda intervista è con una persona attiva nella Consulta della Salute mentale di Roma. Infine riflessione critica su queste interviste e sullo stato dell’affrontamento del disagio mentale con la dott.ssa Mariarosaria D’Oronzo del Centro di Relazioni Umane di Bologna.

Approfondimenti:

Su RadiOndaRossa “LaConta” su T.S.O. con Maria D’Oronzo – Eugen Galasso

 

Pubblicato il 16 December, 2012
Categoria: Audio

Giorgio Antonucci presenta mostra antipsichiatrica di Thomas Szasz, Firenze 2012 – Eugen Galasso







Nell’occasione della mostra multimediale sull’antipsichiatria il dott. Giorgio Antonucci, colui che in Italia (ma non solo) ha “slegato i matti”, per usare una frase emblematica, facendolo peraltro anche con le sue mani, come ha ricordato spesso, ha dato, ancora una volta, il meglio di sé, presentando l’iniziativa stessa nonché rimandando al premio Antonucci, che il prossimo 26 gennaio nell’auditorium al Duomo di Via Cerretani 54 rosso a Firenze – luogo deputato anche della mostra – viene assegnato a Giovanni Angioli, coordinatore dell’autogestione dell’ex struttura psichiatrica a Imola e a Massimo Golfieri, artista che ha collaborato al miglioramento della vita del reparto autogestito. In un quarto d’ora, ha sintetizzato l’esperienza teorica e pratica di Thomas Szasz, il compianto teorico del “mito psichiatrico” e quella teorico-antropologica-storico-filosofica di Foucault, che da punti di vista diversi hanno decostruito le strutture psichiatriche, che sono legate al potere, anzi, foucaultianamente ai poteri.   Smontando il paradigma psichiatrico, legato a esigenze di potere ma a nessuna legge scientifica, Antonucci rileva come la psichiatria sia “pericolosa”, che ognuno di noi è potenzialmente oggetto della reclusione psichatrica, in quanto il TSO può essere ordinato su qualunque persona “non conforme”. Ma, se ciò è vero, è anche vero che sono quasi sempre e quasi solo i meno potenti, coloro che godono di meno potere, a divenire oggetto più facilmente di un TSO o comunque di un intervento di questo tipo (ha citato anche il fatto di un filosofo o meglio storico della filosofia fiorentino, di notevolissimo spessore, fatto oggetto qualche anno fa di un provvedimento di questo tipo, persino bypassando il TSO, che era stato recluso per essere entrato in attrito con la famiglia, per i soliti, pedestri ma solidamente “materiali” motivi di eredità contesa…). Non vorrei proprio aggiungere altro, tremendo di essere pleonastico rispetto al video, che è disponibile in rete, ma credo si possa dire che, nella piena convinzione qui espressa, Antonucci esprima il meglio di sé anche nel discorso orale, mettendo in luce non solo un grande passato, non chiuso con la “legge Basaglia” (di cui giustamente sottolinea “non essere di Basaglia, perché Basaglia non era d’accordo”), ma un presente fatto di sofferenze e di sopraffazioni attuali, appunto, non relegabili in un “altrove temporale”.

Eugen Galasso

Pubblicato il 30 November, 2012
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo