Poesiola antipsichiatria – Eugen Galasso

Eugen Deraison:   “Cooper e Laing/ Poi ti dicon che sei strano/ Incresciosi giudizi/ Le fou, the fool/ Mucho bochinche, siempre/ Elettroshock persino nel rock/ Alcuni rivangan lobotomia.
(Eugen Galasso, 14.03.2012)

Pubblicato il 14 March, 2012
Categoria: Testi

Patch Adams – Eugen Galasso


Confesso che, all’epoca (dieci anni fa, grosso modo) in cui preparavo la tesi per il master in pedagogia clinica avevo sfogliato un libro di Patch Adams e non c’ “avevo trovato nulla”, di attinente alla tesi. Devo ammettere che la sua problematica esulava dal tema che avevo scelto-m’ero prefisso di trattare, ma anche che non mi piace la clownerie se non quella così sofisticata da essere altro. Ritengo i clown comunque tristi, forse per un piccolo shock preso da piccolo assistendo a un’esibizione circense (non ne sono certo). Sono comunque su posizioni “anti-felliniane”, ma , al netto di queste affermazioni, non avevo capito nulla di nulla. Al di là delle metodologie di Adams, comunque, rimangono valide le affermazioni per cui “la medica uno scambio d’amore”, “l’humour è l’antidoto a  tutti i mali”(1) (a quasi tutti i mali, preciserei io) etc. Tutte idee aliene rispetto al panorama medico attuale, che è quasi sempre inutilmente serioso più che “serio”, che dall’idea della medicina come “scambio d’amore” rifugge come dalla peste (anzi meno dalla peste, dato che molti medici auspicherebbero una “bella epidemia” per avere più clienti e guadagnare di più). Sia detto un po’ cinicamente, perché è vero in maniera sostanziale e le scarse eccezioni, una volta tanto, danno ragione al proverbio, ossia confermano la regola. Ma, oltre alla critica alla medicina, in cui comunque la psichiatria è ormai da secoli “saldamente insediata”, se pure impropriamente, in Adams c’è anche l’esperienza della psichiatria, meglio di un reparto psichiatrico, in cui il nostro, dopo una delusione d’amore, ma anche altre “batoste della vita”
(un’ulteriore dimostrazione della tesi di Giorgio Antonucci, per cui le motivazioni esistenziali sono quasi sempre alla base del suicidio o del tentativo dello stesso), s’era fatto volontariamente ricoverare, per poi riflettere che l’esperienza gli era sì  stata molto utile (se n’era andato, comunque, dopo due settimane) ma non certo per i “medici” (mie le virgolette, sono più “cattivo” di Adams) ma per le persone ricoverate colà. Non è una critica sistematica alla psichiatria come realtà istituzionale, ma il sasso è gettato, pur se in un’ottica “yankee” (la critica alla psichiatria è sempre stata più europea che americana, se si eccettua, ovviamente Thomas Szasz, che però è di recente origine europea e per decenni è rimasto “vox clamantis in deserto”…

(1) Per saperne di più si legga il suo”Salute!…”, traduz. italiana, Milano, Apogeo, 2004 . Non a caso non dò ulteriori indicazioni (di pagina, in part.), sia perché nel testo i concetti vengono spesso ripetuti (dove vale il “repetita iuvant”, le cose ripetute aiutano, cioè a consolidare la conoscenza e la memoria della stessa) sia perché il libro merita di essere letto-goduto, ma merita anche un’attenta riflessione.

Eugen Galasso.

Pubblicato il 13 March, 2012
Categoria: Testi

Lucio Dalla – Eugen Galasso


Lucio Dalla, scomparso da poco più di una settimana in Svizzera,  era personaggio “a sé”: musicista senza studi particolari, era eccelso suonatore, improvvisatore ma anche compositore notevolissimo, capace di contaminare jazz, rock, pop, musica classica, opera, tutto con risultati oltremodo apprezzabili. Come poeta, era un “visionario” surreale (ma non “surrealista”), a modo suo “geniale”, che dopo aver collaborato con un’intellettuale (archeologa ma anche poetessa) come Paola Pallottino e un poeta “a 360°” quale Roberto Roversi, si è espresso quale “cantautore” autonomo, estremamente creativo, mai prigioniero di mode e schemi ricevuti. Cantante originalissimo (sue le voci “in falsetto” ma non solo, anche prima di essere cantante, narrano, ormai più delle cronache, le storie; suo, ancora,  lo slang-patois-argot para-inglese nella canzone della finta intervista con l’avvocato Gianni Agnelli), era un vero attore (e difatti, come tale, era andato vicino a un premio al festival di Venezia, in un vecchio film dei fratelli Taviani), un “irregolare”, non schierato-irregimentato politicamente, un “outsider” di qualità, una persona di  veri e profondi interessi culturali, dove una psicoanalisi d’accatto direbbe “per compensare le carenze accumulate durante i suoi studi irregolari”. No, lo assicura chi scrive, che lo aveva intervistato, allora pivellino, a metà anni Ottanta, Lucio Dalla si interessava alle grandi mostre  sull’espressionismo europeo, era cultore-collezionista d’arte.  Ma ciò che interessa il nostro “Centro di relazioni umane”, a parte la considerazione finale, è altro: un artista come il grande Bolognese scomparso, se non avesse avuto l’opportunità di esprimersi creativamente, da gay discreto e rispettoso quale era, avrebbe forse avuto “problemi”. Procedendo induttivamente (degli esempi a una riflessione generale, Aristotele ma anche altri avrebbero detto dal particolare all’universale) vorrei accostare a Dalla un’altra esperienza che, credo chiarifichi/spieghi la prima, quella di David Bowie, quella di suo fratello che, con psiconalisi spicciola ma non troppo, potremmo definire suo “alter ego”.
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Pubblicato il 13 March, 2012
Categoria: Testi

Conferenza: “Socialismo e storia della psichiatria” – di Eugen Galasso





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Ripresa stagione circolo antipsichiatrico libertario – Eugen Galasso

Articolo su Umanità Nova, marzo 2012

Lunedì 12 marzo, presso lo HUB di Bologna, con un incontro dal titolo “Socialismo e storia della psichiatria”, il Centro di relazioni umane-Circolo antipsichiatrico libertario ha ripreso le conferenze e le iniziative dell’anno . Con gli interventi della dottoressa Maria Rosaria d’Oronzo, responsabile del “Centro” e di chi scrive, si è evidenziato come il pensiero ma anche il movimento socialista, compresa ovviamente la componente anarchica e libertaria, abbia dato un peso limitato alla problematica della sofferenza (che gli psichiatri denominano in modi diversi, con un’insopportabile voglia nosografica, ossia di descrizione -“paziente schizofrenico”, “disturbo bipolare”, “paziente paranoico” etc., procedendo poi alle terapie imposte, purtroppo), dando invece la priorità alle problematiche economiche. Ciò anche con accuse “para-psichiatriche” di Marx ed Engels contro Lassalle e Bakunin, per es., già all’interno della Prima Internazionale; ciò per non dire che cosa fece poi, negli anni Trenta del 1900,  il comunismo stalinista contro anarchici e “socialfascisti” (i socialisti di diversa “osservanza” venivano tout court denominati come tali), dove, per esemplificare ulteriormente, Camillo Berneri , prima di essere ucciso, fu calunniato, diffamato, minacciato e definito nei modi più atroci: proprio Berneri, peraltro, che aveva saputo applicare le intuizioni più geniali della psicoanalisi di Freud. Colpa in primo luogo, si potrà dire senza problemi, certo di una psichiatria incartapecorita, già pronta a “sorvegliare e punire”, in particolare dopo la diffusione, in epoca ottocentesca, di “reazione”, di strutture manicomiali recludenti, quali pure “istituzioni totali”.  Eppure Charles Fourier, che pure Proudhon considerava “un fou” (un folle), grande “socialista utopista”, in realtà libertario coerente, si era reso conto che la disarmonia tra Uomo e Natura era dipendente , quasi sempre, dalla miseria e dalla fame conseguente. Allo stesso modo, poi, Fourier spiegava che ogni passione, anche quella, per esempio delle pratiche amorose e sessuali che il cattolicesimo chiama “perversioni” perché non rispondenti a “finalità procreative”, ha ragione d’essere e di essere praticata. Pierre-Joseph Proudhon, in questo, era “bloccato” dal suo moralismo che sostanzialmente non contempla il ruolo della donna. “Quandoque Proudhonus dormitat” (talora anche Proudhon dormicchia), potremmo aggiungere. Oggi le tematiche libertarie danno il giusto rilievo alla lotta antipsichiatrica, anzi la promuovono in pieno, ma è certo che i secoli precedenti erano segnati da altre priorità e scelte di priorità.  A maggio il “Circolo” propone altro, ma la comunicazione relativa a date e luogo d’incontro verrà comunicata in tempo.

Eugen Galasso

Pubblicato il 9 March, 2012
Categoria: Testi, Video

L’inganno del “senso comune” – Eugen Galasso


Forse qualcuno ricorda “The Wall”, film-musical dei “Pink-Floyd”,  dove il ragazzino sensibile sorpreso a scuola a scrivere poesie, viene bacchettato dal prof. (frustrato in casa) che gli rimprovera appunto (“Poems, Poems!) di dedicarsi a un’attività così “inutile”.  Non a caso i “romantici” erano presi per “pazzi”, Byron e Shelley (cito solo due nomi) erano dei “reprobi”, tanto che “A Defense of Poetry” (Difesa della poesia), da parte del’ “ateo” Shelley diviene un’opera “scandalosa”.  Ma, oltre alla poesia, altre “speculazioni folli” invadono la modernità e post-modernità: il non concepire la realtà spaziale in termini consueti (le geometrie non euclidee di Lobacevsky e Riemann), più ancora la messa in discussione della scissione tra le categorie dello spazio e del tempo ad opera di Einstein e degli sviluppi della teoria della relatività, con l’ipotesi di realtà parallele, la critica al concetto stessa di realtà, le teorie del caos (Thom, Prigogyie,  Stengers e altri) corrodono quello che chiamiamo “common sense”, senso appunto(mi si scusi il gioco di parole) il senso troppo comune… Roba da “disperati”, muoversi al di là delle convenzioni, per cui sia l’ “escapista” giramondo, post-hippie o post-qualunque cosa, sia il poeta della “beat generation”, ma più in genere il poeta, sia il pensatore non comprimibile in schemi, attentano al “buon vivere civile”, alla conservazione di standard di vista e modi di pensare e di comportamento (patterns). Ecco perché, in primis, l’antipsichiatria o comunque la si chiama “contropsichiatria”, “apsichiatria” etc., sconcerta chi ne ha paura; ecco perché , oggi invece di Viriginia Woolf (famoso dramma di E. Albeee) possiamo (potremmo) dire “chi ha paura di Giorgio Antonucci?… Molte persone, per certo.

Eugen Galasso

Pubblicato il 9 March, 2012
Categoria: Notizie

Ala: Ospedale o clinica psichiatrica? – Eugen Galasso


Da quanto risulta da comunicazioni recenti, via mail e su carta stampata, la psichiatrizzazione incombe, con la proposta di ridurre (è il caso di dirlo) una struttura ospedaliera consueta in struttura psichiatrica. Ciò si realizza con il concorso di alcune forze politiche (non interessa entrare in merito, ma forse non è difficile capire quali, ma cretini e “malpensanti” ci sono dappertutto, in ogni angolo dello spettro politico), ma anche di psichiatri e pediatri, ad Ala, ridente (mah…) località del Trentino Meridionale, quasi al confine con il Veronese… Ma, esprimendo la solidarietà a chi scrive per opporsi a tale progetto, che senz’altro andrebbe a detrimento di “pazienti” e soprattutto di bambini, cui si rifilerebbe sempre la diagnosi di ADHD e poi massicce dosi di medicinali “adatti all’uopo”, bisogna rilevare che tale situazione è diffusa in tutta Italia, in tutta Europa, con alcune differenze in tutto il mondo: non si vogliono bambini “iperattivi”, “ipercinetici”, con “deficit d’attenzione”, tutte invenzioni recenti al servizio di una società sempre più burocratizzata, militarizzata, “conforme”, obbediente. Roba al cui confronto “1984” di George Orwell, “The Wall” dei Pink Floyd e comunque tutte le distopie più terrificanti sembrano non reggere il passo, perché il “morbo” si insedia con una velocità terrificante, con ordini o somministrati in maniera subliminale oppure comunque obliquamente, senza tregua e con quel passo che non è “da lupo”, ma in maniera surrettizia , lenta quanto inesorabile… Non voglio qui fornire un quadro apocalittico, ma semplicemente invitare a prestare più attenzione a quanto si sta muovendo, senza che le persone ne siano consapevoli.   La realtà di Ala è pericolosamente in fieri, quella di Roma, per esempio (ma non solo quella della capitale, era solo per fornire un esempio macroscopico, per ovvie questioni di dimensione…), con le strutture ospedaliere “in vacca” (mi si perdoni, anzi no, non me ne scuso, l’espressione volgare) rafforzerà, paradossalmente, un controllo “psichiatrico” ulteriore su chi cade vittima della psichiatria stessa. Un bel disastro, prospettive nere, che un Giorgio Antonucci (per fare solo un nome) identifica, ma che ai più sembra uno scenario da “vox clamantis in deserto”…

Eugen Galasso

Pubblicato il 7 March, 2012
Categoria: Notizie

Diagnostic and statistic manual of mental disorder (DSM): variazioni – Eugen Galasso



Mentre incombe la pubblicazione (2013) della nuova tassonomia psichiatrica made in USA, il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disordes), che vuole stabilire (imponendola a tutto il mondo, quando parte dai soli “United States of America”, nel nome del comunque mai sopito neo-imperialismo postbellico) i “disturbi mentali”, con “significative” variazioni del tipo: “disturbo parafiliaco coercitivo” invece del classico ma vecchio “perversione”, dove però lo stigma rimane, similmente al concetto di “comportamento intrinsecamente disordinato” con cui Catechismo della Chiesa cattolica e molta teologia morale stigmatizzano le “perversioni”, dove addirittura si indicano possibili disturbi futuri (richiamando il dottor Knock de Jules Romains, l’ “antipsicoanalista” Gerard Pommier richiama il “Siete malati e non lo sapete!”), nel mondo più “civilizzato” e acculturato si incrementano ricerche basate sulle immagini cerebrali e allora se una certa parte del “cavolfiore sanguinolento” (come il filosofo Lombardi Vallauri ironicamente definisce il nostro nobile organo) risulta, all’esame spettografico, rossastro o di colore arancio, invece che verde o azzurro, è…depressione.  Di qui un fiorire di psicofarmaci (soprattutto neurolettici, dove anche la denominazione è flou, ma si confronti il libro “Sorvegliato mentale” di Maria R.D’Oronzo e Paola Minelli, Torino, Nautilus, 2009), sorta di “lobotomia medica”, invece che chirurgica, per usare l’espressione di Henry Laborit, del…1951(sic!) , dove è necessario dire che il grande biologo e pensatore (etologo e non solo) francese aveva contribuito a introdurre la clorpromazina come sostanza principe per il “trattamento della schizofenia”, dove, però, bisogna precisare che tale definizione è “appannaggio” degli psichiatri e non di Laborit…   Da approfondire, il tema, in considerazione del fatto che, per es. un recente studio dell’università del Texas ha pubblicato degli studi sul farmaco Paxil , antidepressivo somministrato ad adolescenti (in D’oronzo -Minelli, cit., p.101 e p.113), omettendo, però che i tassi di suicidio e aumento di rischio suicidario sono aumentati di molto, dopo la sua somministrazione.   Con tutto ciò impossibile dimenticare che il giro d’affari legato agli psicofarmaci è mostruoso, tanto che (è solo un dato tra i tanti, ma emblematico della questione negli States e non solo) nel 2009, in occasione della riforma della sanità voluta da Obama, 544 milioni di dollari (poco meno in Euro) sono stati sborsati per assicurare presso i legislatori gli interessi della assicurazioni, come delle case farmaceutiche e dei  “dispensatori di cure”… Mentre invece, pur in un’ottica ancora “psichiatrica” Olivier Appaix, economista della salute e dello sviluppo, scrive che “Nel lungo periodo, esercizio, socializzazione, lavoro rendono la vita delle persone affette da disturbi mentali ben più sopportabile” che con l’assunzione di psicofarmaci. Chiaro che, come si rilevava prima, la definizione di “persone affette…. ” non ci interessa e forse più del lavoro e della generica “socializzazione” servono sentimenti positivi e la vita nel suo complesso.

Eugen Galasso

Pubblicato il 29 February, 2012
Categoria: Testi

Pregiudizi della cultura: Luigi Einaudi – Eugen Galasso


Di Luigi Einaudi, da “rosso sfegatato” (così mi definivano, ma in realtà non lo sono o non credo di esserlo) ho sempre avuto una pessima opinione: apologeta del capitalismo, vegliardo laudator temporis acti, roboante scrittore ed economista, ma anche uomo politico (non a caso giunto ad essere Presidente della Repubblica…), anticipatore dell’iper-liberismo o neo-liberismo; persino il non certo sovversivo Benedetto Croce era entrato in polemica con lo stesso, distinguendo tra liberalismo (concezione politica, religione della libertà etc.) e liberismo (spazio al privatismo economico, all’iniziativa privata quasi senza freno). Ma non farò qui un’analisi economica, anche perché non ne sarei capace. Vorrei segnalare, invece, la nota n.6, dello stesso Einaudi, a “Lezioni di politica sociale” (ora in edizione libri del Corriere della sera, Milano, 2011, p.255): “La legislazione lascia fuori dal proprio campo quello che gli inglesi chiamano il submerged tenth, il decimo sommerso degli incapaci (sic!-nota di Eugen Galasso, chiaro) , dei costituzionalmente deboli (ri-sic!), dei deficienti (…!), dei criminali, dei vagabondi, degli oziosi(…).  A parte l’accostamento di “vagabondi” e “oziosi” ai “criminali”, c’è da notare che “vagabondi” non si sa che cosa voglia dire, anzi meglio non capirlo, “oziosi” è il classico incasellamento che dai “liberali autoritari” è sempre stato fatto…”Uomo d’ordine”, ovviamente, il “grande Einaudi”, come oggi lo è “l’uomo del loden” Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 26 February, 2012
Categoria: Testi

INTERVIEW GIORGIO ANTONUCCI – SAVERIO TOMMASI


Saverio Tommasi interviews Giorgio Antonucci about psychiatry, translated and subtidled by:
www.ilcappellaiomatto.org


Pubblicato il 25 February, 2012
Categoria: Testi, Video

La chirurgia (e talora la medicina) versus una concezione “soft” – Eugen Galasso


La chirurgia , se non da Ippocrate in poi, almeno da Giovanni Battista Morgagni in poi,  è basata sulla necessità di salvare la persona magari togliendone – sacrificandone una parte, magari piccolissima (penso alla tonsillectomia e all’asportazione di polipi adenoidei, ma non solo).  Se la medicina antica (e medievale, ma fino al Seicento, appunto) sostanzialmente espungeva dal suo codice la chirurgia,  bollando i chirurghi come “cerusici”, cioè grosso modo al livello di barbieri e ambulanti, id est meri artigiani, privi di un iter studiorum (e difatti erano pesanti le condizioni d’ammissione di un cerusico alla facoltà di medicina), oggi la chirurgia è talora persino più considerata della medicina, per merito dei progressi della scienza e più ancora della tecnica. Se un tempo il “taglio della pietra”, cioè l’asportazione di calcoli (soprattutto vescicolari, all’epoca)era demonizzato come affare di/da mestieranti, ora essere un chirurgo è titolo di vanto, con tanto di onore per “trapiantisti” ma non solo. Ma…ogni rosa ha le sue spine: il chirurgo, quando opera e il paziente è in “anestesia totale”, dispone di un notevole margine d’arbitrio. Così, in uno dei migliori policlinici italiani, il primario-chirurgo ha di recente introdotto dei clips al titanio nel petto di una paziente operata di tumore al seno. La paziente, che non è medico ma ha qualche conoscenza di anatomia e medicina (è psicologa) aveva pre-avvertito il chirurgo di non volere simile trattamento (si tratta, come sarà noto a varie lettrici, di un procedimento relativamente nuovo quanto da tempo discusso), ma il “fatto” si è consumato lo stesso. Ora, non è il caso, in questa sede di proporre un’ennesima “lamentatio”, che non avrebbe senso, ma al contrario di opporre due metodologie e due filosofie: quella del chirurgo che opera (nel doppio senso del lemma) Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 24 February, 2012
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo