Antipsychiatrie-Lehmann- Recensione- Eugen Galasso


Che problema recensire un libro! Chi scrive lo sa per esperienza. In particolare, se si tratta di libri collettivi (collettanei), c’è sempre qualche autore (autrice) che si sente escluso(a), magari perché gli si è dedicata una riga in meno.  Nel caso in questione, invece, grazie al cielo, essendo il libro assolutamente “mirato” a un fine, cioè dimostrare che si può, anzi si deve, “Psychopharmaka absetzen” (lasciar da parte gli psicofarmaci, è il titolo del libro, Berlin, Lehmann Verlag, 2009-dove Lehmann è il curatore del volume stesso nonché autore di un contributo),   magari non rinunciandovi ex abrupto, cioè a dire di punto in bianco, ma – molto meglio, in realtà – gradualmente. Se l’appendice del volume ci dà una descrizione-classificazione degli psicofarmaci, con inclusi i nomi commerciali dei “medicinali”: neurolettici (quasi tutti sono in questa categoria), ” profilattico-riabiltativi”, antidepressivi, tranquilizer, stimolatori psichici, antiparkinson, dove complessivamente potremmo dire: “se li conosci, li eviti”. Ma sono le testimonianze personali, cioè a dire di persone passate per il dramma della “malattia psichica” (meglio diremmo: di quelle condizioni “critiche” che vengono diagnosticate come tali), corredate da peraltro da saggi di studiosi (segnalo quelli più teorici di Klaus John e di Bob Johnson, ma anche il saggio-testimonianza di Pino Pini, antipsichiatra toscano, che segnala come un comune toscano abbia obbligato una persona con “lieve handicap intellettivo” ad assumere psicofarmaci “per curarsi” onde poter essere reintegrato in un posto di lavoro cui comunque aveva diritto. Una testimonianza, quindi, che si unisce alle altre, dove pazienti (la donna, come ci ripete più volte Giorgio Antonucci, viene sempre più penalizzata rispetto all’uomo, mentre non penalizzata risulta la psichiatria). Dalle testimonianze, come anche dalla citate riflessioni teoriche, possiamo ricavare lo schema seguente di una storia della psichiatria:

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Pubblicato il 7 September, 2010
Categoria: Testi

“Il caso Cossiga” – Eugen Galasso


Francesco Cossiga: non voglio qui discuterne in termini politici, che in questa sede non ci “tangono” per nulla. Ciò che, invece, appare “interessante” è la psichiatrizzazione del personaggio, per cui il “simpatico” (beh non so, fate voi, ad libitum vestrum, a piacere vostro, ci sarebbero alcune cosa da dire, ma…forse non vale la pena… oppure sì, insomma…) diventa specchio di una situazione. Fatto sta che, da quando il Gatto Sardo (come era stato chiamato e amava riconoscersi nel personaggio, lui che era un burlone nato) diviene “hablante”, cioè inizia a parlare (o straparlare, in qualche caso? No, lasciamo perdere) lo si prende per matto e anzi, per sua esplicita ammissione, fa il matto. Ecco allora che, per sfiduciarlo e buttarlo da Palazzo, l’allora (1991, quando “Mani Pullite” c’era ma non era ancora esplosa come tale) “gioiosa macchina da guerra” del PCI di Achille Ochetto da poco trasformato in PDS (Partito Democratico della Sinistra, poi sarà DS, Democratici di Sinistra, poi PD, Partito Democratico), lo dipinge come “pazzo” e lui, pur infuriandosi o fingendo d’infuriarsi, sta al gioco, abbozza. Esempio del paradigma “pazzia”: ma che cosa volete che sia dare a qualcuno del criminale, dell’assassino, del ladro, del manigoldo, del traditore, dello spergiuro, del maneggione? Nulla. Per rovinarlo bisogna scovarlo come pazzo, per poi “sputtanarlo”, espressione ormai sdognatissima anche a livello ufficiale,  forse non nelle sale vaticane…

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Pubblicato il 4 September, 2010
Categoria: Notizie

Cinema non specchio della realtà – Eugen Galasso

Credo che,  tra i luoghi comuni più diffusi, resista quello del “cinema come specchio della realtà”. Ora, anche ammesso che qualcosa di simile alla realtà (regolare, uniforme, magari ancora definibile in spazio e tempo, quasi Einstein non avesse mai individuato lo spazio-tempo) esista, sicuramente non è il cinema a rispecchiarlo, se non in minima parte. Ma, essendoci migliaia di volumi sul tema, non era questo che volevo dire, meglio non era questo il “tema” di cui volevo trattare. Delimitando il campo, se il cinema può darci qualche riflesso di problematiche politiche, sociali, psicologiche, estetiche e altro (religiose, a tratti etc.), sicuramente nel campo dei rapporti psichici non “coglie nulla”.

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Pubblicato il 2 September, 2010
Categoria: Notizie

“L’Arne du Droit” – Liora Israel. Recensione di Eugen Galasso

“Liora Israel”,  “L’Arne du Droit”, les Presses de Sciences Po(litiques), Coll. “Contester”, Paris, 2009.

L’autrice, che appunto è giovane ricercatrice,  specialista di sociologia del diritto a “Sciences po”(litiques, notoriamente), si chiede se il diritto, generalmente ritenuto strumento-principe del potere costituito, possa invece servire anche a contestarlo, quindi ad essere -come da titolo- un’arma a doppio taglio. La Israel risponde di sì.

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Pubblicato il 31 August, 2010
Categoria: Testi

“La Nave del Paradiso” di Giorgio Antonucci, Milano, Spirali/Vel, 1990 – Recensione – Eugen Galasso

Giorgio Antonucci, medico, psicoanalista, antipsichiatria, poeta, Fiorentino, dove la sottolineatura è necessaria, anche perché è Fiorentino mite ma combattivo (nessuna contradictio in adjecto, nessun ossimoro, in realtà, anzi, far valere i diritti è ben altro rispetto a quieta acquiescenza al mondo, che non è, per fortuna mai stata nelle corde del Nostro), last but no least, dove almeno una volta tanto un dicho, un’espressione popolare ha un significato importante, non solo rapsodicamente accessorio… Poesie di rabbia, poesia d’amore (per Noris, sua compagna e moglie da tanti anni), poesie sul “sense of life” (indipendentemente dal fatto che esso ci sia o meno…, ovviamente….).  Poesie, più semplicemente, dove il poeta (ché è poeta vero) che nascono da una necessità e per necessità, come del resto rileva l’autore(1)(1) cfr.l’affermazione relativa dell’autore, in “Riflessioni sulle poesie”, in op.cit., p.15.

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Pubblicato il 10 August, 2010
Categoria: Testi

Uguaglianza e libertà – Giorgio Antonucci

Per la rivista “Senza Confine” – Firenze 14 ottobre 1992

 


 

 

 

 

 

Senza uscire dalla porta
si può sapere il mondo

Lao Tsù

Vasari racconta che Donatello nella bottega dei suoi artigiani lasciava i soldi in una cesta al centro della stanza perchè ognuno dei lavoranti prendesse a suo giudizio secondo i bisogni.
Nella ricchezza di idee del Rinascimento era o poteva essere l’alba di un mondo differente, più consono all’intelligenza della specie. Ecco cosa voleva dire in concreto “umanesimo” per il prodigioso autore del “San Giorgio” e della “Maddalena”, pari in arte ai più abili artefici di ogni tempo, prima, e dopo di lui.
Significava guardare con rispetto reale all’uomo come natura creativa nella piena consapevolezza del vero rapporto del singolo con la società civile e con il possibile sviluppo.
Anche Bach considerava il lavoro paziente come la base solida e quieta delle opere ben costruite.

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Pubblicato il 26 July, 2010
Categoria: Testi

Il punto di vista di Eugen Galasso sul problema dell’antipsichiatria



In Italia, come in tutta Europa, ma anche negli States, in Canada, in Australia, è in atto un gigantesco tentativo di “Controriforma”, di reazione pura e dura che sacrifica la giustizia sociale sull’altare del produttivismo più esasperato e del mito dell’efficienza come anche la libertà a favore di non meglio precisare “istanze superiori”, di una “ragion di stato” che, più che il grande Machiavelli, richiama Botero, più di Hegel, del basso hegelismo di approdo inevitabilmente fascista. In tale quadro, la reazione psichiatrica, il ritorno all’ordine, per elettroshock, psicofarmaci a profusione etc. In tale contesto e in tale ambito d’impegno, incolpare chi da sempre fa dell’antipsichiatria la sua vita, come lo psicoanalista e medico dott. Giorgio Antonucci oppure la dott.Maria D’Oronzo, psicologa e coordinatrice del “Centro di relazioni umane di Bologna” di contributi indebiti versati da associazioni religiose come “Scientology”, appare grottesco. A parte il fatto che, sic stantibus rebus, se ci fossero fondi per sostenere una causa come quella dell’antipsichiatria, essi andrebbero presi e  riusati per promuovere in ogni modo la causa stessa, con la propaganda e l’azione (quella invocata e mitizzata da presunti rivoluzionari, non si sa bene come e perché, dove “perché” vale in accezione finale, ossia come “cui prodest?”), i suddetti veri e unici pionieri dell’antipsichiatria non hanno “beccato un Euro”, mentre hanno solo organizzato non con Scientology, che tra l’altro non è una “chiesa” in accezione gerarchico-istituzionale, però invece un movimento religioso, discutibile, cioè “da discutere”, alla lettera, ma con la “Citizens Commission on Human Rights” (Commissione dei Cittadini per i diritti umani), associazione culturale e umanitaria, assolutamente a-religiosa,  congressi, convegni, rassegne, in cui hanno mostrato come la persona, per mezzo di ricoveri coatti quali il TSO, ma non solo, anche con mezzi meno diretti ma non meno “impattanti”, sia vittima dei soprusi di Stati e organizzazioni multinazionali che ormai degli Stati si servono come di semplici manutengoli. Un’azione, quella dei nostri amici e compagni, che appare decisamente più importante di chi un giorno sì e l’altro pure promettono insurrezioni e/o rivoluzioni che puntualmente non arrivano mai e, se  mai un giorno sopraggiungessero, rafforzerebbero magari la repressione dei poteri costituiti, magari adducendo la scusa di cambiare di segno i poteri stessi, della “necessaria transizione” etc.

Eugen Galasso

Pubblicato il 20 July, 2010
Categoria: Testi

Angelo Lallo- Lorenzo Toresini – Nazismo e psichiatria – Recensione – Eugen Galasso



Angelo Lallo- Lorenzo Toresini,  Nazismo e psichiatria, Venezia, Ediciclo, 2009.   Uno storico, di orientamento anche foucaultiano (Angelo Lallo) e un”antipsichiatra “che aveva lavorato con Franco Basaglia (Basaglia ampiamente citato nell’agile volumetto, come si suol dire), esaminano, sulla base di documenti importanti ritrovati, in particolare presso Venezia, l’approccio del fascismo, “corroborato” dal nazionalsocialismo, nella repressione anche psichiatrica, di Ebrei, zingari, “matti da slegare”, per dirla, ancora una volta, con uno slogan caro a Basaglia. Allucinanti le diagnosi prodotte (si sa che le diagnosi psichiatriche sono discutibili: quella degli anni 1940 erano più che strampalate – peraltro anche al processo di Norimberga, le “valutazioni” su Rudolph Hess e non solo erano quantomeno “strane”, oltremodo opinabili), assolutamente poco “attendibili”. Con parallelismi e accostamenti assolutamente accettabili (i colonnelli greci caduti a metà anni Settanta, Pol-Pot, altro, ma anche Radovan Karazdic,  che in effetti, ci dicono gli autori, s’era perversamente auto-convinto di “far bene il suo mestiere”, di essere deontologicamente a posto…), gli autori mostrano come “la psichiatria italiana, oltre che connivente con il regime fascista, era (divenne, se vogliamo rispettare la cronologia, e.g.) collaboratrice con il nazismo nella formazione del concetto di “razza”, fautrice di vera e propria “eutanasia sociale”.  Ebrei anche assolutamente “sani di mente” (sempre che la “normalità” e la”patologia “esistano”, con una netta dicotomia che invece chiaramente anche gli autori rifiutano) venivano “imbrigliati”, venivano “legati”-internati in strutture totali quali quelle manicomiali, appunto.  Anche non- Ebrei, certo; ma l’ossessione nazista e poi fascista era anti-ebraica (anche perché gli Zingari erano/sono comunque di meno, numericamente e per importanza a livello socio-culturale), era funzionale a un progetto paranoide, anzi paranoico (quello sì), che vedeva “rosso” (nel senso del toro alla corrida, più che in senso politico, diremmo) dappertutto… Un’ossessione che non accenna a crollare (pensiamo ai residui di tali ideologie razziste, dissipati e dispersi in diverse forme e in diversi movimenti), certo per la pochezza culturale, anche perché foucaultianamente si tratta di “sorvegliare e punire” chi (e le cose che) ci spaventa/spaventano. In tempi come questi, in cui  psichiatri “di grido” ripropongono la validità “senza se e senza ma” dell’elettroshock, libri come questo ci ridanno speranze, nel senso di una critica(questa sì, speriamo, senza limiti e controlli o vincoli) di una psichiatria (quella ufficiale) che non ha mai rinnegato le sue basi biologistiche e meccaniciste(1), che si sposano così bene (ciò non vale, sicuramente, per tutto il materialismo) con una repressione mai spenta, certo attutita rispetto ai tempi in cui nazismo e stalinismo spadroneggiavano,  senza alcuna limitazione.

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Pubblicato il 19 July, 2010
Categoria: Testi

Giuseppe Tradii – Pittura sui muri del reparto “Autogestito” di Imola – Recensione di Giorgio Antonucci

Giuseppe Tradii ha realizzato questi lavori al reparto “Autogestito” di Imola, insieme a Giorgio Antonucci, dopo esser stato rinchiuso  e impedito di esprimersi per lungo tempo.

Recensione (Foto) – Giorgio Antonucci

L’occhio è simile al sole

Altrimenti non lo vedrebbe



Come dai colori di un’alba di primavera dopo un inverno rigido, così dalle mani e dalla fantasia di GIUSEPPE TRADII, pittore delicato, nascono immagini serene e limpide, che suggeriscono, nonostante la solitudine, una grande capacità di vivere, e una gioia intensa ed affettuosa per la bellezza dell’universo in tutte le sue forme e in tutti i suoi più lontani riflessi.

Giuseppe Tradii è nato ad Aiaccio l’8 novembre ’36 ha vissuto e lavorato a Imola.

Alcune pittura di Giuseppe Tradii sono state pubblicate nel 1990 dall’Enciclpopedia Atlantica di Milano.

Giorgio Antonucci

Pubblicato il 2 July, 2010
Categoria: Immagini, Testi

Convegno/Corso Internazionale di Psicoanalisi Laica a Firenze

Sabato 19 Giugno 2010
Fondazione Spadolini Nuova Antologia
Via del Pian de’ Giullari, 36/a – Firenze

Programma

Intervento di Giorgio Antonucci –

VIDEO







Pubblicato il 1 July, 2010
Categoria: Video

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo