Trattamento Sanitario Obbligatorio e Ospedali psichiatrici giudiziari: intervista a Giorgio Antonucci e Maria D’oronzo – RadiOndaRossa


http://www.ondarossa.info/

Colloquio con Giorgio Antonucci che è stato primario del Reparto Autogestito del Manicomio di Imola e con Maria Rosaria D’Oronzo fondatrice del Centro Relazioni Umane di Bologna. Il tema è il controllo Psichiatrico: alla luce del decreto che chiude gli attuali 6 Opg (Manicomi Criminali) per sostituirli con piccoli luoghi “custoditi” gestiti dalle Asl delle Regioni e non più dal Ministero della Giustizia, ragioniamo se cambierà qualcosa oppure si riprodurrà, forse su scala allargata, il meccanismo di esclusione e coercizione prodotto dal pregiudizio psichiatrico. Se non cambia l’approccio e la stessa concezione di considerare delle persone come “incapaci di scegliere”. Racconti di esperienze umane reali.

http://www.ondarossa.info/node/7242/Contro%20il%20carcere%20e%20il%20manicomio%2013/6

Pubblicato il 13 June, 2012
Categoria: Audio, Notizie

“Sottovuoto” di Alice Banfi – Presentazione e dibattito


presso “Osteria di Sana Pianta”, cortile della Cineteca, via A. Gardino 65 Bologna



Il CENTRO DI RELAZIONI UMANE, Bologna, presenta:

Dibattito con l’autrice, Alice Banfi e Giorgio Antonucci, Piero Colacicchi, Maria D’Oronzo, Eugen Galasso.

Il mondo della psichiatria, in questa giovane autrice milanese, dalla vita “spericolata” varie volte oggetto di violenza, adorabile “biricchina”, non certo “teppista”, è quella di oggi: post-basagliano, ovviamente, ossia “post-180”, che formalmente abolisce i manicomi, ma non per questo liberato, perchè prigioniero del “pregiudizio psichiatrico” quello delle cominità, diverso tra loro, ma anche e soprattutto dei “reparti psichiatrici” degli “ospedali civili”, per cui una persona è sempre “malata”, “da curare”, “da recludere”.

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Pubblicato il 12 June, 2012
Categoria: Libri, Notizie

“Sottovuoto” di Alice Banfi – Eugen Galasso




Dopo “Tanto scappo lo stesso”, sempre presso Stampa alternativa, edito nel 2008, la giovane pittrice e scrittrice Alice Banfi, milanese ma residente a Camogli, si ripropone con “Sottovuoto”, efficace rtitratto (ed è espressione corretta, trattandosi di una pittrice, capace di far sempre interagire le due arti) di uno spaccato del reale in quello viviamo: quello dell'”assistenza psichiatrica” o meglio della convinzione, dettata dal potere psichiatrico, di dover-voler-poter curare malattie e disturbi psichici.  Dopo la legge 180, la famosa “legge Basaglia”, sono stati  aboliti i “manicomi”, intesi come reclusori, come luoghi di detenzione fissi. Ma i reparti psichiatrici di molti “Ospedali civili” e talora le “comunità” (casa-famiglia oppure con dizione similare)riproducono strutture simili, solo con camuffamenti vari e diversi (mutatis mutandis, se vogliamo dire così), dove comunque l'”essere” della persona (o individuo, ma non voglio entrare nella vexata quaestio) viene gettata sia dalla porta sia dalla finestra… Con stile scanzonato, usando soprattutto lemmi tratti dalla vita e non dalla letteratura (altra vexata quaestio…) la Banfi tratta anche del dramma e in alcuni casi della tragedia, sicura oppure “probabile”, ma qui non si vorrebbe che la recensione iper-interpretasse il testo letterario, che, senza essere propriamente un documento (mancherebbero riferimenti troppo precisi, di carattere analitico-documentario), rivaluta quel genere fondamentale che è l’autobiografia, dove propriamente siamo nel “récit”, ossia nella “narrazione” ( più che nel “romanzo”).  Non mancano i “gros mots”, cioè le parolacce; ma senza le parolacce – lo ricordo, ma penso che ogni buon lettore lo sappia – non ci sarebbero, tra gli altri, Petronio Arbitro, Moravia, Pasolini, ma anche Testori, Rabelais, De Sade, quasi tutta la letteratura contemporanea,  in specie gli scrittori americani della “beat generation”, ma anche tanto mainstream contemporaneo, per non dire della letteratura di genere… Stile paratattico, dialogico, estremamente comunicativo, il che non esclude dei momenti ellittici estremamente efficaci, quasi delle “epifanie” in una scrittura che solo apparentemente potrebbe sembrarci “uniforme”, ma in realtà non lo è affatto. Testimonianza sì , nella Banfi, propaganda mai; eppure il testo, a leggerlo bene, è profondamente “politico”, sempre che si recuperi l’ètimo originario del lemma, rimandando alla polis, alla Città-Stato,  per cui la politica non ha niente a che vedere con la mera adesione ai partiti e alle loro strategie e tattiche… Del resto, poi, per la contestualizzazione socio-psicologica, si legga l’attenta prefazione (saggio introduttivo, possiamo dire tranquillamente)della sociologa prof. Maria Grazia Giannichedda, già stretta collaboratrice di Franco Basaglia e ora presidente della Fondazione intitolata a Franca e Franco Basaglia.

Eugen Galasso

Pubblicato il 4 June, 2012
Categoria: Libri, Testi

Festival dell’anima – Maria D’Oronzo e Antoine Fratini – Video


Festival dell’Anima: Il cuore e la mente

www.psicofestival.org

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Pubblicato il 2 June, 2012
Categoria: Video

L’approccio no-psichiatrico – Giorgio Antonucci – VIDEO

Giorgio Antonucci – L’approccio no-psichiatrico –


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Pubblicato il 1 June, 2012
Categoria: Video

L’alternativa di “Bartleby”, di Henry Melville – Eugen Galasso


“Bartleby the Scriverer”, ossia “Bartleby lo scrivano”, racconto “cruciale” del 1853 di Henry Melville. Meno famoso, nella storia della letteratura, non solo nord-americana, di “Moby Dick”o “Billy Budd”, è però un testo cruciale per una reale alternativa, anche sociale e politica, ma soprattutto esistenziale. Il piccolo e trasandato scrivano, che dice sempre “Preferirei di no”, rispetto a vari incarichi di lavoro assegnatigli, che “non sta al gioco” è il silente antesignano dell’oppositore che non sbraita né “sbraca”, ma mette in crisi i poteri,  tanto da diventare un vero “intruso” rispetto allo schema della società produttivista, “lavorista”, iper-capitalista(notoriamente quello di oggi, che vorrebbe introdurre in Europa ritmi di lavoro giapponesi. cinesi o sud-coreani, non è più “liberismo”, ma “neo-liberismo”, cioè “iper-liberismo” spinto, con salari bassissimi e ritmi di lavoro frenetici e assurdi). Se Gilles Deleuze e Giorgio  Agamben in un bel libro “Bartleby la nuova creatura” (Quodlibet, 19934 )esaltavano, appunto come archetipo e fomite di alternativa il personaggio melvilliano, vero “baco nella mela” di un ambiente come quello di Wall Street, se pure di più di un secolo e mezzo fa, uno psichiatra, in qualche modo, inserirebbe Bartleby nel novero-ventaglio della “depressione” (ICD 10, F 32 e F 33), dell’ergofobia (finora meno accreditata, come dizione ufficiale, eppure non assente in certe diagnosi…), naturalmente non distogliendosi dalla necessità, dopo la diagnosi, di “curare” (anche a forza)il malcapitato… Contro il ribellismo spaccone di chi “spacca” per farsi riprendere in TV, Bartleby rappresenta la ribellione vera, quella sordamente silenziosa, molto più pericolosa per ogni potere, dove quello psichiatrico non è certo quello meno forte e meno incisivo… anzi.

Eugen Galasso

Pubblicato il 31 May, 2012
Categoria: Testi

Paralogismi libertari – Eugen Galasso


Fa veramente specie leggere su “A-Rivista anarchica” di maggio (N.371) ricostruzioni ma soprattutto prese di posizione non molto coerenti sul tema antipsichiatia: Se è vero che Angelo Pagliaro, nel suo “La mancata “cura delle parole” sul caso Mastrogiovanni, di cui abbiamo parlato più volte anche noi sul sito, (A., n.371, cit., pp.26-28) riconosce che difendere la contenzione è “insopportabile”, che essa contrasta anche con la freudiana “cura delle parole”, sostituendola con contenzione, appunto, tortura, incuria e indifferenza (cit., p.27) è però anche vero che poi l’articolista impegnato (lo è, anche perché Mastrogiovanni, oltre che vittima della psichiatria, era anarchico) riferisce il commento del prof. Francesco Fiore, ordinario di psichiatria all’Università Federico II di Napoli, consulente della difesa di uno dei medici imputati: “Francesco Mastrogiovanni aveva esattamente lo stesso disturbo mentale (“disturbo bipolare”, secondo i diagnosti psichiatrici, n.r.) di Francesco Cossiga, che è stato eletto Presidente della Repubblica. Questi uomini hanno una marcia in più rispetto agli altri. Solo che uno è diventato presidente della Repubblica e l’altro è stato ammazzato nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucana. Certo, destini e storie diverse, politiche ed umane, ma accomunati dallo stesso male”. Riconoscimenti da parte dell'”illustre” psichiatra, che (bontà sua!) ritiene “la contenzione un errore”, che apprezza Mastrogiovanni perché “La sua visione del mondo mi affascina, era per la libertà” (cit., p.27). Vero che , come rileva Pagliaro, “è un bel tributo alla vita e all’opera di Francesco Mastrogiovanni, ancora più importante se si pensa che, a pronunziarlo è stato un consulente medico della parte avversa”(ibidem). Vero, ma bisognerebbe aggiungere che finché il “marchio”, anzi la marcatura a fuoco della diagnosi psichiatrica rimane gli esecutori fanno ciò che vogliono. Prendendo per buono tutto quanto dice il prof. Fiore (e non c’è motivo per non farlo), gli esecutori (gli psichiatri e i medici che hanno avuto in cura il maestro ucciso dal potere medico-psichiatrico) potranno dedurre dalla diagnosi qualunque terapia, qualunque “trattamento”… Pagliario ha voluto fare della cronaca commentata, d’accordo; ma un suo commento ulteriore sarebbe pur stato necessario. Cecità e sordità o almeno scarsa attenzione degli anarchici (e di parecchi libertari non anarchici)  sulla questione antipsichiatrica? Forse (almeno il dubbio è legittimo sollevarlo) sì.
Senz’altro scarsa cura nel discutere la questione in modo approfondito.

Eugen Galasso

Pubblicato il 30 May, 2012
Categoria: Testi

Ramificazione del potere psichiatrico – Eugen Galasso


Da sempre, potremmo dire da quando esiste la psichiatria, sappiamo che essa corrisponde al potere psichiatrico, a un dominio duro, diffuso, di controllo onnivoro.  Ora, con alcune realtà associative, come IDEA (acronimo di Istituto per la ricerca e la prevenzione della Depressione e dell’Ansia, ma, data la lunghezza, solo l’acronimo si ricorda, anche perché corrisponde a un lemma particolarmente significativo, tanto da essere emblematico), non a caso istituzione, certo “scientifica” (ma non è scienza neutrale, lo sappiamo), con a capo (direzione scientifica) il prof.Giovanni Battista Cassano, che i poteri accreditati (anche quello mediatico…) considerano lo “specialista principe” in questioni di depressione e ansia…che non a caso “cura” a base di elettroshock (nei casi “più gravi”, Cassano dixit) e di psicofarmaci (nei casi “meno gravi”). Ma quali i compiti di IDEA, che poi sono anche i suoi “progetti”? Sic et simpliciter la “prevenzione e la cura”. Ossia “colpirne uno, per educarne cento”, per usare un’orribile espressione politica: la prevenzione psichatrica (non medica, attenzione!) vuole reprimere comportamenti, idee “non confacenti”, ricorrendo poi anche alla “cura”, alla terapia, che il lettore sa già (cfr.sopra) in  cosa consiste.  Chi si azzarda a dire cose “strane”, ad agire come “non si deve”, verrà redarguito, poi punito, dove la repressione poliziesca, in certi casi, può essere prodromica, per es., a un TSO… Quale novità, però, di IDEA? La sua ramificazione.  I centri sono nelle città grandi, in quelle medie e piccole, nei paesi, in singole realtà locali e la “pubblicità” (ma le virgolette sono di troppo, in quanto è pubblicità vera e propria) avviene con volantini sugli autobus (ormai un “non luogo”, per citare Marc Augé, ossia un luogo spersonalizzato, disumanizzato, nel quale non ci si parla se non per scusarsi per eventuali urti, collisioni tra passeggeri-automi) e altrove. Con l’invito a sostenere “un’IDEA” (da notare il rilievo anche grafico, pericolosamente efficace) attraverso il 5X 1000 nella dichiarazione dei redditi…  Ha ragione ancora una volta Giorgio Antonucci: le persone non sono neppure più libere di essere tristi, sconsolate, di piangere etc. C’è il rischio che vengano “beccate” da chi vuol classificarle come “depresse” (e il femminile non è casuale, oggetto di “IDEA” sono soprattutto donne, come rileva una lettura neppure troppo attenta dei link presenti nel sito) e…psichiatrizzate.

Eugen Galasso

Pubblicato il 27 May, 2012
Categoria: Testi

Le coazioni che fanno star male – Eugen Galasso


Da sempre l’imposizione di un sistema di valori obbliga le persone (non dirò “condiziona” perché vorrebbe dire cedere al ricatto del comportamentismo/behaviorismo, orientamento psicologico che in varie sue forme rischia di far in modo che le persone credano necessario comportarsi conformemente a precisi dettami imposti) ad agire in conformità a principi imposti. Recentemente leggevo la pubblicità per un lodevole centro per la difesa dell’omosessualità: “diversamente normali”, dove il concetto di normalità viene quantomeno proposto come necessario, dove sappiamo che “normalità” e “norma” richiamano modelli di comportamento precisi quanto pericolosi (durante il nazismo e i fascismi, i comunismi autoritari era alternativamente proibito, essere comunisti, socialisti, di confessioni religiose non “ammesse”, ovvero conservatori, credenti in qualche confessione religiosa etc.; anche le “democrazie”, però, comportano ancora asprezze autoritarie, spesso mascherate). Oggi, nel bailamme valoriale proposto, rimangono però coazioni neppure nascoste che si impongono su modelli di comportamento ma anche di appartenenza e credenza.  

Eugen Galasso

Pubblicato il 23 May, 2012
Categoria: Testi

Il cuore e la mente – Fidenza 26-27 maggio 2012

I° Festival dell’Anima



http://www.psicofestival.org/

Pubblicato il 21 May, 2012
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo