Archivio della Categoria: ‘Testi’

Psichiatria e giustizia – Eugen Galasso

Come rileva molto bene Renato Piccione, allievo di Basaglia cui dedica il suo opus magnum, “Manuale di psichiatria” (Roma,  Bulzoni,  1995), è difficile definire il concetto di psichiatria, più difficile ancora definire una nosografia delle presunte, (secondo Giorgio Antonucci, ma timidamente il concetto è già in Piccione e prima ancora in Basaglia,  mentre dalle opere di Laing, Cooper, Esterson etc. la negazione della psichiatria come scienza si ricava, ma con qualche “colpo di coda” non “indietro”, ma quasi nel senso di una neppure larvata apologia del disagio psichico – butto là il concetto, che però sarà da riprendere altrove),  immaginarsi stabilire una normatività della diagnosi psichiatrica per stabilire la colpevolezza di un imputato in condizione di sedicente “raptus”, per es.  Contro la concezione corrente di certa “cultura alternativa” che vorrebbe tout court abolire il carcere, secondo il basagliano Piccione, la colpevolezza di un cosiddetto “malato psichico” non deve essere un tabù, anzi. Riconoscerlo come colpevole, in certo qual senso, può voler dire riconoscerlo come persona,  accettarlo nella comunità,  mentre relegarlo in un manicomio criminale,  anzi (pardon!) “Ospedale psichiatrico giudiziario” (la denominazione ufficiale), significa non “curarlo” (che cura del resto sarebbe quella praticata  in un reparto psichiatrico…) ma condannarlo (in genere a vita, usque ad mortem,  se si  tratta di un reato grave o meglio gravissimo) ad un’istituzione totale. Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 10 February, 2011
Categoria: Testi

Racconto – Eugen Galasso

Raccontino senza referenti attuali (comunque slegato da ogni legame contingete):
C’era un vigoroso difensore del Grande Capo, che ne difendeva ogni segreto scrupolosamente, senza eccezioni. C’era poi un meno vigoroso, ma comunque cospicuo Oppositore, che negava ogni suo atto, pubblico o privato che fosse. Disponevano di una dialettica implacabile, senza alcuna pausa né incertezza. C’era invece un inviato un po’ più giovane, forse, dialetticamente molto più “sparuto” idem era nel fisico, (ma le tesi di Lombroso e Gall lasciamole nel loro tempo) ma argomentante, forse un po’ cavilloso nel cogliere in castagna i due Contendenti. Insisteva, voleva vederci chiaro, non cessava di documentarsi.  I due, odiandosi come prima, decisero però una tregua tattica, ossia di elaborare provvedimenti contro “questo tipo”, che non si  capisce cosa voglia, chi sia.  “Sarà forse dei controservizi segreti arcideviati?” (dichiarazione congiunta dei due  “eroi”, rilasciata non si sa bene a quale sito di “Shitpedia”, criptata, poi  decriptata…).  Detto fatto, si presero provvedimenti: e il nostro “criptoimbranato acquacheta” (così lo defininvano alcuni “amici”) fu sottoposto a un “bel” TSO (Trattamento sanitario obbligatorio). Ricoverato dapprima in psichiatria, con la diagnosi “delirio paranoide, stati allucinatori” fu successivamente collocato in una clinica privata, con tutti i trattamenti “del caso”.

Eugen Galasso

Pubblicato il 8 February, 2011
Categoria: Testi

“Ausmerzen” – Eugen Galasso



Nell’ultima settimana di gennaio la rete “La 7” ha proposto un validissimo esempio di teatro in TV (forse l’unico esempio, ormai, dopo che anche Fo, Albertazzi e altri hanno rinunciato all’impresa, mentre il cabaret, mi si scusi, è altra cosa, la satira politica anche-bravissimo Crozza, ma anche quello è “altro”,  proprio come genere),  l’ “Ausmerzen” (sradicare, sopprimere, questa la traduzione più adeguata) di  Marco Paolini, che si riferisce allo “sradicamento” operato dai nazisti (che non meritano di essere chiamati “nazionalsocialisti”, in quanto storicamente di “socialista” non ebbero nulla) di chi non è conforme alla presunta “norma”, ossia allo standard accettato di “normalità” nel pensiero e nel comportamento, standard in genere scialbo, volgare, sciocco (basta che qualcuno/a dei lettori e delle lettrici pensi alla “rimpatriata” con gli ex-compagni di classe… Dopo mezz’ora ci s’annoia, dopo un’ora e mezza non si vede l’ora d’essere altrove…). L’ “Ausmerzen” si svolgeva o fucilando o  “gasando” presunti “malati mentali” o diversabili (cioè: soppressione diretta, uccisione neppure larvata o caché) oppure sterilizzando donne e uomini portatrici  e/o portatori di handicap (l’handicap è sempre e comunque socio-culturale, che una persona sia tetraplegica e bloccata da barriere architettoniche, sia cieca e non agevolata nei movimenti, che sia “diversabile” ed esclusa da certi lavori, che sia considerata “malata di mente” e sottoposta a TSO oppure-nel caso “migliore” – costretta a ingurgitare più ancora che ad assumere psicofarmaci). Una realtà su cui lo spettacolo di Paolini, contro il teatro di consumo e comunque totalmente al di fuori di esso, fa informazione (o, se volete, “controinformazone”, ma è solo questione di intendersi, non si vuol fare del nominalismo) informa. Chi voglia documentarsi meglio trova libri sulla sterilizzazione, ma anche in Internet vari siti (soprattutto inglesi, per cui “sterilisation” vale meglio che “sterilizzazione”, certo) a riguardo. La sterilizzazione imposta perdura, in vari paesi, anche democratici e magari socialdemocratici(Nord-Europa), dove naturalmente in paesi democratici non si rivolge quasi mai contro perseguitati politici, mentre dove c’è un regime autoritario e/o totalitario domina la violenza contro tutti/e.  Ma, se il programma-spettacolo di Paolini merita un plauso unanime, non altrettanto vale, come rileva sul sito Giorgio Antonucci, con la sua solita competenza e il suo acume pieno di umanità, per il post-spettacolo, ossia i commenti ex-post, i commenti da talk-show proposti sempre da “La7” per corredare “di note” lo spettacolo, con tanto di tentativo di relegare il tutto nel passato, mentre oggi e domani tutto sarebbe ideale o quasi… Qui, invece, l’attenzione e la vigilanza di chi ha a cuore i diritti delle persone, di qualunque orientamento siano, devonon esercitarsi, sempre e comunque, guardando all’oggi e al (possibile) domani, rivolgendo lo sguardo, però, non solo entro i confini di casa…


Eugen Galasso

Pubblicato il 4 February, 2011
Categoria: Testi

“Diversabili?” – Eugen Galasso – Video

L’incontro tenuto a il 28 gennaio scorso al H.U.B. bolognese ha visto un’attività realmente seminariale sulla  tematica “Diversabili?“. La responsabile del Centro di relazioni umane, la dottoressa Maria D’Oronzo, ha evidenziato  come sia  estremamente comodo  per i poteri costituiti imbottire bambini/e e ragazzi/e di Ritalyn  e di altre sostanze “tranquillanti”, come al tempo stesso le diagnosi di  ADHD prolifichino…Quando non si sanno risolvere i problemi di bambini e adolescenti, li si reprime, “addormentandoli”, come certificano persone impegnate nel settore quali insegnanti e educatori.  La neurologa dott. Mirella Pizzi ha ricordato il trauma del bambino diagnosticato “insufficiente” e sottoposto a un’umiliante trafila di “cura”. La dott. Debora Guidi, autrice di un pregevole lavoro (tesi quinquennale-magistrale in Scienze della formazione) sul “Bambino ospedalizzato” ha posto in luce problemi e potenzialità di questo tipo di difficoltà: se i  reparti pediatrici sembrano e in qualche modo sono più accoglienti (clown-terapia,  colori più freschi nelle stanzette, giochi e computer, genitori in reparto, scuola più democratica in reparto), rimane un trauma di fondo (la malattia in sé) che certo la crisi economica mondiale e il suo uso da parte dei poteri non contribuisce a far superare adeguatamente. Un  bel video (anzi promo) , “Ci provo”, introdotto da Valentina D’Alessandro, pedagogista dell’handicap residente a Bologna, non presente per altro impegno (era impegnata a Milano) dove si mostrano i progressi di  Luigi, laureando in scienze della formazione e down premiato con l’ Erasmus all’Universidad de Murcia, ha fatto riscoprire la gioia dell’avventura creativa per persone contro cui il pregiudizio si rivolge oggi con maggiore prudenza, risparmiando insulti e scherzi feroci, ma comunque nel “mirino” degli sciocchi, indottrinati dai soli pre-giudizi, come ha rilevato anche il maestro Alessandro D’Alessandro, oltre a chi scrive, dove il polistrumentista D’Alessandro pone in evidenza come  in Venezuela  un musicista abbia creato un vivaio di musicisti ex- ragazzi sradicati, strappati a un triste avvenire da  galeotti… Un’occasione formidabile per riscoprire il valore della creatività, del “pensiero divergente”, da sempre guardato con sospetto dai poteri occhiuti, da “psicopsichiatri” (tautologia ovviamente voluta) al servizio di chi sorveglia e punisce e basta… In altri termini, la lotta contro la psichiatria  e quella per il riconoscimento di ogni persona (dove sappiamo che l’handicap è sempre e solo socio-culturale), a prescindere dalla loro supposta “diversabilità” (il punto di domanda aggiunto deriva dal pioniere del settore, il pedagogista bolognese Andrea Canevaro, ma è condiviso da chi, in università e sul campo opera nel settore, come i pedagogisti Cuomo e Mannucci, tra gli altri) è la stessa lotta, le me^me combat, per  dirla, significativamente, con l’espressione-chiave della grande “Commune de Paris”, 1871,    grande utopia realizzata, ahimè e ahinoi, per neppure un anno…
Eugen Galasso

VIDEO

Pubblicato il 2 February, 2011
Categoria: Eventi, Testi

Bologna serata antipsichiatrica – Eugen Galasso


Umanità Nova, 23 gennaio 2011

Serata oltremodo vivace, nel circolo culturale “Barberia”,  quella dedicata alla “Questione Psichiatrica, con notevole concorso di persone. Suonavono note travolgenti la “Banda Roncati” e la lettura con Joseph Rudyard Kipling, Alda Merini, Franco Basaglia, Giorgio Antonucci, proposti con efficace comunicazione empatica da Fabrizio Pizzotti ed Elena Gentili, con Giulia Verani alla fisarmonica e Vladimiro Cantaluppi al violino (accompagnamento musicale essenziale, mai inutilmente “solistico”), dove le luci e la fonica sono state create e coordinate da Alessandro Cerioni, tutti del gruppo “Oide” (in greco il verbo significa vedere come anche conoscere). Con alcuni video oltremodo efficaci, in particolare l’intervista a Giorgio Antonnucci, per tanti anni antipsichiatra sul campo (Cividale, Reggio Emilia, Imola) e nella produzione teorica, poeta, con quello appassionato e ironico di Thomas Szasz, nel suo american english ancora simpaticamente “macchiato” di pronuncia ungherese, la serata ha visto anche un dibattito lungo e appassionato, dove la dottoressa Maria D’Oronzo, responsabile del “Centro di relazioni umane” e chi stende questa nota (il prof. Giorgio Antonucci era assente per motivi di salute) hanno mostrato come il TSO (trattamento sanitario obbligatorio, di fatto il ricovero coatto nell’ex-manicomio, ora clinica psichiatrica o reparto di Psichiatria dell’Ospedale), l’uso dell’eletroshok tuttora praticato in varie strutture soprattutto private, anche a Bologna, la contenzione, nel *migliore dei casi* l’impiego degli psicofarmaci, costituiscano una chiara intromissione del potere e dei poteri nella vita dei singoli, violandone vita e pensieri.

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Pubblicato il 31 January, 2011
Categoria: Testi

L’inganno psichiatrico – Lucia Maria Catena Amato



E’ da ieri che sono molto scossa per quello che mi è successo. Provo una grande sofferenza dentro di me.Ho ricevuto una lettera della quale, in primo luogo, per il sacrosanto rispetto che devo a chi la scrive, a cui non ho chieso il consenso per pubblicarla secondo le leggi vigenti, non posso rivelare il suo contenuto ed il nome del suo autore.
Solo quindi brevi parole ed alcune considerazioni che ritengo essenziali. Sulla busta, nell’ intestazione vi era scritto: “avvocatessa” Maria Lucia Catena Amato e dietro nel mittente: “disabile” ed il nome e cognome.
Ora, senza nulla togliere al mio titolo, che mi sono con il sudore della fronte e senza appoggi alcuno guadagnata, desidero urlare al mondo intero, con tutto il mio cuore e con tutta l’anima, che io e la persona che mi ha scritto questa lettera non abbiamo niente di diverso. E che egli non è: “disabile”. Non ha nessun marchio di infamia. A maggior ragione quando tale marchio di infamia le viene attribuito dall’ industria di morte che si chiama psichiatria.
Ed oggi nel giorno della memoria sacrosanta per le vittime dell’olocausto, un’altra se ne dovrebbe creare altrettanta sacrosanta per le vittime dei crimini psichiatrici, altrettanto atroci come quelli del nazismo.
Siamo uguali io ed caro “disabile” della lettera. Uguali nella sofferenza, anche se non ne conosco il suo volto. Quello che è stato fatto a lui è stato fatto a me. Per le medesime ragioni e con il medesimo sistema: l’inganno psichiatrico.
Con una differenza però. Che io, non sò, se per caso o per volere di un dio se esiste, sono riuscita ad uscire fuori dall’industria di morte, dove ho rischiato la pelle per impregnazione neurolettica, e costruire la mia vita, e diventare “avvocato” e “giudice onorario” presso il Tribunale di Patti, distretto corte d’Appello di Messina” da dieci anni ormai. Riverita, rispettata, ossequiata, e considerata un ottimo magistrato, a cominciare dal mio Presidente, che mi ha affidato incarichi prestigiosi, sia da tutti gli avvocati, con i quali trattengo, pur nel rispetto dei rispettivi ruoli, uno splendido rapporto di stima ed amicizia reciproca, con all’attivo molteplici sentenze. Quindi, ora, sono “sana” di mente. Ho tutto il potere per esserlo. Al contrario del caro “disabile” che mi scrive, che purtroppo ha continuato per quella via di distruzione e non di certo per suo volere o perchè fosse lui “malato” ed io no, od io “guarita” e lui no. E qui mi fermo. E lascio alla sensibilità di chi avrà la pazienza di leggere queste mie parole, di sentire dentro il proprio cuore quello che sento io mentre le sto scrivendo e di trarne le sue personali considerazioni se lo desidera.
Avrei preferito farlo in altra sede ed in un momento diverso. E lo farò certamente. Ma, avverto il bisogno personale ora, di ringraziare Maria Rosaria D’Oronzo, che mi ha permesso di scrivere in questo sito e che da quando ci conosciamo mi ha fatto comprendere parecchie cose sulla mia vicenda personale che mi erano sempre sfuggite. Aspetti fondamentali. E, in primo luogo Giorgio Antonucci, perchè senza il suo prezioso aiuto, non sarei mai ritornata nei miei testi giuridici, ricominciando a progettare un futuro professionale. Non sò se potrò togliere il termine “onorario” dalle mie funzioni. Ed essere Magistrato. Ma una cosa è certa e desidero che si sappia. Giorgio mi ha ridato la possibilità di impegnarmi sui testi di studio.Possibilità che per i miei problemi esistenziali non avevo prima. E questo al di là di ciò che sarà il risultato del mio concorso. Mi ha donato la possibilità del domani.
Grazie Giorgio.
Maria Amato.

Pubblicato il 30 January, 2011
Categoria: Testi

“Ausmerzen” (di Marco Paolini): un ottimo spettacolo e un pessimo dibattito – Articolo – Giorgio Antonucci

Onli/L’nformaione s-confinata



“Ausmerzen” è uno spettacolo efficace, Marco Paolini è stato molto bravo, non solo dal punto di vista artistico. Ha detto bene delle cose giuste, ha testimoniato avvenimenti importanti e tragici, ma ho avuto l’impressione che Paolini abbia compreso la questione dello sterminio dei degenti degli ospedali psichiatrici nazisti molto meglio di quelli che hanno partecipato al dibattito successivo. Anzi ha sicuramente capito di più, perchè si è immedesimato nelle vittime.
Purtroppo, il dibattito non ha tirato le conclusioni di quanto raccontato da Paolini, anzi è caduto per l’ennesima volta nel tranello del “c’era una volta”, del racconto di un mondo che non esisterebbe più. Invece non è così, gli esempi sono sotto i nostri occhi, basta guardarli. Le persone muoiono ancora stretti alle camicie di forza. Lo spettacolo era in diretta dall’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini e il Niguarda, dove si muore ancora legati ad un letto di contenzione, non era lontano.
Nel corso del dibattito ho sentito dire che l’Italia è un paese all’avanguardia grazie alla Legge Basaglia, ma la realtà è molto diversa. I manicomi esistono ancora, anche se vengono chiamati in altro modo, ed esistono ancora perchè la legge Basaglia non ha cambiato le cose come si sperava, perchè si è lasciato il diritto agli psichiatri di prendere una persona contro la sua volontà e di imporre la camicia di forza o altri mezzi di contenzione. Si è lasciata in vita la sottocultura e la pseudoscienza che sta dietro ai manicomi.
C’è un legame non solo storico tra psichiatria e razzismo, perchè entrambi qualificano alcune persone come incapaci di scegliere e incapaci di pensare. Entrambi, quindi, creano i “sottouomini” che il nazismo ha poi voluto eliminare. Il dibattito avrebbe potuto approfondire questo tema, lo spettacolo di Paolini ne aveva fornito la possibilità, ma non è stato fatto. La mentalità che sta dietro ai manicomi è la stessa che sta dietro ai campi di concentramento, ma si è preferito parlare di tutto al passato come se il problema non ci riguardasse più. Ancora una volta non è stato valutato uno dei problemi centrali, quello del potere.

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Pubblicato il 27 January, 2011
Categoria: Testi

Science fiction e follia – Eugen Galasso



Notoriamente, quando si parla di fantascienza, non si sa quale si intenda, perché se ne parli etc. E’ noto a ogni buon lettore, però, il fatto che esistano diversi tipi di science-fiction: quella banale, corriva, di puro consumo, quella che, invece, studia il presente per darci una pre-figurazione del futuro (mi esprimo così, per esser rapido nell’esposizione: un’esplicazione ulteriore richiederebbe ben altra trattazione, certamente molto più lunga e dettagliata). Tra quest’ultima, l’unica che valga la pena di leggere, credo, figurano autori come Phil Dick e Robert Silverberg (1935-vivente), segnatamente per il loro rapporto con la “follia”. Se in Dick, autore “maledetto” di cui si parlerà in altra occasione, il tema è legato alla sua “vita spericolata”, al suo assumere droghe psichedeliche, in Silverberg, anch’egli nordamericano ma di salde origini ebraiche, la “follia” come tema-chiave viene trattata sì, ma non sempre e non prioritariamente, direi inter cetera. Così nel suo romanzo “Shadrach in the Furnace” (Shadrach nella fornace, dove una volta tanto il titolo italiano rispecchia quello originale), si immagina il superchirurgo Shadrach, dedito solo alla cura del corpo del dittatore Genghis II Mao IV Khan (scherzo o meglio gioco linguistico feroce, anche perchè il 1976 è l’anno della morte di Mao- Tse-Dong!), che rischia però di finire, come il personaggio biblico, nella fornace del “nuovo Faraone”… In vari “intermezzi”, falseo almeno apocrife(?) lettere scritte da Shadrach che immagina d’essere il suo “supercurato” dittatore, si riflette sulla “pazzia”: “Se il dominatore del mondo è schizoide, questo ha gravi conseguenze per i suoi simili? Credo di no. Ho studiato attentamente la storia. I popoli hanno sempre avuto i dominatori che si meritavano, i dominatori appropriati. Un sovrano rispecchia lo spirito dei suoi tempi ed esprime le caratteristiche più profonde del suo popolo. Hitler, Napoleone, Attila, Augusto, Ch’in Shih Huang Ti, Genghis Khan, Robespierre: nessuno di loro era un incidente o un’anomalia della storia: tutti erano espressioni organiche delle esigenze dei tempi” (R.Silverbeg, “Shadrach nella formace”, cit., Mondadori Urania 095 Collezione , Milano,  2001, p.254), dove Silverberg esprime anche la concezione di un antipsichiatra quale Giorgio Antonucci (dove idee comuni non hanno a che vedere con la conoscenza diretta né con la conoscenza mediata dai libri e dai testi scritti – molto facile che Silverberg non abbia mai letto Antonucci, forse avrà letto, non si sa, qualcosa di Laing e di Cooper, ma nessuna pezza d’appoggio lo dimostra):  facile dire che i dittatori erano o sono “pazzi”, argomento che in realtà li scusa, quasi a dire: poveretti, non era colpa loro, ma della loro “malattia”. Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 23 January, 2011
Categoria: Testi

Trento: SPDC “a porte aperte” – Eugen Galasso

Qualcosa di antipsichiatria e antipsichiatrico sembra comunque permanere, nonostante l’andazzo sia quello della reazione psichiatrica: penso all’esempio, recente, delle prossima iniziativa “Porte aperte” al “Servizio psichiatrico diagnosi e cura” dell’ospedale “Santa Chiara” di Trento. In un nobile testo di presentazione, che richiama i collegamenti con le iniziative simili che si svolgono a(e quindi in collaborazione con) e nelle strutture simili di Siena, Arezzo, Mantova, Portogruaro e Merano (a questo proposito menziono l’antipsichiatra dott.Lorenzo Toresini, infaticabile sostenitore di qualcosa d’altro e di alternativo – lo scorso carnevale a Sinigo, frazione di Merano, dove si alloggia Casa Basaglia , su uno dei carri allegorici, quello dedicato alla “pazzia”- Erasmo da Rotterdam, non quella condannata e sanzionata da tutti i poteri – “svettava” appunto Toresini, a conferma del fatto che la “follia”, sempre che esista e sempre indipendentemente da che cosa sia invece-pensiero “altro”, creatività, intuizione – è patrimonio di tutto il genere umano).  Da approfondire e da seguire l’esperienza trentina come quella delle altre città e cittadine coinvolte; significativo e incoraggiante il fatto che due capoluoghi di provincia siano in Toscana, con Siena ed Arezzo – peccato non vi siano anche Pisa – che invece è notoriamente un “feudo cassaniano”, quindi della “reazione psichiatrica” e Firenze – peccato anche che le democratiche e aperte Emilia e Romagna – sia detto senza retorica e senza alcuno spirito umoristico o di sberleffo, anzi con la massima serietà, in quanto ne sono profondamente convinto non aderiscano, peccato infine che il Centro-Sud d’Italia non sia rappresentato, come non lo sono, “trasversalmente” (uso a malincuore l’avverbio in quest’accezione e in questo contesto) molte città del Nord e Centro-Nord, delle isole etc.  Tentativi “riformisti”, per carità, quelli qui positivamente evocati, non “rivoluzionari”, ma sono profondamente convinto della necessità di essere “trasparenti”, “aperti”, perché invece chi pratica l’elettroshock e la contenzione ha tutto l’interesse a se cacher, ossia a nascondersi, occultarsi, magari “infiltrarsi”. Contro la contenzione, ricorda la nota informativa che è acclusa alla segnalazione, si era già battuto, caso più unico che raro, John Connely nel 1800. Un’impresa ciclopica, pare, quella di abolirla dappertutto, quando la psichiatria quella “bella dura”, hard, tamugna, reazionaria, fatta di psicofarmaci, ma non disdegnando neppure elettroshock e lobotomai, riprende vigore e “legittimità”…
Eugen Galasso

Pubblicato il 19 January, 2011
Categoria: Testi

Pandemonium – Gilbert Keith Chesterton – Eugen Galasso



Alla letteratura (soprattutto alla grande letteratura) va da un lato il merito di aver cercato di confrontarsi con il tema dell’ “altro”, inspiegabile e spesso relegato nella “pazzia”, dall’altro essa ha attinto a piene mani stimoli e idee dalla psichiatria. Troppo, diremmo, ma qualche volta il risultato è tale da mettere in crisi totalmente i parametri diagnostici della psichiatria stessa. Ho letto di recente (non conoscevo l’opera) “The Ball and the Cross” (La sfera e la croce, trad.italiana, Treviso, Morganti, 2010, ma l’originale è del 1909)  di Gilbert Keith Chesterton, inglese, vissuto dal 1874-1936. Romanziere, saggista-polemista, autore di biografie importanti quanto “particolari” per lo stile, Chesterton è autore “anomalo”, “eccentrico”, se consideriamo uno standard sia commerciale sia di scrittura. Anche giornalista come pure brillantissimo giornalista, Chesterton è autore dei racconti e romanzi ispirati alla figura di Padre Brown, prete-investigatore e sorta di Holmes in abito talare.
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Pubblicato il 18 January, 2011
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo