Lucio Dalla – Eugen Galasso


Lucio Dalla, scomparso da poco più di una settimana in Svizzera,  era personaggio “a sé”: musicista senza studi particolari, era eccelso suonatore, improvvisatore ma anche compositore notevolissimo, capace di contaminare jazz, rock, pop, musica classica, opera, tutto con risultati oltremodo apprezzabili. Come poeta, era un “visionario” surreale (ma non “surrealista”), a modo suo “geniale”, che dopo aver collaborato con un’intellettuale (archeologa ma anche poetessa) come Paola Pallottino e un poeta “a 360°” quale Roberto Roversi, si è espresso quale “cantautore” autonomo, estremamente creativo, mai prigioniero di mode e schemi ricevuti. Cantante originalissimo (sue le voci “in falsetto” ma non solo, anche prima di essere cantante, narrano, ormai più delle cronache, le storie; suo, ancora,  lo slang-patois-argot para-inglese nella canzone della finta intervista con l’avvocato Gianni Agnelli), era un vero attore (e difatti, come tale, era andato vicino a un premio al festival di Venezia, in un vecchio film dei fratelli Taviani), un “irregolare”, non schierato-irregimentato politicamente, un “outsider” di qualità, una persona di  veri e profondi interessi culturali, dove una psicoanalisi d’accatto direbbe “per compensare le carenze accumulate durante i suoi studi irregolari”. No, lo assicura chi scrive, che lo aveva intervistato, allora pivellino, a metà anni Ottanta, Lucio Dalla si interessava alle grandi mostre  sull’espressionismo europeo, era cultore-collezionista d’arte.  Ma ciò che interessa il nostro “Centro di relazioni umane”, a parte la considerazione finale, è altro: un artista come il grande Bolognese scomparso, se non avesse avuto l’opportunità di esprimersi creativamente, da gay discreto e rispettoso quale era, avrebbe forse avuto “problemi”. Procedendo induttivamente (degli esempi a una riflessione generale, Aristotele ma anche altri avrebbero detto dal particolare all’universale) vorrei accostare a Dalla un’altra esperienza che, credo chiarifichi/spieghi la prima, quella di David Bowie, quella di suo fratello che, con psiconalisi spicciola ma non troppo, potremmo definire suo “alter ego”.
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Pubblicato il 13 March, 2012
Categoria: Testi

Conferenza: “Socialismo e storia della psichiatria” – di Eugen Galasso





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Ripresa stagione circolo antipsichiatrico libertario – Eugen Galasso

Articolo su Umanità Nova, marzo 2012

Lunedì 12 marzo, presso lo HUB di Bologna, con un incontro dal titolo “Socialismo e storia della psichiatria”, il Centro di relazioni umane-Circolo antipsichiatrico libertario ha ripreso le conferenze e le iniziative dell’anno . Con gli interventi della dottoressa Maria Rosaria d’Oronzo, responsabile del “Centro” e di chi scrive, si è evidenziato come il pensiero ma anche il movimento socialista, compresa ovviamente la componente anarchica e libertaria, abbia dato un peso limitato alla problematica della sofferenza (che gli psichiatri denominano in modi diversi, con un’insopportabile voglia nosografica, ossia di descrizione -“paziente schizofrenico”, “disturbo bipolare”, “paziente paranoico” etc., procedendo poi alle terapie imposte, purtroppo), dando invece la priorità alle problematiche economiche. Ciò anche con accuse “para-psichiatriche” di Marx ed Engels contro Lassalle e Bakunin, per es., già all’interno della Prima Internazionale; ciò per non dire che cosa fece poi, negli anni Trenta del 1900,  il comunismo stalinista contro anarchici e “socialfascisti” (i socialisti di diversa “osservanza” venivano tout court denominati come tali), dove, per esemplificare ulteriormente, Camillo Berneri , prima di essere ucciso, fu calunniato, diffamato, minacciato e definito nei modi più atroci: proprio Berneri, peraltro, che aveva saputo applicare le intuizioni più geniali della psicoanalisi di Freud. Colpa in primo luogo, si potrà dire senza problemi, certo di una psichiatria incartapecorita, già pronta a “sorvegliare e punire”, in particolare dopo la diffusione, in epoca ottocentesca, di “reazione”, di strutture manicomiali recludenti, quali pure “istituzioni totali”.  Eppure Charles Fourier, che pure Proudhon considerava “un fou” (un folle), grande “socialista utopista”, in realtà libertario coerente, si era reso conto che la disarmonia tra Uomo e Natura era dipendente , quasi sempre, dalla miseria e dalla fame conseguente. Allo stesso modo, poi, Fourier spiegava che ogni passione, anche quella, per esempio delle pratiche amorose e sessuali che il cattolicesimo chiama “perversioni” perché non rispondenti a “finalità procreative”, ha ragione d’essere e di essere praticata. Pierre-Joseph Proudhon, in questo, era “bloccato” dal suo moralismo che sostanzialmente non contempla il ruolo della donna. “Quandoque Proudhonus dormitat” (talora anche Proudhon dormicchia), potremmo aggiungere. Oggi le tematiche libertarie danno il giusto rilievo alla lotta antipsichiatrica, anzi la promuovono in pieno, ma è certo che i secoli precedenti erano segnati da altre priorità e scelte di priorità.  A maggio il “Circolo” propone altro, ma la comunicazione relativa a date e luogo d’incontro verrà comunicata in tempo.

Eugen Galasso

Pubblicato il 9 March, 2012
Categoria: Testi, Video

L’inganno del “senso comune” – Eugen Galasso


Forse qualcuno ricorda “The Wall”, film-musical dei “Pink-Floyd”,  dove il ragazzino sensibile sorpreso a scuola a scrivere poesie, viene bacchettato dal prof. (frustrato in casa) che gli rimprovera appunto (“Poems, Poems!) di dedicarsi a un’attività così “inutile”.  Non a caso i “romantici” erano presi per “pazzi”, Byron e Shelley (cito solo due nomi) erano dei “reprobi”, tanto che “A Defense of Poetry” (Difesa della poesia), da parte del’ “ateo” Shelley diviene un’opera “scandalosa”.  Ma, oltre alla poesia, altre “speculazioni folli” invadono la modernità e post-modernità: il non concepire la realtà spaziale in termini consueti (le geometrie non euclidee di Lobacevsky e Riemann), più ancora la messa in discussione della scissione tra le categorie dello spazio e del tempo ad opera di Einstein e degli sviluppi della teoria della relatività, con l’ipotesi di realtà parallele, la critica al concetto stessa di realtà, le teorie del caos (Thom, Prigogyie,  Stengers e altri) corrodono quello che chiamiamo “common sense”, senso appunto(mi si scusi il gioco di parole) il senso troppo comune… Roba da “disperati”, muoversi al di là delle convenzioni, per cui sia l’ “escapista” giramondo, post-hippie o post-qualunque cosa, sia il poeta della “beat generation”, ma più in genere il poeta, sia il pensatore non comprimibile in schemi, attentano al “buon vivere civile”, alla conservazione di standard di vista e modi di pensare e di comportamento (patterns). Ecco perché, in primis, l’antipsichiatria o comunque la si chiama “contropsichiatria”, “apsichiatria” etc., sconcerta chi ne ha paura; ecco perché , oggi invece di Viriginia Woolf (famoso dramma di E. Albeee) possiamo (potremmo) dire “chi ha paura di Giorgio Antonucci?… Molte persone, per certo.

Eugen Galasso

Pubblicato il 9 March, 2012
Categoria: Notizie

Ala: Ospedale o clinica psichiatrica? – Eugen Galasso


Da quanto risulta da comunicazioni recenti, via mail e su carta stampata, la psichiatrizzazione incombe, con la proposta di ridurre (è il caso di dirlo) una struttura ospedaliera consueta in struttura psichiatrica. Ciò si realizza con il concorso di alcune forze politiche (non interessa entrare in merito, ma forse non è difficile capire quali, ma cretini e “malpensanti” ci sono dappertutto, in ogni angolo dello spettro politico), ma anche di psichiatri e pediatri, ad Ala, ridente (mah…) località del Trentino Meridionale, quasi al confine con il Veronese… Ma, esprimendo la solidarietà a chi scrive per opporsi a tale progetto, che senz’altro andrebbe a detrimento di “pazienti” e soprattutto di bambini, cui si rifilerebbe sempre la diagnosi di ADHD e poi massicce dosi di medicinali “adatti all’uopo”, bisogna rilevare che tale situazione è diffusa in tutta Italia, in tutta Europa, con alcune differenze in tutto il mondo: non si vogliono bambini “iperattivi”, “ipercinetici”, con “deficit d’attenzione”, tutte invenzioni recenti al servizio di una società sempre più burocratizzata, militarizzata, “conforme”, obbediente. Roba al cui confronto “1984” di George Orwell, “The Wall” dei Pink Floyd e comunque tutte le distopie più terrificanti sembrano non reggere il passo, perché il “morbo” si insedia con una velocità terrificante, con ordini o somministrati in maniera subliminale oppure comunque obliquamente, senza tregua e con quel passo che non è “da lupo”, ma in maniera surrettizia , lenta quanto inesorabile… Non voglio qui fornire un quadro apocalittico, ma semplicemente invitare a prestare più attenzione a quanto si sta muovendo, senza che le persone ne siano consapevoli.   La realtà di Ala è pericolosamente in fieri, quella di Roma, per esempio (ma non solo quella della capitale, era solo per fornire un esempio macroscopico, per ovvie questioni di dimensione…), con le strutture ospedaliere “in vacca” (mi si perdoni, anzi no, non me ne scuso, l’espressione volgare) rafforzerà, paradossalmente, un controllo “psichiatrico” ulteriore su chi cade vittima della psichiatria stessa. Un bel disastro, prospettive nere, che un Giorgio Antonucci (per fare solo un nome) identifica, ma che ai più sembra uno scenario da “vox clamantis in deserto”…

Eugen Galasso

Pubblicato il 7 March, 2012
Categoria: Notizie

Diagnostic and statistic manual of mental disorder (DSM): variazioni – Eugen Galasso



Mentre incombe la pubblicazione (2013) della nuova tassonomia psichiatrica made in USA, il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disordes), che vuole stabilire (imponendola a tutto il mondo, quando parte dai soli “United States of America”, nel nome del comunque mai sopito neo-imperialismo postbellico) i “disturbi mentali”, con “significative” variazioni del tipo: “disturbo parafiliaco coercitivo” invece del classico ma vecchio “perversione”, dove però lo stigma rimane, similmente al concetto di “comportamento intrinsecamente disordinato” con cui Catechismo della Chiesa cattolica e molta teologia morale stigmatizzano le “perversioni”, dove addirittura si indicano possibili disturbi futuri (richiamando il dottor Knock de Jules Romains, l’ “antipsicoanalista” Gerard Pommier richiama il “Siete malati e non lo sapete!”), nel mondo più “civilizzato” e acculturato si incrementano ricerche basate sulle immagini cerebrali e allora se una certa parte del “cavolfiore sanguinolento” (come il filosofo Lombardi Vallauri ironicamente definisce il nostro nobile organo) risulta, all’esame spettografico, rossastro o di colore arancio, invece che verde o azzurro, è…depressione.  Di qui un fiorire di psicofarmaci (soprattutto neurolettici, dove anche la denominazione è flou, ma si confronti il libro “Sorvegliato mentale” di Maria R.D’Oronzo e Paola Minelli, Torino, Nautilus, 2009), sorta di “lobotomia medica”, invece che chirurgica, per usare l’espressione di Henry Laborit, del…1951(sic!) , dove è necessario dire che il grande biologo e pensatore (etologo e non solo) francese aveva contribuito a introdurre la clorpromazina come sostanza principe per il “trattamento della schizofenia”, dove, però, bisogna precisare che tale definizione è “appannaggio” degli psichiatri e non di Laborit…   Da approfondire, il tema, in considerazione del fatto che, per es. un recente studio dell’università del Texas ha pubblicato degli studi sul farmaco Paxil , antidepressivo somministrato ad adolescenti (in D’oronzo -Minelli, cit., p.101 e p.113), omettendo, però che i tassi di suicidio e aumento di rischio suicidario sono aumentati di molto, dopo la sua somministrazione.   Con tutto ciò impossibile dimenticare che il giro d’affari legato agli psicofarmaci è mostruoso, tanto che (è solo un dato tra i tanti, ma emblematico della questione negli States e non solo) nel 2009, in occasione della riforma della sanità voluta da Obama, 544 milioni di dollari (poco meno in Euro) sono stati sborsati per assicurare presso i legislatori gli interessi della assicurazioni, come delle case farmaceutiche e dei  “dispensatori di cure”… Mentre invece, pur in un’ottica ancora “psichiatrica” Olivier Appaix, economista della salute e dello sviluppo, scrive che “Nel lungo periodo, esercizio, socializzazione, lavoro rendono la vita delle persone affette da disturbi mentali ben più sopportabile” che con l’assunzione di psicofarmaci. Chiaro che, come si rilevava prima, la definizione di “persone affette…. ” non ci interessa e forse più del lavoro e della generica “socializzazione” servono sentimenti positivi e la vita nel suo complesso.

Eugen Galasso

Pubblicato il 29 February, 2012
Categoria: Testi

Pregiudizi della cultura: Luigi Einaudi – Eugen Galasso


Di Luigi Einaudi, da “rosso sfegatato” (così mi definivano, ma in realtà non lo sono o non credo di esserlo) ho sempre avuto una pessima opinione: apologeta del capitalismo, vegliardo laudator temporis acti, roboante scrittore ed economista, ma anche uomo politico (non a caso giunto ad essere Presidente della Repubblica…), anticipatore dell’iper-liberismo o neo-liberismo; persino il non certo sovversivo Benedetto Croce era entrato in polemica con lo stesso, distinguendo tra liberalismo (concezione politica, religione della libertà etc.) e liberismo (spazio al privatismo economico, all’iniziativa privata quasi senza freno). Ma non farò qui un’analisi economica, anche perché non ne sarei capace. Vorrei segnalare, invece, la nota n.6, dello stesso Einaudi, a “Lezioni di politica sociale” (ora in edizione libri del Corriere della sera, Milano, 2011, p.255): “La legislazione lascia fuori dal proprio campo quello che gli inglesi chiamano il submerged tenth, il decimo sommerso degli incapaci (sic!-nota di Eugen Galasso, chiaro) , dei costituzionalmente deboli (ri-sic!), dei deficienti (…!), dei criminali, dei vagabondi, degli oziosi(…).  A parte l’accostamento di “vagabondi” e “oziosi” ai “criminali”, c’è da notare che “vagabondi” non si sa che cosa voglia dire, anzi meglio non capirlo, “oziosi” è il classico incasellamento che dai “liberali autoritari” è sempre stato fatto…”Uomo d’ordine”, ovviamente, il “grande Einaudi”, come oggi lo è “l’uomo del loden” Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 26 February, 2012
Categoria: Testi

INTERVIEW GIORGIO ANTONUCCI – SAVERIO TOMMASI


Saverio Tommasi interviews Giorgio Antonucci about psychiatry, translated and subtidled by:
www.ilcappellaiomatto.org


Pubblicato il 25 February, 2012
Categoria: Testi, Video

La chirurgia (e talora la medicina) versus una concezione “soft” – Eugen Galasso


La chirurgia , se non da Ippocrate in poi, almeno da Giovanni Battista Morgagni in poi,  è basata sulla necessità di salvare la persona magari togliendone – sacrificandone una parte, magari piccolissima (penso alla tonsillectomia e all’asportazione di polipi adenoidei, ma non solo).  Se la medicina antica (e medievale, ma fino al Seicento, appunto) sostanzialmente espungeva dal suo codice la chirurgia,  bollando i chirurghi come “cerusici”, cioè grosso modo al livello di barbieri e ambulanti, id est meri artigiani, privi di un iter studiorum (e difatti erano pesanti le condizioni d’ammissione di un cerusico alla facoltà di medicina), oggi la chirurgia è talora persino più considerata della medicina, per merito dei progressi della scienza e più ancora della tecnica. Se un tempo il “taglio della pietra”, cioè l’asportazione di calcoli (soprattutto vescicolari, all’epoca)era demonizzato come affare di/da mestieranti, ora essere un chirurgo è titolo di vanto, con tanto di onore per “trapiantisti” ma non solo. Ma…ogni rosa ha le sue spine: il chirurgo, quando opera e il paziente è in “anestesia totale”, dispone di un notevole margine d’arbitrio. Così, in uno dei migliori policlinici italiani, il primario-chirurgo ha di recente introdotto dei clips al titanio nel petto di una paziente operata di tumore al seno. La paziente, che non è medico ma ha qualche conoscenza di anatomia e medicina (è psicologa) aveva pre-avvertito il chirurgo di non volere simile trattamento (si tratta, come sarà noto a varie lettrici, di un procedimento relativamente nuovo quanto da tempo discusso), ma il “fatto” si è consumato lo stesso. Ora, non è il caso, in questa sede di proporre un’ennesima “lamentatio”, che non avrebbe senso, ma al contrario di opporre due metodologie e due filosofie: quella del chirurgo che opera (nel doppio senso del lemma) Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 24 February, 2012
Categoria: Testi

Honduras: cose da terzo mondo. – Eugen Galasso


A Comayagua, Honduras centrale, un incendio in carcere ha provocato certamente più di 350 vittime, oltre a feriti, contusi etc. Sarebbe sciacallaggio mediatico voler attribuire semplicisticamente tutta la responsabilità di ciò al governo honduregno (attualmente presidente è Porfirio Lobo), ma è certo che dopo il golpe del giugno 2009, che ha cacciato il presidente legittimamente eletto, la situazione sia drammaticamente peggiorata, nel terzultimo stato per condizione economica in latinoamerica, che è anche uno dei paesi più violenti del mondo. Porfirio Lobo, tra l’altro, tornato al potere dopo il golpe e un interregno feroce gestito da Roberto Micheletti (l’italo-honduregno “dal pugno di ferro”, comunque espressione dell’esercito dell’Honduras tout court), quale leader del blocco conservatore era stato sconfitto proprio da Zelaya alle elezioni del gennaio 2006. E’ indubbio, in ogni caso, che la situazione pessima, sul piano economico e sociale, sia peggiorata parallelamente  anche a livello di diritti umani, facendo precipitare ogni “habeas corpus”. Da sempre l’Honduras è paese in cui latifondisti, multinazionali, organizzazioni criminali hanno molto da dire, in un intreccio di potere molto forte e nel quale l’intreccio tra i poteri penalizza i più deboli, quali carcerati, “malati psichiatrici”, malati, persone svantaggiate sul piano economico.  A parte il fatto che vari carcerati lo sono per “reati politici”, è da rimarcare il comportamento violento dei poliziotti honduregni, che hanno usato subito i lacrimogeni contro i familiari delle vittime dell’incendio. Temi su cui riflettere maggiormente per tutti noi, credo. Con il colpevole disinteresse di chi scioccamente dice “cose da terzo mondo”, quasi la mondializzazione/globalizzazione non fosse in atto già da decenni.

Eugen Galasso

Pubblicato il 19 February, 2012
Categoria: Notizie

Articolo su Giorgio Antonucci in intervista a”La Nazione” sul significato della depressione – Eugen Galasso



Giorgio Antonucci, che da decenni nella pratica e nella teoria (libri, conferenze, saggi etc.) si batte contro il pregiudizio psichiatrico, ribadisce giustamente tali posizioni in un’ intervista/conversazione a “La Nazione” del 7 febbraio 2012, con Ilaria Ulivelli,  dove smonta l’illusione-mito fabbricato ad arte (dei produttori di psico-farmaci, soprattutto) della depressione, ricordandoci, invece, che esistono  problemi di  felicità o tristezza, voglia di vivere più o meno intensa, in quella che (credo Giorgio sarebbe d’accordo, nell’uso di quest’espressione come nel concetto che sottende) è una società “tanatofera”, che cioè “porta la morte”, che scoraggia la felicità. Se pensiamo all’imprenditore come all’operaio che si uccidono (non è interclassismo, è scelta diversa, ma motivata da problemi economici oltre che esistenziali), a chi non ha più voglia di vivere, magari senza volerne trarre fino in fondo le conseguenze, credo sia chiarissimo quanto Antonucci vuol dire. Così anche: il no al TSO (internamento, in realtà, in strutture psichiatriche, che solo nominalmente sostituiscono manicomi), alle terapie psichiatriche incluse i famosi psicofarmaci nuovi, di cui molti (psichiatri e fabbricanti-commercianti di queste “droghe legalizzate”) decantano “magnifiche sorti e progressive” (così ironicamente o meglio con amara ironia Giacomo Leopardi, non a caso, contro, tra l’altro il parente acquisito Terenzio Mamiani…). Il problema sarà quindi ancora una volta il dialogo e l’ascolto per problemi che sono esistenziali, filosofici, appunto, non medici. Se Antonucci non viene accettato dalla medicina ufficiale (una lode a un giornale altrimenti “conservatore” come il QN -“La Nazione” per avere ospitato comunque questo articolo-conversazione) è perché smonta il potere e gli interessi della psichiatria e di quanto è peritestuale e periferico ma afferente alla stessa.

Eugen Galasso

Pubblicato il 15 February, 2012
Categoria: Testi

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo