Creatività nell’opera di Giorgio Antonucci – Eugen Galasso

Per creatività  intendiamo, in sintesi, il non seguire il “semplice” percorso logico deduttivo A-B-C etc. (ossia A implica B, B C etc.), ma collegare elementi apparentemente slegati (come A e D, per ex., F e N etc.); per dire le cose più compiutamente:  1)”La capacità di osservare, sentire, ascoltare”;  2)”la capacità di pensare rapidamente e liberamente” (ossia il non lasciarsi condizionare e imbrigliare da schemi pre-fissati, da idee ricevute);  ) “la capacità di adattarsi velocemente a nuove situazioni e di mutare il proprio pensiero”(1);   4)Seguire vie nuove e non facilmente individuabili, comunque insperate-inaspettate. L’elemento “sorpresa” e novità è quello che fa parlare di “pensiero divergente” e non “convergente”;  5)La vera creatività consiste non solo nel trovare risposte nuove a domande classiche o comunque già poste, quanto invece nel formulare nuove domande;  6)Questo lo fa molto bene Giorgio Antonucci, quando, “sparigliando i giochi”, chiama non scienziati o medici (la medicina è al massimo scienza derivata, senza biologia, informatica etc. non  avrebbe conosciuto i progressi attuali) ma artisti e facendo interagire i presunti “malati” con la presunta “normalità”, con gite, visite a città e mostre d’arte etc.; 7)La creatività, che  negli States più che in Inghilterra (Guilford, Torrance) era concetto noto in psicologia,  ma non aveva cambiato nulla nella psichiatria (Szasz è altra cosa, ha derivazioni culturali diverse, dove anche le esperienze di Laing e Cooper non si rifanno alle teorie sulla creatività);  8)La creatività non è solo -come erroneamente si crede, tuttora- appannaggio dell’arte (in riferimento, ovvio, ad ogni forma d’arte, dalla pittura alla scultura all’architettura, alla musica,  al teatro, alla danza, al cinema, alla computer-grafica, alle “arti miste”, anche in riferimento alla provenienza “artigianale” di molte forme d’arte,  ma è tipica anche delle scienze, anche qui intese nella loro complessità e pluralità, come dimostrano alcune testimonianze: A)Ippocrate, quale medico-filosofo-“artista” (la medicina come arte, ma ciò vale, variamente, per tutta l’arte e il pensiero greci);  B)Copernico, Galileo, Keplero, cultori di astronomia, fisica, matematica, letteratura e arti varie, che consideravano le loro opere in questi secondi ambiti non meno importanti di quelle prettamente “scientifiche”. Idem vale per Isaac Newton, forse più impegnato quale esegeta biblico che come scienziato, se guardiamo al tempo dedicato agli studi biblici rispetto a quelli astronomici; anche in Newton l’aspetto “intuitivo” è fondamentale (caduta della famosa mela, sua incidenza nel darsi conto della legge della gravitazione universale);  C)Albert Einstein, a proposito della teoria della relatività, parla esplicitamente della sua “intuizione”, in un primo momento, solo successivamente “avallata” dalla dimostrazione logico-matematica.  Complessivamente, conviene ripensare tutta la tradizionale dicotomia tra le “two cultures” (due culture), come già teorizzato da Charles Snow(2), con modalità anche un po’ polemologiche e “d’assalto” (3), anche sulla base della messa in discussione dei paradigmi di presunta “verità logica assoluta”, operata da autori quali I.Prigogine, R.Thom, I. Stengers, F.Varela e H.Maturana, tra gli altri.
Giorgio Antonucci, senza teorizzare esplicitamente sulla creatività, la applica in pieno sia nella sua lunga attività di operatore, “scoperchiando sepolcri imbiancati”, sia poi nella teoria, che non è mai grigio teorizzare (Goethe), dove non a caso fa “funzionare” in pieno la poesia insieme alla teoria. Potremmo dire che Antonucci procede induttivamente (dall’esperienza alle teorie generali) più che deduttivamente (dalle teorie applicandole nella prassi…), dove naturalmente la riflessione teorica interviene giù subito nell'”esperienza clinica”, ma Antonucci la stende -scrive successivamente. Gran parte della sua opera è scritta in forma poetica, dimostrando con maggiore efficacia nella prassi poietico-poetica come esprimere i concetti poeticamente possa essere spesso più efficace di una mera “argomentazione logica” sempre che, appunto, si voglia insistere sulla permanenza “eternizzante” di tale dicotomia. Per rimanere in tema, vorrei accennare ai continui -e sempre proficui excursus teorici in “Diario dal manicomio”, come, beninteso, in tutte le opere teoriche di Giorgio Antonucci,  dove, poi, però, le parti narrative (penso agli intermezzi su Dino Campana, straordinario “chimico-poeta”) e le parti strettamente poetiche e di prosa poetica (quasi “pascaliane”, dove parlo, beninteso, dello stile) completano sempre il ragionamento.   Ecco come il “nietzschiano” (anche qui per lo stile, ma se “le style c’est l’homme”, per citare Buffon, altro scienziato-scrittore) Antonucci ci dà una eccelsa prova di “nuova scrittura”, dove narrazione e poesia non sono al “servizio” (sarebbe improprio riduzionismo) ma si fondono pienamente con la teoria, teoria che demolisce quella “pseudoscienza” (spiace dover ricorrere a un lemma crociano, ma tant’è…) che si auto-proclama “medicina dell’anima” (alla lettera psichiatria vuol dire ciò).
(1)Le parti qui riportate tra virgolette (escluse le parentesi) sono tratte da A.Sbisà, La creatività, Firenze, Le Monnier, 1976.
(2)Ch.Snow, “Le due culture”, Venezia, Marsilio, 2005.
(3) tra le tante prese di posizione sul “riduzionismo” di Snow, da parte di scienziati come di letterati e filosofi, cfr. (per l’ambito italiano ma non solo), inter ceteros G.Preti, Retorica e Logica, Torino, Einaudi (prima edizione 1968, poi numerose ripubblicazioni).
4)G. Antonucci, Diario dal manicomio, Milano, Spirali, 2006.
Eugen Galasso  

Pubblicato il 27 October, 2013
Categoria: Testi

Excursus su Jack the Ripper (Jack lo Squartatore) – Eugen Galasso

La figura di Jack The Ripper (Jack Lo Squartatore) che sembra abbia ucciso cinque (ma il numero è incerto: persino Scotland Yard aveva ventilato la possibilità che fossero fino a 16) donne nel quartiere degradato di “Whitechapel”, a fine Ottocento (1888) rimane uno degli enigmi che appassionano criminologi e, ahimé, psichiatri… Sull’identità del criminale seriale(serial-killer) sono state proposte ipotesi diversissime: sarebbe stato un barbiere, per altri un chirurgo, per altri un parrucchiere, un apprendista chirurgo, un finto medico, in realtà ciarlatano, un macellaio, ancora un “folle” che odiava le prostitute e più in genere le donne (e qui le solite teorie da psicoanalisi d’accatto), un principe ereditario, un sir (baronetto) inviso alla famiglia e alla società etc… Senz’altro, in definitiva, nessuna teoria regge più di un’altra, tanto che qualche giornale, d’estate o in periodi “calmi” (feste natalizie o pasquali, quando non incombe null’altro)pubblicano qualche “scoop” relativo a presunte nuove ipotesi o a (a fortiori solo presunte)nuove rivelazioni. Nulla di che, insomma e allora il tutto rimane consegnato, forse meglio, alla letteratura, spesso capace di descrivere meglio di ogni presunta “scienza” (si pensi a quella pseudoscienza, e spiace usare il termine crociano, che si definisce “psichiatria”…) il carattere e il comportamento umano (meglio sarebbe usare il termine al plurale, però).  Tra i racconti più interessanti dedicati al personaggio e al contesto (la Gran Bretagna ultra-puritana dell’epoca)quello di Robert Bloch, notevole scrittore “thriller” e “horror”.
Tra le sue opere più famose una trilogia dedicata a “Psycho”, dal cui primo libro Alfred Hitchcok trae nel 1960 il capolavoro filmico omonimo, che solo sommariamente si potrebbe riportare alla cosiddetta “schizofrenia”, mentre in realtà il finale è da “opera aperta”, “American Gothic” (Gotico Americano), vari racconti dedicati al voodoo e altro ancora, ma certamente quella per Jack the Ripper è stata la figura che ha appassionato maggiormente l’autore. Segnalo, senza alcuna volontà di “soluzione”, che il racconto “Yours Truly, Jack the Ripper” (Cordialmente, Jack lo Squartatore) (1) dell’ormai lontanissimo 1943, formula un’ipotesi (narrativa, non psichiatrica, ma psicologicamente e -ripeto-non “psichiatricamente”, molto interessante) che non  svelerò, per lettrici e lettori che eventualmente ritrovino il testo, ma che ha a che vedere con la psichiatria in azione…, per così dire. Un rovesciamento che serve l'”effetto sorpresa” più che il climax (il crescendo, se volete) della”suspense”, per dirla con sir Alfred il grande regista, ma che, leggendo attentamente il dialogo, non è poi così “fuori fase”. Non posso dire di più, ma segnalo il testo anche al carissimo amico Dott.Antonucci, ispiratore  e mentore di questo sito. Sempre che non l’abbia già letto, naturalmente…
(1)R.Bloch, Yours Truly, Jack the Ripper, Weird Tales e in italiano, in A.Hitchcock(a cura di), I maghi del brivido, Milano, RIZZOLI-AMICA, 1990,  pp.170-196
Eugen Galasso   

Pubblicato il 14 October, 2013
Categoria: Testi

Au hasard balthazar – A favore dell’ADHD in Alto Adige anche la curia – Eugen Galasso



Curiosa  la vita mediale, dell'”etere” (né solforico, né aristotelicamente inteso).   La comunicazione del CCDU relativo all’abuso psichiatrico su minori e non, tramite psicofarmaci, in Alto Adige è importante ed è stato recepito, anche dal nostro sito, ma c’è chi vuol essere “più realista del re”, come il prete cattolico Balthasar Schrott, responsabile diocesano per “Le  altre concezioni del mondo” (leggi:nuovi movimenti religiosi, id est “sette”), che, appunto, rileva, con linguaggio curiale, che “non si capisce che cosa stia dietro alle denunce” (giornale “Dolomiten”, p.17, come mi segnalano via mail dei conoscenti). Nulla, don Schrott, salvo la volontà di denunciare abusi “psichiatrici”  e della psichiatria sui minori e anche sugli adulti. Il gioviale pretacchione (avevo avuto la ventura di conoscerlo, un decennio fa), smanettando, non ha visto l’ora di segnalare qualcosa e il giornale sudtirolese, sempre prono a ogni volontà curiale, non vede l’ora di dar addosso (seppure con prudenza inusitata, stavolta) alle sette pericolose.  Il titolo “Au hasard Balthasar”, ossia “A caso Baldassarre” è uguale a quello di un film del regista cattolico Robert Bresson del 1966 (lo trovate in ogni buona storia del cinema), motivo per cui il prelato può stare tranquillo.


Eugen Galasso

Pubblicato il 4 October, 2013
Categoria: Testi

“Disegno onirico” – Presentazione/Conferenza

“Ogni persona, a seconda delle proprie inclinazioni, lavorative e non solo, e di  studio,

di inclinazione personale e altro, può scoprire in sé potenzialità non conosciute. Oltre

ai metodi consueti (studio, concorsi, test attitudinali) ciò può avvenire tramite un

metodo non molto conosciuto o meglio conosciuto solo in certi ambienti che è il disegno onirico.

Contrariamente a quanto si può credere fermandosi all'”etichetta”, non si tratta di analisi dei sogni o del sogno, bensì di un’esperienza che si fa disegnando,

con l’accompagnamento-stimolo (dove questo elemento, quello dell’input, è più forte) di musiche adatta allo scopo, non distraenti né troppo coinvolgenti.

Oltre alla gioia di rimettersi in gioco, come disegnatrici/disegnatori c’è però anche un “second time”, quello dell’analisi, che la persona acquisirà nel corso delle sedute

-in realtà quasi subito, dopo il secondo disegno analizzato, in media –

e che potrà applicare rispetto alle persone con cui si relaziona, a seconda dei diversi ambiti lavorativi.Per non dire delle nuove capacità autoanalitiche che il metodo consente di acquisire.”

Conferenza

Modera: Maria D’Oronzo
Relatore: Eugen Galasso

ore 18.30 Lunedì 7 ottobre 2013
degustazione cibo bio-genuino gratuita
c/o CIRCOLO VIZIOSO, via Nosadella 35/A Bologna

Pubblicato il 1 October, 2013
Categoria: Eventi

Art RiBel – 18° Convegno Nazionale Globalità dei Linguaggi – Riccione

 

 

La dott.sa Maria D’Oronzo sarà presente il 5 ott 2013 alle ore 18 relazionando su : Creatività e gioia di vivere.

 

 

 

 

http://www.centrogdl.org/convegni.html

Pubblicato il 24 September, 2013
Categoria: Notizie

Seminario DISEGNO ONIRICO – settembre 2013

“Volete conoscere e soprattutto conoscervi divertendovi? Provate con il disegno onirico, dove in gruppo si impara e ci si diverte, riscoprendo anche il piacere dell’espressione grafica”.

Seminario diviso in due sessioni:
Sabato 28 : dalle 15 alle 18
Domenica 29 : dalle 10.30 alle17. (pausa pranzo dalle 13 alle 14)

E’ NECESSARIA LA PRENOTAZIONE

…Siete invitati/e a sognare ad occhi aperti ma senza dormire. Modalità creativa per conoscersi, conoscere aspetti “curiosi” della propria personalità, anche divertendosi. Oltre che a interpretare, almeno a grandi linee, i disegni onirici, e proprio attreverso questa interpretazione, con il disegno onirico si impara a conoscersi, non razionalmente, ma nell’interezza della nostra person…alità, quindi nelle componenti emotive, sentimentali, nella trama di ricordi e pulsioni. Stare con gli altri nel gruppo implica la possibilità di conoscere anche gli altri, proprio anche confrontandosi con una situazione in cui ognuno supporta gli altri, li aiuta magari anche non rendendosene conto.

Termine iscrizione: 26 settembre 2013
Iscrizione: centrorelazioniumane@gmail.com
gammalfabeta@gmail.com
oppure
cell: 339 3040009

Centro Di Relazioni Umane – Bologna www.antipsichiatria-bologna.net
https://www.facebook.com/pages/Centro-di-relazioni-umane/584888671573307

ospiti di
“07 Bologna”
via Antonio di Vincenzo 7, Bologna.

Pubblicato il 18 September, 2013
Categoria: Notizie

Alto Adige e ADHD – Eugen Galasso



Che la situazione dell'”osservazione” dell’Alto-Adige, regione italo-bavarese (più che austriaca, ciò proprio culturalmente, al di là delle condizioni geografiche) fosse estrema, era ben noto: apprendiamo ora, da due comunicati del CCDU che: A) per l’Assessore alla Sanità della Provincia di un Bolzano, che si è espresso così in un’intervista (quindi pubblicamente) uno  screening di tutti i bambini (e di tutte le bambine) fin dalla più tenera età è necessaria, nel senso di somministrare test psicologici ed eventualmente provvedere farmocologicamente a combattere l’ADHD.  Come si vede o l’assessore (Theiner, per la conoscenza) non è informato oppure si finge tale, come è possibile che sia. “Mamma provincia”, dunque, è anche mamma provincia psichiatrizzante. B) che in Alto Adige la diffusione di “malattie psichiatriche” è di 13 volte superiore a quanto non avvenga nel vicino Trentino, dove tale statistica vale anche per i bambini (dunque il presunto “deficit da iper-motricità e carenza attentiva”, chiamato ADHD). In una popolazione ancora prevalentemente agraria, scarsamente scolarizzata, in cui è onnipresente e onnipervadente l’ìinfluenza del clero (ovviamente solo cattolico), con una curia su posizioni spesso decisamente lefebvriane e tradizionaliste, in cui alcuni ospedali praticano “tranquillamente” la terapia elettroconvulsiva queste informazioni non sorprendono, ma dovrebbero comunque allarmare, anche perché rimane comunque qualcosa come la Costituzione (italiana, certo, quindi non molto amato dalla popolazione sudtirolese, fosse quella bavarese, invece…; ma la Costituzione è comunque fonte primaria di diritto) e la presenza nell’Unione Europea.  

Eugen Galasso

Pubblicato il 18 September, 2013
Categoria: Testi

Poemito (la psy…) – Eugen Galasso –

Atroci sottintesi/Tranquilizers/

Sinapsi perdute/ Ever Psychiatric -Nursery/Pas d’espoir, my dear/Eziologia e terapia, diagnosi non solo/Golpes y almas”perdidas”/Revolverate in testa/Soin de l’autre? Cura?

(Eugen Galasso, 05.09.2013)

Pubblicato il 12 September, 2013
Categoria: Testi

Lettera a Papa Francesco della prof Palmieri (giovani tristi? li mando dallo psichiatra) – Eugen Galasso –

Credo che la lettera della prof.Palmieri al Papa Bergoglio (alias Francesco) vada bene. (vedi:http://www.nsoe.info/salute/psichiatria/lettera-aperta-a-papa-francesco-bergoglio)  Grave, anche se forse incidentale, la frase papale, che sembra contraddire il papato precedente, quello lugubre di papa Natzinger, come lo chiamavo e tuttora chiamo io-non è un refuso di stampa- visti anche i suoi “coinvolgimenti” neppure troppo involontari con l’orribile dittatura nazista (non dico e mai dirò nazionalsocialista, visto che gli esponenti della “sinistra nazionalsocialista”, i fratelli Strasser, né antisemiti né pangermanisti sono stati repressi col sangue). “Voce dal sen fuggita”? Forse, ma grave “Li manderei dallo psichiatra”? Ci dovrebbe riflettere, il simpatico (ma vedremo…) papa argentino. D’accordo su tutto: ma forse la prof.Palmieri dovrebbe dire anche che le famiglie rimangono improntate a un autoritarismo sciocco e di comodo (non ci crede più nessuno, a certi valori), che vogliono imporre codici di comportamento repressivi, come scuole e altri”apparati ideologici di stato”. Non fanno eccezione , certo, gli oratori, dove, a parte il rischio di preti pedofili (che non sono pochissimi…), i modelli di autoritarismo si sprecano tuttora. Meglio sarebbero degli oratori fourieristi, ma temo proprio che la”Sancta Ecclesia Mater et Magistra”non sarebbe d’accordo. Benissimo, insomma, con ciò che chiede la prof.Palmieri con qualche piccola correzione… E papa Francesco, molto positivo verso la vita, ci vorrebbe tutti/e allegri/e, cosa che non è possibile.  E lo psichiatra non c’entra e non deve entrarci in alcun modo”.
Eugen Galasso

Pubblicato il 12 September, 2013
Categoria: Testi

I miei due primi incontri con Thomas S. Szasz, a Syracuse, New York – Piero Colacicchi

L’8 settembre di quest’anno cade il primo anniversario dalla morte di Thomas S. Szasz. In quest’occasione pubblichiamo l’intervento che segue.

(Durante gli anni ’70 il panorama della psichiatria, qui in Italia, era diviso tra tradizionalisti e cosiddetti anti-psichiatri. Tra gli anti-psichiatri erano molto in voga, con le loro pubblicazioni, Laing e Cooper, due medici inglesi che contestavano la psichiatria tradizionale pur accettandone l’impostazione di fondo, repressiva e segregante, e i lavori di Basaglia che criticava le istituzioni manicomiali e proponeva le attività che avrebbero portato alla legge 180. Con posizioni del tutto diverse, di rifiuto totale della psichiatria e quindi dei concetti di malattia mentale e relativa incapacità, lavoravano Edelweis Cotti e Giorgio Antonucci, l’uno come direttore, l’altro come responsabile di tre reparti, nell’Ospedale Psichiatrico Osservanza di Imola. Contemporaneamente venivano pubblicati dalle case editrici Il Saggiatore, Armando e Feltrinelli i libri di Thomas S. Szasz, medico, filosofo e psicoterapeuta ungherese trapiantato giovanissimo negli Stati Uniti, che proponeva una critica radicale alla psichiatria in termini molto simili a quelli di Antonucci e di Cotti. Nel 1980 Cotti e Antonucci, saputo che ad un simposio organizzato a Roma dal CDDU ( Comitato per la Difesa dei Diritti dell’Uomo) avrebbe parlato Szasz, decisero di andare a sentirlo e mi proposero di accompagnarli. Alla fine del convegno, però, riuscimmo a mala pena a traversare la folla che lo circondava e a salutarlo. Nel 1982 Giorgio Antonucci fu invitato a Zurigo ad un’altra tavola rotonda, organizzata, questa volta, dal CDDU svizzero, e a cui era invitato anche Szasz. Noris Antonucci ed io andammo con lui. E in quell’occasione Szasz accettò, dopo aver sentito l’intervento di Antonucci e malgrado ci fosse molta gente che voleva parlargli, di rilasciarmi un’intervista ( naturalmente in inglese ) che io registrai e in cui si dichiarava sostanzialmente d’accordo con quanto Antonucci aveva detto. Poi, avendola sbobinata, ma prima di tradurla in italiano, glie la spedii perché l’ approvasse, ma dovemmo parlarne varie volte al telefono prima che ce la rimandasse, corretta e un po’ modificata. Da quel testo Giorgio Antonucci ed io facemmo la traduzione che fu pubblicata su Collettivo R, rivista di politica e letteratura diretta da Luca Rosi, nel numero X del 1982 con il titolo “Conversazione con Thomas Szasz, a cura di Piero Colacicchi”. Un anno dopo, nel 1983, in preparazione di un mio viaggio di lavoro negli Stati Uniti e sapendo di dover passare per Syracuse, la città in cui Szasz viveva, gli scrissi per chiedergli un appuntamento. Mi rispose semplicemente: ” Quando è qui mi telefoni”.
Quel che segue sono gli appunti, presi proprio in quei giorni e rivisti oggi alla luce dei miei ricordi, ancora molto vivi.
)

Syracuse, 25 febbraio 1983

[…]
Ho appena concluso gli incontri all’università e sono stanchissimo. Dovrei telefonare a Thomas Szasz ma non ce la faccio. Sono anche molto nervoso all’idea di incontrarlo perché, dopo le difficoltà che abbiamo avuto a metterci d’accordo sul testo della mia intervista, me lo immagino pignolo e difficile.
D’altra parte son qui con una missione importante a cui sia Giorgio e Noris che io teniamo molto: costruire un rapporto, stabile, tra Giorgio e lui, che permetta di promuovere con più forza le loro comuni posizioni contro la psichiatria. Devo mettercela tutta.


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Pubblicato il 2 September, 2013
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo