“Il volto sconosciuto della psichiatria” – Giorgio Antonucci – Eugen Galasso

Il 17 novembre a Firenze, anzi nel pieno centro della città (“Auditorium al Duomo”, via Cerretani 54 rosso-per chi non conosca bene la città è da segnalare che nel capoluogo toscano a livello urbanistico si distingue tra numeri neri e rossi, quindi bisogna cercare un po’, stando attenti ai colori, ma la cosa non è difficile), si apre la mostra multimediale “Il volto sconosciuto della psichiatria”, che, promossa dal CCDU (Comitato dei Cittadini per i Diritti umani) verrà introdotto da un relatore d’eccezione, il dottor Giorgio Antonucci, colui che, in Italia ma non solo ha dato un impulso decisivo alla prospettiva anti-psichiatrica, alla demistificazione di un “palco”, ossia di un apparato fornito di tragici rituali (TSO, contenzione,  elettroshock, psicofarmaci à go-go) che per anni ha resistito e tuttora resiste e persiste in un sistema sanitario vittima anche di “tagli” indotti dalla “crisi”, che si è comunque paludato, nel settore chiuso e sacrale della “psichiatria”, con armamentari retorici travestiti da “scienza medica”, tanto, anzi, da indurre i “profani” (cioè chi sta davanti, ma non dentro il recinto sacro, il “tempietto”, questo è l’etimo della parola) a credere che qualunque “terapia” vada bene per sé o per i propri cari. Di recente, alcuni casi, tra cui quello di Mastrogiovanni hanno fatto “furore”, arrivando “à la Une”, ossia in prima pagina (e in TV, il che, nella debordiana “società dello spettacolo” conta di più, anche considerando l’analfabetismo di ritorno di moltissimi Italiani e in genere Europei), ma quanti casi analoghi sono rimasti “sepolti”, nascosti, nei sottoscala di qualche clinica (parlo di “sottoscala” non a casa, ma perché l’immagine, in quel caso ironica, è il titolo-là “ironico” ma non “comico”!- di un libro di Vittorio Gassman, il grande teatrante e uomo di spettacolo, ma anche di lettere,  vittima della “depressione” e di chi (il prof.Cassano) si ergeva a nume tutelare della cura della stessa, accettata, nosograficamente, come un realtà vera, accertata come tale. Il richiamo (“ironico”? Cfr.sopra) alle dostoevskjane (per dire di un altro “allegrone”, che però non merita di essere psichiatrizzato, essendo l’epilessia, tra l’altro, un “oggetto insituabile”)”Memorie del sottosuolo” include poi testi diversi da quanto qui discusso, ma preme sottolineare come nel caso del grande artista citato, come di altre persone protagoniste dello spettacolo (Sandra Mondaini) c’è sempre stato chi ha preteso di ergersi a “catone” e giudice di una situazione.  La mostra multimediale (oggi anche una mostra d’arte, lo sottolineo anche se forse appare pletorico, sarebbe difficilmente concepibile senza supporto multimediale, proprio perché la multimedialità coinvolge tutti i nostri sensi e amplia, per dirla con Aldous Huxley, poi ripreso da una celebre “band” tuttora attuale ed “emblematica”, che si chiamava “Doors” non a caso “the doors of perception”, le porte della percezione) ci fa non solo vedere ma in qualche modo sperimentare, quasi rivivendole, esperienze che altre persone hanno sperimentato, purtroppo, sulla loro pelle.  Anche rispetto a un percorso non “difficile”, ma comunque complesso (anche qui nell’accezione letterale, che cioè collega elementi divesi) quale quello della mostra, le parole di Giorgio Antonucci, che ha aperto le strutture ancora chiuse di Reggio Emilia e Imola appaiono fondamentali, come “guida”, nel senso dantesco del “Tu se’ lo mio maestro e lo mio autore”, dove il concetto di “autoralità” è fondamentale, perché Antonucci, a partire dalla psicologia umanistica di Roberto Assagioli, come lui fiorentino, dall’ antipsichiatria esistenziale di Laing e Cooper, sperimentando e partecipando all’approccio basagliano ma non solo (il dottor Edelweiss Cotti, bolognese, cui , tra l’altro,  risale la formulazione “Centro di relazioni umane”) ha rielaborato in maniera originale , anche in una concezione teorica nata anche e soprattutto induttivamente, ossia a partire dalla pratica clinica, un approccio totalmente diverso al problema, dove i disagio esistenziale non viene liquidato come “malattia mentale”.

Eugen Galasso

Pubblicato il 15 November, 2012
Categoria: Eventi, Notizie, Testi

Antonio Guidi attacca la “controriforma Ciccioli” sull’omicidio Mastrogiovanni – Eugen Galasso


“Ricevo (non subito) il video della parte della trasmissione “Mattino Cinque” relativa al caso Mastrogiovanni, ossia al maestro elementare libertario morto-ucciso nelle condizioni note nel “Centro di salute mentale”(sic?) di Vallo della Lucania (Salerno). Rilevando l’aspetto positivo, che è da riscontrare nell’interesse di sempre più organi d’informazione sulla vicenda, pur se a più di tre anni di distanza rispetto ai fatti, sarà però da considerare un’analisi delle posizioni: se Paolo Del Debbio, il “dominus” della trasmissione, ha accentuato soprattutto aspetti di tipo umanistico, accettando invero di parlare di “omicidio”, nel caso di Mastrogiovanni, mantenendo però in vigore concetti quali “depressione”, piuttosto che “schizofenia” o “paranoia” (in altri termini, Mastrogiovanni non era pericoloso, in quanto solo “depresso” e non “schizofrenico” né “paranoico”), accettando cioè sostanzialmente la logica psichiatrica, Antonio Guidi, neuropsichiatra infantile, ex-sottosegretario alla Salute (nel 1994), di idealità socialiste, ha parlato esplicitamente del “TSO, con elettroshock, shock insulinici” etc. come “sconfitta della scienza e della medicina”, non sottacendo il fatto che “in seguito a queste tecniche molti muoiono e poi si parla ipocritamente di infarto”, di “tradimento e inversione di tendenza rispetto alle prospettive di Franco Basaglia”,  parlando esplicitamente, per Mastrogiovanni e altri (i casi non sono limitati a quello dell’anarchico salernitano, anzi, dopo la “pubblicazione”- diffusione del video sono molti, meglio ne vengono rivelati altri, prima “occultati”), di “omicidio”. Sulla stessa lunghezza d’onda, senza tentennamenti,  l’anchorman storico Maurizio Costanzo, che faceva da “controaltare”. Considerando che si tratta di una trasmissione mattiniera, quindi a fruizione popolare e “generalista”, oltre a tutto programmata sulle reti Mediaset, non è da sottovalutare l’attacco che Guidi non ha lesinato alla “controriforma Cicciòli”, dove notoriamente Carlo Cicciòli, psichiatra e politico anconetano è parlamentare del PDL”.

Eugen Galasso

Video http://www.video.mediaset.it/video/mattino_5/full/356401/lunedi-5-novembre.html

Pubblicato il 7 November, 2012
Categoria: Testi

Anime Internate: Ospedale psichiatrico giudiziario – VIDEO – Recensione Eugen Galasso

Il video che potete vedere, realizzato quasi “di strafugo”, anche con la collaborazione e consulenza della nostra amica dott.Maria Rosaria D’Oronzo, si riferisce a una di quelle “realtà tabù” di cui “la brava gente” preferisce non parlare: gli OPG (Ospedali psichiatrici giudiziari) che, nonostante gli interventi del senatore Ignazio Marino, dei Radicali, qualche intervento insufficiente, per portata e per senso dello stesso, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (ex-comunista di stretta osservanza, dove è da dire che nell’ex-URSS le istituzioni totali c’erano, anzi proliferavano), esistono e persistono. Si tratta di realtà (e questa di Reggio Emilia non è certo la peggiore…) in cui la persona, pur se criminale (chi è in “manicomio giudiziario” qualcosa di grave l’ha fatto e chi scrive non ritiene che il reato vada né premiato-ovvio, credo-né “ignorato”, ma punito, ma la punizione può attuarsi in modi diversi, con modalità diverse, anche più “umane”), è rinchiusa, ma anche sottoposta a una sorta di “Big Brother”-con registrazioni, videocamere etc. Secondo le parole e la gestualità (inutile ripetere, credo, che il linguaggio nonverbale è spesso ben più presente e “aggettante” di quello solamente verbale)dei “degenti”-“ospiti”, ma anche di una guardia (vogliamo chiamarlo “sorvegliante”, ma non credo che una parola o l’altra cambi radicalmente il senso della cosa) il “malessere” emerge in modo chiaro. Persino colui che, per stazza fisica, mole, modo di esprimersi, sembra un “boss” (in realtà, invece, sembra non lo sia), è visibilmente in difficoltà, non è capace di negare le proprie defaillances, le proprie “crisi”, che non saranno però, da quanto si evince dal documento, foriere di una “metànoia”, di un cambiamento interiore positivo (presa di coscienza, disposizione etica diversa) ma riprodurranno quasi certamente lo stesso “cliché” tra lampi di “ravvidimento” (?) e atteggiamenti, direi reichianamente “corazzamenti caratteriali “almeno potenzialmente”. Come  osserva il citato “guardiano”, persona di notevole intelligenza e rara sensibilità empatica con i”detenuti”, ci sarebbe molto da cambiare (da chiudere gli OPG, in primis), anzi da chiudere gli OPG, sostituendoli con carceri o comunque luoghi di “detenzione” (cfr.quanto ho sostenuto sopra: sono un “riformista”, non un “rivoluzionario”, in questo campo, temendo scatenamenti incontrollati e abusi da parte delle persone) che però rispondano veramente allo spirito di una legge, la “Gozzini”, per l’umanizzazione delle e nelle carceri, che sia reale e non fittizia, non di facciata. In questo senso, contro il pensiero di coloro che chiedono comunque sempre “la mano forte”, si può cambiare tutto, ma abolendo in primis gli OPG, strumenti di derivazione inquisitoriale. Se ora, come dice l’ “amico” sorvegliante, conscio dell’assurdità di certi suoi compiti, qualcuno da “fuori di testa” lo diviene “ancora di più” (uso espressioni che chiaramente non condivido per nulla, ma…per intenderci…), sarebbe da fare in modo che qualcuno dopo “stia un po’ meglio”…, sempre per dire le cose con un linguaggio improprio ma a suo modo parzialmente efficace.

Eugen Galasso

VIDEO

Pubblicato il 31 October, 2012
Categoria: Testi, Video

Il concetto di follia messo in discussione già all’inizio del 1600 – Eugen Galasso

Già nel 1600 il concetto di certezza riguardo alla follia era tutt’altro che assodato: la rigida partizione (dualismo) di René Descartes (Cartesio) tra anima e corpo, chiaramente, comporta che vi siano malattie del corpo, ma…dell’anima? Più difficile riscontrarle, quantomeno. C’è  poi un testo, che tutti (o quasi)considerano giustamente il primo romanzo dell’età moderna, il “Don Quijote”di Miguel de Cervantes Saavedra, nel quale la “follia” presunta del protagonista è invece la riaffermazione di un’epoca e di ideali ( valori, se volete e ci tenete) perduti in epoca “borghese”- mercantile, ma c’è anche una novella “ejemplar” (esemplare) dello stesso Cervantes, “El licenciado Vidriera” (in italiano “il Dottor Vetrata”, in cui un giovane studioso, a causa di un intruglio amoroso confezionato da una fattucchiera “morisca” (musulmana, convertita a forza al cristianesimo, condizione “normale” nella Spagna dell’Inquisizione) diviene “folle” e si crede di vetro, ma inizia a sparar sentenze, non certo sciocche…anzi.  Alcune osservazioni: il “filtro” che l’amante ignorata commissiona alla morisca sa di meccanicismo, ma sappiamo come gli psicofarmaci creino un “trouble cerebrale”, per non dir altro, quindi l’idea non è così peregrina. Poi: quella dell’uomo di vetro è un’allegoria, chiaramente, di un uomo (intellettuale o meno, ma soprattutto nel primo caso) che si chiude in sé (introversione estrema, al limite dell’autismo, direbbe il solito psichiatra…), perché “fuori” trova sola sciocchezze, ma in questo caso risponde alle domande in modo “intelligente” (chi scrive non crede alla “saggezza”, dunque dirà solo “intelligente” ) o un simbolo, come tale polisemico, dai molti significati cui può rimandare. Dunque “El licenciado Vidriera” è non “folle”, ma uno che vuol dire le cose senza essere sempre disturbato-contraddetto, semmai. Del resto, quando torna allo stadio che qualcuno (il buon borghese incapace di vedere oltre il proprio naso, diciamo così) chiama “normale” e prova a fare l’avvocato, non ha successo ed è costretto a tornare nelle Fiandre (dov’era stato da giovanissimo studente) a fare il “soldado” (militare, dove si sa che all’epoca c’erano solo soldati “di ventura”, cosa che fu Cervantes come anche Descartes, anch’egli citato sopra). Ecco allora che ogni certezza viene qui messa in scacco: del resto anche Pedro Calderòn de la Barca nel suo “La vida es sueno” (La vita è sogno) e siamo un po’ dopo Cervantes ma sempre nella prima metà del 1600 ice: “?Qué es la vida?Un frenesì/?QUé es la vida?Una ilusiòn, /una sombra, una ficciòn, (un’ombra, una finzione)/y el mayor bien es pequeno (il maggiore invero è piccolo),/que toda la vida e sueno, /y los suenos suenos son”. Ho tradotto solo quanto forse non è chiarissimo, mentre il resto va da sé, scusandomi perché il computer ora non mi consente il punto di domanda rovesciato all’inizio, come non mi consente la “cedilla” per la “n” di sueno, oltre a qualche accento “diverso”.    Come si vede, una bella sfida al “buon senso comune” che in genere non capisce nulla o, come direbbe il pastore-giudice-politico, “non c’azzecca”. Per dirla con un altro grande Seicentista, WIlliam Shakespeare “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quanto ne sogni la tua filosofia” (There are more things in heaven and earth , Horatio, Than are dreamt of in our philosophy” (Hamlet, Atto I°, scena quinta).

  Eugen Galasso

Pubblicato il 29 October, 2012
Categoria: Testi

Bambino preso a forza dalla polizia – Eugen Galasso


“Una società chiusa e stolta che si prepara a sprofondare nel nulla”: come sempre il commento di Giorgio Antonucci (al rapimento-sequestro ad opera della polizia di un bambino decenne) sembra il più azzeccato.  Chi scrive ritiene che sia già sprofondata nello stesso, aggiungendo due ordini di considerazione:  A)Rischio di uno Stato etico, anzi di polizia, che si propone di regolare (s-regolando, poi, ovviamente) tutto, dalla morale (solo nazisti, stalinisti, pol-potisti, fanatici clericali di ogni religione agiscono così) all’educazione, con la violenza in più in questo caso inferta a un bambino, vittima di opposte violenze, dove non importa nulla capire (sarebbe sciocco, peraltro) se “abbia ragione” la madre o il padre, cioè il padre versus la madre; B)L’attuale regime iper-liberista, che vede come fumo negli occhi anche il moderatissimo keynesismo , considerato “filo-comunista” è stato imposto dall’Europa, meglio da una gestione di estrema destra dell’Europa (Merkel più l’estrema destra “cristiano-sociale” bavarese, che privatizzerebbe anche l’aria, come anche la FDP di Guido Westerwelle, ministro degli esteri simpaticamente gay, ma in economia un “Chicago Boy”, per cui il “vangelo” è la dottrina economica di Milton Friedman, l’estrema destra europea in genere, quella olandese, quella norvegese che non è “europea”, ma premia la Comunità Europea, così gestita con il Premio Nobel per la pace etc.), impone solo rigore, sacrifici ed, essendo frutto di un accordo tra destra massonica, un  Vaticano “alla destra del padre” (anche minuscolo!), altri settori che paradossalmente (?) incrociano un Presidente della Repubblica ex-comunista che quasi sessant’anni fa sostenne l’intervento militare URSS contro l’Ungheria delle riforme, vuole essere più “di polizia” che “etico”, concetto comunque già ambiguo (è in Hegel e poi, però, nel fascista “liberale” Giovanni Gentile). Intervento duramente “politico”, il mio, di cui mi assumo la responsabilità,  ma che ritengo responsabile di fatti come questo, da non isolare da altri, anche più gravi e “nascosti”- silenziati, frutto, nell’Italia della “pseudo-responsabilità” del non-funzionamento delle istituzioni preposte (polizia per conto proprio, anche al suo interno, magistratura a parte, politica “a parte”, “socialità” da un’altra parte…) 

Eugen Galasso

Pubblicato il 15 October, 2012
Categoria: Notizie

Eretico, empio, sovversivo – Eugen Galasso


Da sempre chi “traligna”, non nel senso di delinquere, ma di avere idee e comportamenti “difformi” da quella grigia “medietas”, che è considerata la “norma accettabile”, viene bollato come “eretico”, “empio”, “sovversivo”, “nemico dello stato “, “nemico del popolo” etc. Le diverse definizioni “condannanti” dipendono dal clima cultuale, dal tempo etc. Dire “empio”, “nemico di Dio” etc., per es., in molte civilità occidentali è ormai cosa desueta, sorpassata (per quanto, qualche fanatico religioso anche impegnato in politica, riproporrebbe “tranquillamente” la condanna, magari anche facendola eseguire…), ma la situazione è diversa in molte realtà teocratiche.   Ma in Occidente il “sovversivo”, a diverso titolo, fa ancora paura… incute terrore, bisogna quindi sbarazzersene: ecco allora che, se non è possibile procedere alla “reclusione diretta”, quella del carcere, perché “non ci sono gli estremi”, si procede a quella “reclusione indiretta” che si attua in clinica psichiatrica o simili…  Stupisce e sconcerta che, per i responsabili (o ritenuti rei) di certi reati si voglia procedere all’infermità o semi-infermità mentale, quasi ciò creasse una situazione migliore, per il reo o presunto tale. La reclusione “manicomiale” (certo: sulla carta il “manicomio” non esiste più, come tale, ma… per usare una sottigliezza filosofica, verrebbe da dire “non esiste”- cioè non si manifesta come tale – ma “c’è”, come idea ma anche come prassi repressiva, spesso solo “apparentemente” diversa. Nelle cliniche (ma avviene anche nei reparti psichiatrici di alcuni ospedali, dove nel corso del tempo il “Centro di relazioni umane” ha anche segnalato singole situazioni) nelle quali si praticano elettroshock o shock insulinico, in cui si danno psicofarmaci à-go-go, con la nonchalance tipica di chi della salute del “paziente” se ne fotte allegramente (non appare possibile neppure usare un altro verbo, in quanto quello qui usato descrive meglio, anzi forse solo adeguatamente la situazione),  il tutto viene proposto in modo “più soft”, ma le cose non sono mai come sembrano… o meglio sono in realtà molto peggiori di come sembrano . Una decina di anni fa, anzi un po’ prima, quando l’allora ministro della Salute (allora Sanità) Maria Rosaria Bindi, alias Rosy Bindi, in quanto esponente (allora) dei “Democratici di Sinistra”,  sostenne l’elettroshock, venendo appoggiata da quasi tutto il partito (il “grande capo” Max D’Alema, che caldeggiò un attacco aereo contro la Federazione jugoslava, certo non si distingueva per “rispetto dell’altro”, anzi), anche in un dibattito TV, all’allora “Costanzo Show”, contro il dottor Giorgio Antonucci.  Quasi l’una persona potesse compararsi con l’altra… Ho citato un antecedente, non per mera “mania storica”, ma per dire di come certi interessi, ma anche certe “convinzioni” siano radicate non solo nelle persone intese indiscriminatamente, ma anche nei partiti che certuni ritengono (a torto) depositari di progresso e di “aperture”. 
                                  
Eugen Galasso  
   

Pubblicato il 14 October, 2012
Categoria: Testi

Intervento audio di Giorgio Antonucci e Maria D’Oronzo – La Conta – RadioOndaRossa


[Trattamento Sanitario Obbligatorio] [controllo psichiatrico] [psicofarmaci]
http://archive.org/download/LaConta10Ottobre2012/Laconta10Ott.mp3

Il Trattamento Sanitario Obbligatorio è una questione che concerne la battaglia per la libertà. Queste le parole di Giorgio Antonucci col quale discutiamo sul Tso e sul controllo psichiatrico, dopo che tutto il paese ha visto le 85 ore del supplizio e delle torture cui è stato sottoposto Francesco Mastrogiovanni.
L’indignazione verso i campi di sterminio nazisti è rimasta viva perché i partigiani, gli ex internati hanno continuato a tener viva la memoria. Dice MariaRosaria D’Oronzo del Centro Relazioni Umane di Bologna. Bisogna tener viva la memoria e la consapevolezza che le torture avvengono anche oggi sotto i nostri occhi, aggiunge. Il Tso è una di queste. La psichiatria interviene nei conflitti per riportare all’ordine i soggetti conflittuali.

http://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/contro-il-carcere-e-contro-il-tso

Pubblicato il 10 October, 2012
Categoria: Audio, Notizie

“Stereotipie: Arte di vivere” – Globalità dei linguaggi – 17° Convegno

17° Convegno Nazionale Globalità dei linguaggi

5-6-7- ottobre 2012

Teatro del Mare, via Don Minzoni, Riccione

Programma

La dott. Maria D’Oronzo inerverrà venerdì 5 ottobre: Psichiatria e T.S.O.

Pubblicato il 30 September, 2012
Categoria: Eventi, Notizie

Reparto 14 – VIDEO-INTERVISTA a Giorgio Antonucci –


Di Valentina Giovanardi, Valentina Neri, Antonietta Dicorato

Video : REPARTO 14

Pubblicato il 28 September, 2012
Categoria: Video

Thomas Szasz in memoriam – Eugen Galasso


“La norma è una ragazza che abita a Brooklyn”: questa la risposta fuliminante data da Tomas Istvan Szasz (poi anglicizzato in Thomas Stephen Szasz), antipsichiatra e filosofo,  a chi gli chiedeva di definire che cosa sia la norma. Credo sia una frase esemplare del suo modo ironico (la tradizione yiddish era ben presente a Tomas, ebreo ungherese, nato a Budapest nel 1920, venuto negli States con la famiglia nel 1938, laureato in fisica e in medicina, docente per anni – fino al 1990 – di psichiatria all’università di  New York), autore di opere formidabili e assolutamente cruciali quali “Il mito della malattia mentale”,  “Schizofrenia. Simbolo sacro della psichiatria”,  “Il mito della psicoterapia”, “Legge, libertà e psichiatria” (per citarne solo alcune delle più famose, la bibliografia di Szasz implicherebbe pagine intere, già da sola, di per sè). Credo si crei, con Szasz, un vero “spartiacque” tra le concezioni dominanti “prima” (anche se, in realtà, incrinate ab ovo, fin dall’inizio) e quelle affermatesi “dopo”:  un comportamento, anzi diremmo meglio modalità di comportamento “disturbanti” (che cioè disturbano il “buon senso” piccolo-borghese e borghese, la morale introiettata etc.) vengono tout court classificate quali “malattie mentali” e quindi “sanzionate” da un “Therapeutic State”, da uno Stato terapeutico, da uno Stato “teocratico” ma “laicizzato” che condanna chi “sgarra”, ossia chi non vuol “portare le catene” del buon senso e della morale correnti, appunto…  Una malattia, in quanto tale, dovrebbe essere, ci dice (e soprattutto dice “loro”, cioè ai “padroni della psichiatria”) Szasz, dev’essere “misurabile” (in termini, evidentemente “quantitativi”) e “verificabile” (ossia, per es., osservabile/ verificabile post mortem), dove, chiaramente, funzionano i criteri epistemologici affermatisi da Bacon e Galilei, più ancora da Newton in poi, che hanno influenzato quelle rotture epistemologiche (un termine che, mutuato dall’epistemologo Thomas Kuhn, che parla di “slittamenti di paradigma”, viene assunto e reso canonico da Louis Althusser nelle sue opere, dedicate però alla filosofia di Marx, riscontrata soprattutto nella grande opera economica, “Lire le Capital”, “Leggere il Capitale”). Se Cesare Lombroso era convinto di ritrovare alterazioni fisiologiche nella conformazioni craniche dei “folli” (artisti, intellettuali, possono solo essere “folli”, cioè superiori di qualche gradino) e dei “pazzi” (di rango inferiore) e se concezioni simili dominavano il meccanicismo dominante nell’Ottocento, tale concezione s’era poi persa, in quanto si era rivelata clamorosamente fallimentare (il che non toglie che, qua e là, risorgano neo-lombrosiani, come risorgono “neo-qualcosa” in ogni luogo e in ogni tempo), oggi anche proprio il “cimento”, ossia l’osservazione e la verifica, meglio la “falsificazione” (Karl Raimund Popper) dimostrano che nulla distingue i cosiddetti “malati psichici” dai “sani”, il che prova a fortiori l’assunto di Szasz. Szasz, libertario, senza essere per nulla favorevole all’uso delle “droghe”, riteneva che il “proibizionismo” dominante a riguardo in quasi tutto il mondo fosse deleterio, inducendo a un consumo immotivato, creando della “droga” un mito come succedeva/succede con la “malattia mentale”.  Né Szasz è mai rimasto nel'”Olimpo” della teoria, divenendo, anzi un combattente per la libertà: costituendo la Citizen Commission on Human Rights (Commissione civica per i diritti civili), emanazione (non diretta, però, non dipendente, insomma, trattandosi di un’associazione laica) della “Scientology Church”, ha fatto in modo che si possano segnalare i casi di “violenza di Stato” sulle persone, quelli che a livello italiano (altrove il termine che designa la cosa è differente, il senso però lo stesso) si osservano nei casi di “TSO” (trattamento sanitario obbligatorio), quando una persona viene costretta a ricoverarsi nel Reparto Psichiatrico di un Ospedale, con conseguente “somministrazione” di “tecniche psichiatriche” quali elettroshock e, nel migliore dei casi, psicofarmaci “a volontà” (ovviamente degli psichiatri, però). La teoria e la prassi di Szasz rimane un punto di partenza (e finora d’arrivo) assolutamente insostituibile e inarrivabile, il che non vuol dire trascurare altri apporti fondamentali.  In Italia, però, il dott.Giorgio Antonucci a livello operativo e teorico (le opere di Antonucci, oserei dire, partendo da un background intellettuale, culturale, esperienziale diverso ma convergente con l’esperienza di Szasz, tanto che in due occasioni, a Milano nel 1997 e nel 2003 a Los Angeles Antonucci ha ottenenuto riconoscimenti dalla citata “Commission”, compreso quello del 2005 per “meriti eccezionali nella lotta contro lo Stato terapeutico”, nel quale o meglio attraverso il quale emerge un’affinità, anzi una vera sintonia nel pensiero e nella sua formulazione tra i due operatori e studiosi, non sono meno importanti anche se numericamente finora minori di quelle szaziane) e in genere il “Centro di relazioni umane”, coordinato dalla dottoressa Maria Rosaria D’Oronzo fanno un lavoro non meno importante, tenendo alto il ricordo (ora recente, essendo scomparso il grande antipsichiatra lo scorso 8 settembre) di Szasz.

Eugen Galasso

Pubblicato il 13 September, 2012
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo