Lettera a Simone Cristicchi



Venerdì 5 novembre 2010 ho avuto modo di assistere a Varese al tuo spettacolo “Lettere da un manicomio”.

Uno spettacolo sicuramente bello e interessante e che mostra in modo inequivocabile come la psichiatria abbia distrutto la vita di moltissime persone, anche se sembra che questo si riferisca a un passato lontanissimo, perché dopo la legge 180 del 1978 si lascia intendere che tutto sia cambiato.

Infatti sia nello spettacolo che nel libro “Centro di igiene mentale – Un cantastorie tra i matti”, venduto insieme ai CD, non si accenna minimamente al fatto che ancora oggi la violenza psichiatrica continua, perché ancora oggi le persone subiscono il pregiudizio psichiatrico e internamenti coatti  (T.S.O. Trattamenti Sanitari Obbligatori), cioè vengono presi e rinchiusi con la forza e schedati per il resto della loro vita.

Ancora oggi la psichiatria si occupa di ogni momento ed esperienza della vita di un individuo, dalla nascita – con la psichiatrizzazione dei bambini – alla morte, marchiando con il suo giudizio invalidante e squalificante pensieri e comportamenti umani.

Come dice il dottor Giorgio Antonucci che tu hai conosciuto:

<La realtà manicomiale, che si può toccare perché è fatta di pareti, è ben poca cosa di fronte alla diffusione del concetto stesso di manicomialità che si fonda esclusivamente sulla persistenza del giudizio psichiatrico. Ritengo che a poco serva attaccare l’istituto del manicomio se non si porta un attacco radicale allo stesso giudizio psichiatrico che ne è alla base, mostrandone l’insussistenza scientifica. Finché non sarà abolito il giudizio psichiatrico la realtà della segregazione continuerà a fiorire dentro e fuori le pareti dei manicomi.>

Ancora oggi alle persone che finiscono sotto il controllo psichiatrico viene negato il pensiero e tolta la parola.

Ancora oggi la psichiatria usa il suo armamentario di distruzione: dagli psicofarmaci (vere e proprie camicie di forza chimica) agli elettroshock.

Ancora oggi ci sono vittime della psichiatria che vengono torturate e uccise: Francesco Mastrogiovanni, Giuseppe Casu, Tullio Ceccato solo per citarne alcuni.

Penso pertanto che se si vuole avere un minimo di onestà intellettuale e non essere intrisi di quella ipocrisia che, nel silenzio e nell’indifferenza, ha permesso e continua a permettere che migliaia di persone, ieri come oggi, continuino ad essere azzittite e annientate dalla psichiatria, bisogna fare una scelta.

Parlare solo degli orrori compiuti dalla psichiatria nel passato non crea grandi contraddizioni, occuparsi di quelli che continua a compiere oggi comporta di scegliere da che parte stare: dalla parte degli aguzzini o da quella delle sue vittime … di ieri e di oggi.

Carmen del Gruppo d’iniziativa non psichiatrica di Tradate

Risposta di Simome Cristicchi

Ciao Carmen,
grazie per aver apprezzato lo spettacolo, che nelle intenzioni vuole essere un percorso nella storia e nella memoria della segregazione e dell’istituzione psichiatrica. Le lettere del manicomio di Volterra sono un incitamento a non dimenticare.
E’ chiaro che lo spettacolo avremmo potuto farlo in mille modi, affrontando altre tematiche importanti e più attuali.
Ma a noi piace così, e sono 4 anni che va in scena con il riscontro che avrai visto anche tu, e che non può che farci piacere.
Chissà…forse in futuro lavoreremo ad un secondo capitolo, in cui affrontare la realtà di oggi.
Ma io lavoro spesso con le metafore, e questo spettacolo, lo è.

So benissimo di cosa parli, gli orrori della psichiatria di oggi, i TSO…tutte cose che ti assicuro conosco molto bene.
Ma uno spettacolo, un libro o una canzone appartengono a chi le scrive e chi le ha inventate, a seconda del suo spirito artistico,
che sicuramente non accontenta tutti, ne vuole farlo, anche a costo di sembrare presuntuosi.

Per quanto mi riguarda sono contento che in questi anni, grazie allo spettacolo, molti giovani si siano avvicinati,
e abbiano avuto modo di approfondire e conoscere questa realtà, attraverso un linguaggio semplice, diretto, ma non ipocrita.
(Forse ti è sfuggito il monologo sulle terapie psichiatriche…ma non importa)

Mi dispiace che non ti sia chiara la mia scelta, che a me risulta addirittura palese!!!

Ognuno fa il suo mestiere. Io cerco di farlo con onestà, soprattutto se tratto tematiche così importanti, sento una responsabilità maggiore rispetto ai “canzonettari”, che pure hanno un loro ruolo.

ti auguro in bocca al lupo per il tuo percorso

Simone

Pubblicato il 10 November, 2010
Categoria: Notizie, Testi

Intervista di Daniele Ruta a Giorgio Antonucci



D. Lei sostiene che la pschiatria, a differenza degli altri rami specialistici della medicina, non ha nessuna base scientifica. In pratica e’ una falsa scienza.

R. E non solo. Dico anche che nessuno e’ ancora riuscito a provare il contrario. Le faccio un esempio distinguendo tra neurologia, vera scienza, e pschiatria, falsa scienza. La neurologia si applica su basi scientifiche, dati epidemiologici, statistiche sanitarie. Una Tac puo’ dimostrare una degenerazione neurologica. Lo pschiatra dice invece che sei schizofrenico, dice questo e basta. Dice una cosa che non ha senso, sostiene una sciocchezza. Tutti allora possiamo essere o non essere schizofrenici. Dipende solo dallo pschiatra che si ha davanti. Uno dice che lo sei, un’altro sostiene l’opposto. Ma nessuno dei due puo’ dimostrare su basi scientifiche la sua posizione.

D. Questo assurdo lo possiamo spiegare meglio con le contraddizioni della pschiatria forense.

R. Altro punto interessante. In un processo penale contro un accusato di omicidio si confrontano due posizioni opposte. La difesa tende a far passare l’accusato come un pazzo, l’accusa cerca di dimostrare che l’omicida e’ sano di mente. Su questo si gioca tutto. La galera a vita o qualche anno di trattamento pschiatrico. Si scontrano, con tesi differenti, due pschiatri che sono periti e a cui gli avvocati hanno affidato l’analisi del soggetto. Uno dice che e’ pazzo, l’altro dice di no.

D. Allora trasferiamo questa immagine pensando che l’omicida e’ un diabetico o un cardiopatico.

R. Appunto, si torna all’assurdo. Due medici dicono due cose opposte ma per la medicina o sei diabetico o non lo sei, o sei cardiopatico o non lo sei. Diverso e’ il caso della medicina sperimentale che cerca di indagare, per esempio, il virus dell’aids. Ma siamo alla sperimentazione che e’ una cosa diversa dal dire che la pschiatria e’ una scienza.

D. Mi dice una cosa semplice su questo passaggio cosi’ importante?

R. Se si prova a fare una Tac o un’analisi qualsiasi ad un cosiddetto “normale” e ad un cosiddetto “schizofrenico” e si confrontano i risultati allora vediamo che, in assenza di vere patologie, i dati clinici sono praticamente gli stessi.

D. Ma allora tutti questi articoli scientifici che parlano di schizofrenia? Con tutti i disegni e le immagini dei cervelli che hanno le zone rosse o gialle o verdi piu’ marcate a seconda se sei piu’ o meno schizzofrenico?

R. Sono le case farmaceutiche che finanziano articoli e riviste del genere.

danielerutagiornalista

In continuazione l’intervista con il professor Giorgio Antonucci
Il caso Subirous

D. Centocinquanta anni fa’ una ragazza francese, la Subirous, disse di vedere la madonna a Lourdes. La Francia positivista invio’ a Lourdes, allora sconosciuto paesino francese, dei funzionari che intendevano mettere la ragazza in manicomio. La storia ci dice che la chiesa inizialmente fu’ scettica ma poi difese la ragazza con tutte le sue forze. La Subirous non fu’ internata, anzi divenne suora. Una cosa e’ chiara. Senza il potere della chiesa la ragazza avrebbe passato il resto dei suoi giorni in manicomio. Ma proviamo adesso a disconnettere questo rapporto tra i due poteri. Immaginiamo che la ragazza avesse detto di aver visto dell’altro.
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Pubblicato il 9 November, 2010
Categoria: Notizie

Dislessici, disgrafici, altri(e) – Eugen Galasso


Quando un bambino, ma anche un adulto (non ripeto tutto ciò al femminile, è ovvio che la presenza femminile è fondamentale non meno di quella maschile, anzi) ha difficoltà a leggere, ecco che arrivano i solerti soloni (carina l’allitterazione? E’ comunque voluta) a dire:”Ma certo. E’un dislessico”.
Idem per chi ha difficoltà nella scrittura: “Disgrafico”. Ecco la sentenza pronta, la statuizione (secondo chi la fa) di una condizione. Se poi uno (una persona) non sa calcolare, intendo nell’accezione banalmente strumentale del termine, magari non ha imparato le tabelline, allora è “discalculico”. Disturbi dell’apprendimento, per i quali in ICD 10 c’è tutto un bel capitolo, con relativi paragrafi, dove F81.0 “fotografa” i disturbi della “lettura e della scrittura” (disgrafia e dislessia, senza calcolare la disortografia, che è ancora altro, ove si voglia procedere così, ossia la dis-capacità di scrivere correttamente),  mentre F.81.1 “contempla” la sola disgrafia “ovvero, sempre traducendo meglio dal testo inglese “la disgrafia a sé stante”,  mentre ancora F81.2 considera la “discalculia”.. Che poi Napoleone fosse “dislessico”, che lo fosse Jimmy Dean (difficoltà  a leggere i copioni), che Einstein fosse “discalculico” (ovviamente, in realtà, non gliene importava nulla dei calcoletti, mirava a quella che definiamo “matematica superiore”) non importa, in un sistema scolastico-unversitario (con o senza la riforma Gelmini, non è quello il problema) -di poteri organizzati, divisi ma poi capaci di trovare “la quadra” (Umberto Bossi dixit) quando si tratta di sorvegliare e, seppure con “juicio” punire.  Un sistema “giudicante”, comunque, un sistema che poi, altrove e in altri casi, individua, magari l’ADHD (convergenza, ossia la disattenzione e l’ipermotricità, magari, quando esse sono considerate agire sinergicamente…), e siamo a F.90.0. Né possono mancare il “leggero deficit intellettivo”(F70), quello “medio”(F 71), quello “grave”(F 72), quello “gravissimo”(F 73), dove poi può essere utile, ad libitum dello psicologo, giocare sul deficit “rilevante”, “importante” etc., tanto per “addolcire la pillola”. Come si stabiliscono questi deficit oppure queste carenze? Con dei test (il Minnesota, ma è solo un esempio),
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Pubblicato il 9 November, 2010
Categoria: Testi

Il professore che cantava Omero e fischiettava Orazio – Eugen Galasso

“E allora chi di voi sa dirmi chi era il più grande personaggio dell’antichità?”   “Platone” “Cesare” “Augusto” “Pericle” “Cicerone” “Costantino” (voce fuori dal coro, ma…) “Sofocle”,”Euripide”, “Saffo” (voce di donna, come giusto), “Nerone” (il solito provocatore) “Spartaco” (idem),  “Mario” “Silla” (i “politici” della classe),  “Plotino”,  “Varrone”,  “Aristotele”, “Alessandro Magno”. A tutti(e) la risposta:  “Uno più grande, più grande”. A un certo punto tutti/e s’arrendevano. Ecco la risposta del prof.: “Cristo, perché rivoluzionò tutto. E sapete che cosa gli avrei fatto, potendolo conoscere?”  “L’avrebbe salutato, omaggiato” (altre risposte varie, tutte simili): “No, gli avrei dato uno schiaffo, così sarei entrato nella storia. Guarda un po’quel fesso che ha dato uno schiaffo a Cristo”.   Scena vera, non inventata, come quando, per vivacizzare il “Mostellum” Plautino, lettura e commento(ma faceva leggere le parti ai(alle) singoli(e) allievi(e)), si nascondeva dietro la cattedra dicendo “Ma dove’è, dov’è il fantasma”, quando raccontava della sua vita,: “come quando a Salsomaggiore avevo fatto un complimento a una signora…” “con me non attacca mica sa”. Come quando al playboy in erba, rampollo di ottima famiglia d’avvocati, rockettaro, fece cantare un’ecloga virgiliana, la prima, mi pare “Titùre tu patulè recubàns sub tègmine fagi…”, E Gianca la mise in musica, sfruttando la musica di una canzoncina rock. “Hurca,,,,” (commento del Moggio, egli stesso esecutore-violinista, di Mozart, Beethoven, Mendelssohn & Co.”. Parlo del grande Francesco Moggio, ormai “tra i più” (sepolto a S.Daniele del Friuli), considerato un “pazzo”, un “visionario” (ecco le follie di Moggio, diceva il sicuramente geniale Carlo Lazzerini, Livornese, neopositivista logico-“illogico”, dico io, ma…- mia madre “Moggio è impazzito, poveretto…”, la signora del bar che mi conosceva, critico di cinema in erba, “Cossa diselo lu, lo conosse?” “Sì, certo. Il mio prof..” “Per mi quel lì l’è mat”  “Ma signora, guardi che….”. Ancora, poi basta aneddoti, quando voleva spiegare la metrica greca con i legnetti e le percussioni, una baraonda in classe, più che mai, ennesima ispezione (di un’altra si vociferava, con tanto di ispettore inviato – estasiato dalle lezione del “nostro”. Era successo anni prima).  Ora basta aneddoti, cerchiamo di riflettere: per i pedagogisti “Old style” un disastro, una catastrofe,  una sciagura, perché “così non si studia, non s’impara”, sentenziano ignoranti i vetero, magari imbottiti di 3 C(conoscenze, competenze, capacità), allevati al suono dell’ex.ministro post-PCI Giovanni Berlinguer, ma incapaci di apprendere alcunché dalla glottopsicologia (per ex., ma anche dalle neuroscienze) che si apprende meglio coinvolgendo il movimento e comunque tutto il corpo, che se è vero che “docendo discitur” (coinvolgimento degli studenti, con relazioni da tenere etc.), è altrettanto vero che “ridendo discitur”, che si apprende meglio se si può ridere.

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Pubblicato il 1 November, 2010
Categoria: Notizie

“Ergastolo. Dall’inizio alla fine” di Nicola Valentino. – Maria D’Oronzo



A Roma, in uno degli incontri pubblici a cui ho partecipato come relatrice, in primavera di quest’anno, ho rivisto Nicola Valentino. Era da qualche anno che non ci vedevamo. Ero contenta di questo incontro e sollevata dall’idea della conferenza: la presenza di Nicola alza la qualità e l’interesse degli incontri. Lui è scrittore, socio della casa editrice “Sensibile alle foglie”, ricercatore. La sua presenza è un’occasione per conoscere le novità pubblicate dalla casa editrice e le nuove applicazioni del metodo della socioanalisi narrativa. Tra le novità
editoriali c’è la ristampa del suo “Ergastolo”(1994) col titolo “Ergastolo. Dall’inizio alla fine“. Ci accordiamo per una presentazione in autunno, a Bologna, la città dove lavoro e vivo. Al ritorno da Roma, propongo l’iniziativa a Valerio Monteventi, perchè attore attento agli aspetti sociali, politici, economici del quotidiano cittadino. Anche lui redattore e giornalista con un passato da operaio e da consigliere indipendente di sinistra a Bologna. E’ fatta! Si fissa la data per il 22 ottobre 2010. Ergastolo significa “fine pena mai” e comunque l’eventuale liberazione rientra nella sfera della discrezionalità del Tribunale di Sorveglianza. Le similitudini con la condizione di vita dei ricoverati in cliniche psichiatriche o manicomi sono molte. Chi viene etichettato “pazzo” lo è a vita.
Salvatore, ad esempio, in orfanotrofio fino a 19 anni, perchè figlio fuori dal matrimonio, prende un diploma di operaio specializzato e in fabbrica partecipa alla lotta degli operai per questo finisce in carcere insieme ai suoi compagni. Lui tenta la strategia di andare in infermeria ma per la decisione discrezionale del medico del carcere si ritrova in Ospedale psichiatrico Giudiziario. Dopo aver trascorso 2 anni in OPG viene liberato, ma ormai è catturato nel circuito del controllo psichiatrico. I successivi 28 anni della sua vita sono una ripetizione di ricoveri coatti o volontari, colloqui settimanali, psicofarmaci in pastiglie, gocce, in endovena, mentre i suoi compagni di lotta, scontata la pena, sono liberi alcuni rivestono incarichi prestigiosi in politica o nell’impegno sociale. Nel 2008- 2009 arriva la crisi finanziaria dall’oltreoceano. I responsabili dell’AUSL di Bologna riferiscono a Salvatore: “Noi ti curiamo da 28 anni ma tu non sei voluto guarire. Ora c’è la crisi. Dobbiamo prepararti alla casa di riposo, quindi vieni con noi volontario in ricovero alla casa di cura di villa Baruzziana dove ti normalizzeremo per prepararti all’ospizio”. Salvatore conosce Villa Baruzziana, non è mai stato in quel posto ma molti suoi amici e amiche sono andati lì e non sono tornati oppure sono tornati malmessi dalle serie di elettroshoch. Ha chiesto il nostro aiuto e quello del dott Vito Totire. Dopo una permanenza di 3 mesi in Diagnosi e cura, con la nostra presenza in reparto, con le telefonate, facendogli recapitare in reparto regali e pacchi, Salvatore è tornato a casa sua e alla sua vita. Ma potrebbe succedere ancora.

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Pubblicato il 25 October, 2010
Categoria: Testi

I farmaci per l’anima

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fotografie di Massimo Golfieri

Pubblicato il 24 October, 2010
Categoria: Immagini, Luoghi comuni della psichiatria

“Forza” dei pregiudizi – Eugen Galasso

” Forza” dei  pregiudizi.
Due esempi, assieme ad altri che proporrò in seguito. Un lustro fa circa, anzi un po’ di più, Corrado Guzzanti proponeva uno sketch comico televisivo molto efficace: quello dove l’ultraemancipato Bossi cercava di convincere il secchione Tremonti a uscire, divertirsi e “vivere” un po: tutto bene, sembra il ciceroniano “Primum vivere, deinde philosophari” (prima vivere, poi filosofeggiare, dove il”filosofeggiare”, se non è sterile accademismo e/o tecnicismo, può andar bene, ma, se appunto staccato dalla vita…penso al mio collega d’università V.B. e allora…). Un esempio di qualche giorno fa: prima mattina, RAI, un giornalista va in pensione, trattasi di Ennio Remondino (sempre strenuo anticomunista, filo-Nato incondizionatamente, antislavo, nazionalista italiano: qui non è pregiudizio, è valutazione critico-analitica). Ora è in Turchia e gli chiedono se sia vero che colà per una ragazza è pericoloso girare da sola. Risposta dell'”inclito” (in un paese civile si farebbe una festa per essersi liberati di un cronista così fazioso, qui invece tutti rimpiangono su querida presencia…Mi sono sbagliato di pianeta, si vede…): “Mah …certo…io non sono una femminuccia…”. Stop: occhio al “lemma”. Femminuccia se rivolto a ragazza o donna è dispregiativo: una ragazza o una donna non è una femminuccia, come dimostrano prestazioni intellettuali, sportive, lavorative etc. di tante donne, grazie al cielo (o alla sorte, meglio, ma anche al carattere e al temperamento) superiore a tanti “ometti”. Ma c’è anche un’altra offesa sottesa alla parola: se detto di uomo o ragazzo, meglio se a lui riferito , vuol dire “checca” (e allora c’è anche il pregiudizio anti-gay) oppure “non virile” etc., Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 23 October, 2010
Categoria: Testi

Racconti del reparto “autogestito” di Imola: Giovanni Angioli, Riccardo, Cristina Vetrone e Banda Roncati

Armonie delle sfere

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Pubblicato il 23 October, 2010
Categoria: Notizie, Video

Giuseppe Casu. La psichiatria divisa sulla contenzione – dott. Giorgio Antonucci – Leonardo Tondo – Gian Battista Cassano



L’Unione Sarda


Il dibattito sempre aperto tra due diverse visioni. Parlano Tondo, Cassano e Antonucci

La psichiatria divisa sulla contenzione

Giovedì 21 ottobre 2010

Due le scuole di pensiero, simili quasi a due religioni che non trovano punti d’accordo. Chiedere agli psichiatri di parlare dell’uso della contenzione fisica (o contenzione meccanica, come la chiamano in gergo tecnico), così come dell’elettroshock, può scatenare un dibattito dai toni accesissimi. Esistono due visioni diametralmente opposte della stessa pratica, accomunate dall’unico spartiacque che è la legge di riforma della psichiatria ideata dal medico triestino Franco Basaglia.
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Pubblicato il 21 October, 2010
Categoria: Notizie

“Armonie delle sfere” – Reading di poesie e inediti di Giorgio Antonucci con Laura Mileto, Cristina Vetrone, Eugen Galasso, Maria D’Oronzo

Armonie delle sfere

Presentazione degli ospiti e reading poesia “Se mi ascolti e mi credi….” con musica (Video)


Voce narrante: Laura Mileto (Video)

Musica: Cristina Vetrone (Video)


Conversazione: Maria D’Oronzo (Video) e Eugen Galasso (Video)

Pubblicato il 20 October, 2010
Categoria: Presentazione, Testi, Video

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo