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Giorgio Antonucci, un uomo che ha contribuito ad abbattere manicomi e catene di ogni genere – di Vito Totire



Intervista a Giorgio Antonucci – trasmissione Laser RadioTelevisione Svizzera


https://www.youtube.com/watch?v=tHXLH-fdcJ4





Giorgio Antonucci è morto; è una perdita enorme; Giorgio ha instancabilmente lavorato per la libertà e l’uguaglianza; lo ha fatto dal luogo più difficile, dall’interno delle mura dell’ospedale psichiatrico; inizia a lavorare a Gorizia con Franco Basaglia per poi spostarsi a Reggio Emilia dove la sua prassi entra in sinergia con la forza propulsiva del “movimento operaio”, quel movimento che con le sue “calate” invade con intenti e con risultati demolitori la assurdità della segregazione , nelle mura manicomiali, di una sofferenza psichica causata o concausata dal modo di produzione capitalistico ; l’entusiasmo con cui Giorgio citava le “calate” operaie mette in luce con chiarezza il suo approccio non tecnico ma sociale, al problema della sofferenza psichica; Giorgio, di quegli anni, raccontava : ma quale “delirio”? ma quale “follia” leggere nel gesto di una donna che lancia sassi contro una corriera, se non piuttosto la protesta disperata di una persona povera che assalta il mezzo che porta lontano i suoi affetti con l’emigrazione coatta come fuga dalla miseria e dalla morte per fame o malattia? Dopo Reggio Giorgio si sposta a Imola; in forma di sfida l’istituzione gli assegna i reparti “punitivi” : i 17 e il 10; quelli delle persone “ agitate” e costantemente contenute; quelli che “opponevano viva resistenza alle cure” , alle “cure” sadiche del manicomi; in men che non si dica Giorgio con la sua èquipe di infermieri libera tutti; niente mezzi di contenzione fisica, niente psicofarmaci e neurolettici a vita; niente contenzione chimica ma relazioni, affetti, creatività, arte, inclusione e socialità; tutti ingredienti che non arricchiscono le lobbies del farmaco; in uno scenario che anni prima era stato teatro di violenze, se si potesse fare una classifica, persino peggiori delle ultime e più sofisticate : dallo shock insulinico alla malarioterapia (cioè ti procuro la malaria per farti guarire dalla cosiddetta follia) ; in quegli anni-dopo la innovazione di Giorgio–l’Oms conclude che gli psicofarmaci a vita sono controproducenti per la salute e per ogni tentativo o politica di reinserimento; e scopre pure (l’OMS) che il benessere psichico di una popolazione prescinde dalla esistenza o meno di “servizi psichiatrici” (per quello che i servizi psichiatrici nel mondo sono stati in grado di fare); ma la istituzione totale è dura a morire; Giorgio non ottiene riconoscimenti istituzionali e/o accademici; viene piuttosto incriminato (la legge 180/78 era già stata approvata da un pezzo) perché una persona ospite di un reparto da lui diretto viene uccisa sulle strisce pedonali da un automobilista ! Viene assolto ma la Procura di Bologna ricorre in appello; Giorgio viene riassolto; era evidentemente colpevole di non aver rinchiuso a chiave le persone esponendole ai pirati della strada! Colpevole di non aver privato della libertà le persone destinate alla reclusione…
Ma quello che Giorgio ha seminato, con un coraggio ed una ostinazione profetici, oltre ad aver affascinato centinaia di giovani e di puri di cuore di ogni età , comunque cresce nel mondo; per esempio nel modo di farsi carico della sofferenza che è stato definito “Dialogo aperto” (il finlandese Jaakko Seikkula e i suoi colleghi) e che richiama alla memoria le esperienze di Cooper (esperimenti della Villa 21) e le esperienze del filone che da antispichiatrico giunse a definirsi “non psichiatria”; c’è sintonia e assonanza tra Dialogo aperto e le idee e le pratiche messe in campo da Giorgio Antonucci pratiche ancora oggi confinate in Italia nella “sperimentazione” ministeriale , isola unica irraggiungibile in un arcipelago ancora votato alle pratiche custodialistiche (e a volte neppur quelle); devo ricordare una definizione che alcuni psichiatri dettero di Giorgio , lo definirono, con l’intento di sminuirne il grandioso lavoro, un “poeta”; in verità dove i denigratori vedevano un limite , vi era una ricchezza; Giorgio ha portato anche la poesia tra i modi per lenire la sofferenza umana; grande compagno, amico, temerario tagliatore di catene , abbattitore di muri, laceratore di camice di forza, coltivatore di libertà ed uguaglianze.
Ci mancherai, mancherai alla umanità che soffre. Ci impegniamo a ricordati, rileggere e diffondere le tue opere, continuare sul percorso a cui hai dedicato , senza risparmiarti mai, eccedendo in generosità, tutta la tua vita.
Grazie Giorgio.
Vito Totire

Pubblicato il 27 November, 2017
Categoria: Notizie

Film “Se mi ascolti e mi credi” – recensione di Eugen Galasso






LINK al docu-fiction: http://www.raistoria.rai.it/articoli/se-mi-ascolti-mi-credi/38025/default.aspx


A parte la commozione che mi ha suscitato la visione di “Se mi ascolti mi credi”, filmato di RAI Storia (tecnicamente”docufiction”, credo si dica – il lemma non mi piace, però), che non conoscevo,  composta da interviste allo stesso Antonucci, a suoi collaboratori e collaboratrici, nonché dalla ricostruzione di momenti salienti della vita del vero negatore della psichiatria, due aspetti mi risaltano all’occhio, anzi un aspetto e una riflessione, maturata però già in precedenza, che non avevo mai esplicitato: a)l’osservazione, desunta dal filmato: non sapevo dell’episodio di Antonucci, studente liceale (liceo scientifico di Firenze) che protesta in modo cortese ma fermo con la professoressa di inglese che aveva trattato male, interrogandolo, un suo collega “difficile”. Testimonianza di una persona coerente con i propri ideali e la propria caratterologia, capace di difendere deboli ed oppressi (di qualunque natura), di provare sentimenti, di indurne  riflessioni, con coerenza, anche rischiando e pagando duramente di persona (già allora, Antonucci venne  espulso dall’aula, sospeso almeno per un giorno dalla scuola, provvedimenti che, certamente, nella scuola post-fascista dell’epoca – era il 1949 – avevano un peso molto grave), come ha fatto sempre anche dopo; 2)la riflessione: la lotta per la giustizia e la dignità umana del dott Antonucci, che avrebbe potuto costruirsi un comodo e ricco futuro da psicanalista invece di impegnarsi, in zone lontane da Firenze (Emilia, Romagna, ma anche Friuli e altre zone) quale demolitore della psichiatria, è sempre stata sostanziata di un impegno sul terreno esistenziale (rifiuto di ogni violenza fatta alla persona umana, violenza indotta dalla psichiatria in ogni sua espressione) e sul terreno politico (“les plus nombreux et les plus pauvres”, i più numerosi e poveri, diceva già Saint-Simon), dove sono sempre i più poveri ad essere vittime di emarginazione e condanna sociale, dove una terribile condanna sociale sono, ancora oggi, TSO e manicomio (oggi “reparto psichiatrico”, con ipocrita eufemismo).  Il rifiuto del capitalismo e del neo-liberismo anti-egualitario e liberticida, in Antonucci, si congiungono con il rifiuto dell’esclusione sul terreno esistenziale. Per questo e per molto altro (poesia, saggi, interviste, impegno usque ad finem) Giorgio ci mancherà per sempre.   Eugen Galasso 


Ufficio stampa RAI : http://www.ufficiostampa.rai.it/dl/UfficioStampa/Articoli/SE-MI-ASCOLTI-E-MI-CREDI—IN-ATTESA-DI-CONFERMA-2b5f57ed-fa2f-47d3-a092-738d5d06609f.html

Pubblicato il 25 November, 2017
Categoria: Notizie

T.S.O. O INTERVENTO REPRESSIVO – Eugen Galasso






Francamente non ricordavo il caso di Andrea Soldi, morto tragicamente (soffocato) nel novembre 2015, in seguito a un TSO e all’intervento repressivo, prodromico al TSO stesso, di alcuni vigili iper-zelanti. Ora la beffa tragica: la promozione dei vigili in questione; non si tratta di un “promoveatur ut amoveatur”, ma invece di una conferma, di una promozione, tra l’altro da parte di una giunta comunale, quella della sindaca Appendino (5 Stelle) che aveva fatto sognare – ben sperare qualcuno – troppo presto, certo. Non sarà colpa della dottoressa Appendino direttamente, certo di decisioni prese nelle alte sfere della Polizia Urbana, a dimostrazione del carattere inamovibile di certe strutture gerarchiche; ma, oltre a ciò, rimane il fatto che la repressione si esercita nel mondo di una società da “irreggimentare”, ove ci sia un (presunto) “scarto rispetto alla norma”: la diagnosi per Soldi era di “schizofrenia”, ovviamente nell’ambito delle più che discutibili tassonomie psichiatriche. Rispetto a un modello di “normalità imposta” chi è “altro”, diverso, è il “cattivo”, il “reprobo” o semplicemente chi “rompe le uova nel paniere”, chi , volens nolens, mette in scacco il quieto vivere, non aderendo allo schema efficientista di ogni “buona” società capitalistica, chi (ancora una volta, consapevolmente o meno) perturba lo schema dominante, lo mette in crisi. Dopo Gilles Deleuze e Félix Guattari (al di là dei comportamenti di quest’ultimo come psichiatra) che esaltavano la schizofrenia, la rivendicavano contro l’esistente, ora il pensiero tende ad essere apologetico della “norma”, corifeo dell’ordine stabilito-imposto nella “democrazia” dell’apparenza, del fantasmatico spacciato per “reale”.    Eugen Galasso

Pubblicato il 10 September, 2017
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La riforma del T.S.O. dei Radicali Italiani – di Eugen Galasso





Fa piacere che il TSO, per una proposta radicale (i Radicali sono à la déroute, come affermano molti loro esponenti – dopo la morte di Marco Pannella, scomparso nel maggio 2016, ma comunque…) peraltro molto (troppo) moderata, comunque positiva, venga “relativizzato”, sottoposto a un “terzo”, ossia ad un “ad-vocatus” (chiamato presso, letteralmente), a un legale che faccia appunto da terzo rispetto al sindaco della città (o del paese) e allo psichiatra, per ora unici garanti del TSO stesso. Il clima, però, non è buono: il giudizio complessivo-dominante (e inculcato alla gente, tramite i media) è sulla “pericolosità sociale” dei “matti”, quanto al TSO. I testi di neurofisiologia, poi, di psichiatria, di psicologia generale, affermano (in genere, rare sono le eccezioni) che la “terapia elettroconvulsivante”, alias elettroshock , pur se non se ne conoscono le modalità d’azione (dire “terapeutiche” sarebbe assolutamente grottesco) della stessa sarebbero positive, nel caso della “depressione” (categoria assunta per vera a priori, si noti, come tutte le classificazioni ereditate dall’inizio del 1900, in sostanza da Kraepelin, tassonomie che, per es. Giorgio Antonucci, aveva messo in discussione ben prima di iniziare a liberare i e le pazienti dai manicomi, nonché prima di porre le sue riflessioni in tanti, importanti, libri, conferenze, articoli etc.  Il clima “culturale”, dunque, non è per nulla buono, ma questa possibilità (sempre che possa concretizzarsi a livello operativo-legislativo) può essere un “little break in the wall”, per dirla con i Pink Floyd ma non solo…       Eugen Galasso

Pubblicato il 7 September, 2017
Categoria: Notizie

Elettroshock oggi – Eugen Galasso





Roger Pycha, primario di psichiatria all’ospedale di Brunico e noto sostenitore dell’elettroshock, in un’intervista alla “Tageszeitung” sudtirolese (quella di Arnold Tribus) sostiene, contro tutti/e, almeno in Italia, la bontà dell’elettroshock, con argomenti “soft”, oltre a tutto: A) minimizzandone gli effetti, dove, a parte la pratica in sé, la narcosi/anestesia locale ha notoriamente effetti anche sul piano strettamente medico (ogni anestesia, anche locale, è comunque un problema, come noto, persino in sede odontoiatrica – ciò vale a fortiori per ogni intervento chirurgico, anche piccolo – di scarsa entità); B) la protesta anti-elettroshock sarebbe, Pycha dicit (ma anche il giornale avalla questa tesi), un fenomeno soprattutto italiano e di sinistra, il che, in un pubblico sudtirolese favorisce la classica associazione Italiani=comunisti, con le conseguenze ben note.  Anche se Pycha (diamogli ciò che è suo, pur se, riprendendo e contrario le famose parole, non è né Dio né Cesare, almeno finora…) usa toni “soft”, ammettendo che prima l’elettroshock aveva funzioni punitive-di controllo sociale (come se ora non ne avesse…), anche sul piano psichiatrico estende la terapia elettroconvulsivante a categorie comunque non omologate, in genere, come i “maniaci”. Ora, a parte la giusta contestazione delle tassonomie psichiatriche (qui Szasz e Antonucci docent, non Pycha, ovviamente), neppure la limitazione dell’elettroshock a persone con “depressione grave” (Giovanni Cassano, per es.) al primario dell’ospedale brunicense basta più…   Fate voi…    Eugen Galasso 

Pubblicato il 4 September, 2017
Categoria: Notizie

Fenomeno da baraccone del XXI sec – Eugen Galasso

Nelle ultime settimane moltissime città italiane hanno visto tournée dello spettacolo teatrale-circense “Psychiatric Circus”, dove momenti di spettacolo si incentrano, programmaticamente sul tema “follia”. Alcune considerazioni: A) quelli di “Psyochiatric Circus” danno ovviamente per accertato-acclarato a priori, senza bisogno di dimostrazione, che la follia esista – dunque un assioma, quello che la maggior parte delle persone accetta quale dogma; B) Tesi fondamentale, ricavabile anche dalle dichiarazioni di autori e attori è che “siamo tutti matti”. A parte la questione filologica (e non solo) sul rapporto pazzia-follia – “essere matti”(la follia sarebbe più “colta” e più “romantica”, l’essere matti un qualcosa che corrisponde a una gradazione minore), si propone la quieta accettazione di chi “pensa e si comporta diversamente” (sintetizzo affermazioni di Giorgio Antonucci) in chiave di “tolleranza”, non di “accettazione”, dato che “siamo tutti/e un po’strani/e”, il che sottintende, però, “certo alcuni/e persone lo sono di più”, ma che cosa volete farci…; C) La rappresentazione dei “matti” è comico-grottesca, come dire “fanno un po’ridere, sono sboccati”, dunque ancora una volta tolleranza, ma, presupponendo che siano comunque inferiori, meno intelligenti, meno capaci etc.
Eugen Galasso

Pubblicato il 20 August, 2017
Categoria: Notizie

Osservazioni su la proposta dei compagni “Radicali italiani” – Vito Totire









Ricordare la luttuosa vicenda di Mastrogiovanni è una azione importantissima ed una denuncia civile contro la violenza delle istituzioni totali; ogni azione che contrasta la pratica dei trattamenti sanitari obbligatori è fondamentale per tutelare i diritti civili delle persone; che gli internati con i tso debbano essere considerati a tutti gli effetti “persone private della libertà” è ovvio ma le istituzioni politiche cosiddette “elettive” non lo vogliono capire; dal 2004 come , avendo iniziato in quella data a commentare e criticare pubblicamente il rapporto semestrale sulle carceri che la Ausl devono redigere, chiediamo con insistenza per quale motivo da questo rapporto sono state sempre escluse realtà come i CIE, i reparti psichiatrici che gestiscono interventi coatti e, infine, le REMS; le istituzioni locali e nazionali non hanno mai risposto, né hanno mai risposto i garanti delle persone detenute; non si vuole generalizzare, anzi, prendiamo atto di come il garante nazionale abbia , di recente, sostenuto la tesi che non affermiamo esplicitamente e reiteratamente , dal 2004, quella appunto di prendere in esame la condizione di tutte le paesone “private della libertà” e non soltanto delle persone detenute nelle carceri tradizionali; ora: i tso sono evitabili, tutti; questa prassi autoritaria e violenta va superata; ed è possibile farlo; lo dimostra la esperienza materiale e storica di Giorgio Antonucci; lo dimostra quello che sta avanzando in Europa sull’onda del metodo definito “dialogo aperto” proposto da Jaakko Seikkula (Finandia) che ha dato impulso addirittura in Italia ad un progetto ministeriale CCM del quale però non si vedono ancora risultati concreti a livello territoriale; anche la prassi del superamento della contenzione fisica si è affermata solo in una piccola minoranza delle decine di centri psichiatrici esistenti in Italia; ovviamente la contenzione fisica non deve essere sostituita dalla “contenzione chimica” cioè farmacologica; deve essere semplicemente superata perché questo è in sostanza eticamente giusto e materialmente possibile; come perseguire gli obiettivi che riteniamo giusti?
Purtroppo, in generale, l’idea dei “garanti” è stata presa, svilita e lottizzata dai partiti fino a fare di questa figura non più il garante dei detenuti ma il garante della falsa coscienza delle istituzioni e dei partiti; sarebbe erroneo generalizzare e negare le “buone intenzioni” soggettive di alcuni o di molti garanti; vedremo come andranno avanti le cose: i garanti riusciranno ad interferire? Come? Quanto? Una ultima drammatica vicenda cime quella del “suicidio” (se questo è stato davvero) di Marco Prato nel carcere di Velletri mostra i limiti del ruolo del garante che, in questa circostanza, aveva segnalato ampiamente e chiaramente la condizione di rischio: risultato, in termini di
prevenzione, zero; dunque se deve esprimere perplessità e dubbi sullo strumento tecnico e sul percorso indicato da Radicali italiani devo tuttavia ringraziare Radicali italiani di questa iniziativa perché solo nuotando controcorrente-anche se già intravediamo limiti e rischi del percorso-potremo fare passi avanti; gli obiettivi sono peraltro tutti assolutamente condivisibili: contrasto alla violenza delle istituzioni totali, superamento assoluto dei metodi coatti e delle contenzioni sia fisica che farmacologica, libertà assoluta di relazione e di contatti con l’esterno per le persone accolte nelle strutture dove si possano gestire condizioni psicologiche critiche, realizzazione di relazioni solo di tipo consensuale e solidale.
Esistono ancora molte pratiche coatte dichiarate ma anche-dunque ancora più subdole-non dichiarate ma di fatto manicomiali; si pensi che a Bologna esistono ben due strutture ospedaliere private che si autodefiniscono , senza remore, “ospedale psichiatrico privato accreditato”, e questo a tanti decenni dalla legge 180 de 1978; così esiste una diffusa realtà che alcuni operatori definiscono “ricovero volontario col cuccio” e che, fuori dal gergo psichiatrico-istituzionale, significa “formalmente volontario” ma di fatto coatto (sulla base di una adesione forzata e non veritiera alla proposta di ricovero da parte della persona); sui ricoveri “volontari col cuccio” le istituzioni fanno affidamento per ridurre la incidenza dei tso ufficiali avendo oramai capito che il tasso di tso è indice di migliore o peggiore funzionamento dei servizi psichiatrici; il tso non è un “evento naturale” connesso alla presunta “malattia” ; è un evento socialmente determinato esattamente come altri eventi dell’universo coattivo come il carcere; una recente riflessione e pubblicazione di M. Marmot (La salute disuguale) commenta le differenze, e le motivazioni delle differenze, nei tassi di carcerazione tra Islanda, GB e USA; Marmot evidenzia come la carcerazione cresce col crescere della forbice delle disuguaglianze sociali e di reddito e decresce invece in virtù dei livelli di coesione sociale; è ovvio che la devianza penale e la devianza psichiatrica siano eventi differenti ma la chiave di lettura di Marmot è universalmente utile come chiave di lettura delle dinamiche delle istituzioni totali; tornando ai ricoveri “volontari col cuccio” : in queste circostanze, in effetti, un garante può interferire per facilitare la emersione della effettiva volontà della persona internata ; non potrà svolgere tuttavia questa azione un garante nominato dai consigli comunali e regionali e nominato esattamente con le stesse logiche partitiche di spartizione e lottizzazione delle poltrone; allora forse è più congruo e realistico, anche se molto oneroso, agire dall’esterno senza mediazioni con le istituzioni.
Buon lavoro a tutti e grazie a Radicali italiani;
come dire: senza un miraggio la carovana non si metterebbe neppure in movimento…e rimanere fermi significherebbe essere corresponsabili della violenza liberticida e fisica delle istituzioni totali.


Vito Totire

Pubblicato il 26 July, 2017
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La proposta di riforma del T.S.O. dei Radicali Italiani – Interventi del dott Giorgio Antonucci e dott Maria D’Oronzo








Il quadro giuridico internazionale, le esperienze italiane, le strade da percorrere.


http://www.radioradicale.it/scheda/515624/il-diritto-della-follia-il-trattamento-psichiatrico-involontario-in-ambito-penale-e

Pubblicato il 26 July, 2017
Categoria: Notizie

“Il giudizio psichiatrico costituisce la prima e più diffusa segregazione”



da:“I pregiudizi e la conoscenza critca della psichiatria”.

Giorgio Antonucci e Eugenio Melandri hanno portato gli internati del manicomio al Parlamento Europeo per affrontare il problema della difesa dei propri diritti. Prima volta nella storia.
(vedi: Intervista a Giorgio Antonucci, di Clarissa Brigidi, IV parte).


Pubblicato il 10 July, 2017
Categoria: Notizie

Film: “Se mi ascolti e mi credi. Giorgio Antonucci, un dottore senza camice”




Il bellissimo documentario della RAI sul Dr. Giorgio Antonucci, protagonista assoluto della scena antipsichiatrica e psicoanalitica italaiana, membro della Association des Psychanalystes Européens e tante altre. “Se mi ascolti mi credi”


http://www.raistoria.rai.it/articoli/se-mi-ascolti-mi-credi/38025/default.aspx

Pubblicato il 6 July, 2017
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo