“Il pregiudizio psichiatrico” di Giorgio Antonucci – Recensione di Giuseppe Aiello






Il pregiudizio psichiatrico • Eleuthera• 176 p. • E 15,00


<Situazioni simili le avevo già viste dappertutto, ma ora mi trovavo nella condizione particolare di doverle affrontare di persona e praticamente da solo. Nel reparto 14, se si eccettuano la lobotomia e la lobectomia, erano in atto su ogni singola persona tutti gli interventi teorizzati dagli psichiatri (…).Esistevano mezzi di contenzione fisica di ogni genere, dalla camicia di forza alla maschera di plastica per impedire alle pazienti di sputare; venivano usati i tre fondamentali tipi di shock, vale adire le iniezioni endovenose di acetil-colina […], le applicazioni di elettro-shock (…), la provocazione di comi insulinici; si usavano tutti i tipi di psicofarmaci; si praticava l’alimentazione forzata…>.
In tempi di delirio totalitaristico-sanitario arriva quantomai opportuna la ri-stampa di uno dei testi fondamentali della critica alla psichiatria, quanto di più lontano sì possa immaginare dall’elucubrazione teorica di un accademico chiuso nella sua torre d’avorio. Antonucci infatti aveva passato decenni a lavorare con i “matti”, dentro i manicomi, a liberarli dai lacci fisici e da quelli chimici, prima e dopo la celebre 180, detta anche “Legge Basaglia”. Nell’ultima parte della sua carriera il medico toscano, che con Basaglia aveva collaborato, si diede a pubblicare il racconto delle proprie esperienze e a formulare compiutamente la sua visione dell’ideologia psichiatrica, un pezzo fondante del sistema repressivo privo secondo l’autore, di alcun contenuto scientifico. Antonucci racconta le lotte degli anni ’60, quando a Cividale del Friuli arrivò uno spropositato schieramento di polizia e carabinieri a chiudere il reparto di Edelweiss Cotti, reo di offrire un’alternativa praticabile al manicomio carcerario, i contrasti con gli uomini di partito, lo strenuo, incessante tentativo di restituire umanità e individualità a persone schiacciate da un apparato determinato a renderle con ogni mezzo silenziose, innocue e inesistenti, e infine l’opposizione al dilagare della chimica, nuova camicia di forza. Antonucci è morto tre anni fa lasciando più povero un mondo che di gente coraggiosa come lui avrebbe più che mai bisogno; ci restano i suoi scritti,salvagenti in un oceano in tempesta. Giuseppe Aiello


https://eleuthera.it/files/Antonucci_blowup_20201001.pdf


Blowup. mensile, 10-2020, pag 136, foglio 1

Pubblicato il 7 October, 2020
Categoria: Presentazione

Il valore delle sfumature psichiche – Eugen Galasso





Che la psichiatria, destinata a diventare una sorta di “Moloch” fosse già in crisi da molto tempo, lo dimostra un testo del 1928 (!) di Maurice Garçon, 1889-1967,  dell’Académie Française, giurista, storico, che si era occupato soprattutto di parapsicologia, magia, occultismo. Nella sua prefazione a un testo su Vintras, veggente (o visionari), “eresiarca”, Garçon scrive:  “La psichiatria esercita una forma di imperialismo nel senso che, da padrona assoluta dei cervelli provvisoriamente o definitivamente “sregolati”, tende a guadagnare progressivamente e a porre sotto la propria autorità e il suo controllo degli spiriti che si allontanano dalla ragione più in apparenza che realmente. Se che tra la demenza e l’equilibrio mentale vi sono gradi spesso insensibili e sottili, non bisogna esagerare il valore delle sfumature. Il carattere inatteso di certe manifestazioni dello spirito non è necessariamente un segno di follia e dunque di irresponsabilità.  Secondo noi, bisogna essere prudenti quando ci si dedica al loro studio…” (da M.Garçon, Vintras, Héresiarque et Prophéte, Paris, Librairie Critique E’mile Nourry, 1928, p.VIII, trad.mia). Come si vede, anche se certe espressioni rimandano a una concezione psicologica (e dunque anche della psichiatria) di stampo meccanicistico, l’assunto di fondo contesta la pretesa assolutista della psichiatria come scienza, il che, se consideriamo l’epoca, non è considerazione da poco, anzi…   Eugen Galasso

Pubblicato il 5 October, 2020
Categoria: Testi

A Maria Rosaria – Giorgio Antonucci



Giorgio Antonucci



14 settembre 2010 ·

A Maria Rosaria.
Questi interventi volti a evitare gli internamenti psichiatrici sono il livello più alto
della nostra attività.
Evitano gravi sciagure.
Con grande stima da parte di Giorgio Antonucci.


https://www.facebook.com/maria.doronzo.12/posts/10213897019379377?notif_id=1600080082150582&notif_t=feedback_reaction_generic&ref=notif

Pubblicato il 15 September, 2020
Categoria: Notizie, Testimonianze

Il pensiero di Giorgio Antonucci – 24° convegno GDL – Maria D’Oronzo

Diritto ad Esserci così come si è – 24° convegno Globalità dei linguaggi di Stefania Guerra Lisi





Fin dai primi tempi della storia conosciuta si definisce follia il comportamento di coloro che non corrispondono alle direttive dei costumi di qella società, cosi varia il concetto di follia a seconda del giudizio che si dà sui costumi che devono essere imposti.
La storia della psichiatria è più recente cioè la storia del Mito della Medicina sulla variazione del costume.
Nel ‘600 con il capitalismo, con la nascita delle grandi metropoli, tutte le persoe che non si sa dove mettere, vengono rinchuse negli Ospedali Generali e la psichiatria diventa sempre più necessaria. Quello che è grave no è solo che ci sono questi ghetti, ma che questi ghetti si configurano come luoghi di cura.
Quando un pensiero non torna è considerato non saggio,per lo psichiatra è un difetto del cervello. Ad esempio Lombroso dice che gli anarchici hanno un difetto fisico per cui il loro modo di ragionare politico dipende da questo difetto fisico e devono essere eliminati in qualche modo e molti anarchici sono finiti in manicomio. Così succede agli artisti per il loro carattere creativo, per la loro essenza creativa, esprimono cose che non corrispondono al moralismo corrente e rischiano di essere internati.
Ad esempio quello che è ritenuto saggio in una cultura è ritenuto assolutamente impraticabile in un’altra.
Se uno vive insieme con i Buddhisti e poi viene i Italia, in Europa, si trova i difficoltà perchè deve cambiare un sacco di modi di pensare. Questo discorso importante fa vedere che il mondo è fatto di tante culture, di tante pratiche diverse di tante morali diverse perciò di tante filosofie diverse.
Le teorie correnti sono due. Una è quella degli psichiatri cosidetti organicisti, che dice che quando una persona non torna negli schemi che loro stessi creano, allora ha un difetto organico, biochimico del cervello. L’altra teoria dice che il difetto non è organico o biologico ma è un difetto nella storia della persona.
Giorgio Antonucci non ritiene di dover andare a trovare i difetti nelle persone. Con una persona che viene da noi dobbiamo cercare, insieme, qual’è il suo rapporto con la realtà e vedere qual’è, senza che questo implichi che ci sia un rapporto normale, sano, dei sani di mente, e un rapporto anormale, malato, dei malati di mente.
Per lo psichiatra c’è un difetto fisico, per lo psicanalista c’è un difetto psicologico. Questo rigurada anche Freud. Dopo la sua esperienza negli spedali di Parigi, ha detto: ho smesso di fare il medico, e ho iniziato a fare il biografo. Ma il problema è che le sue biografie sono pensate in cerca del difetto.
Giorgio Antonucci rifiuta quest’idea del difetto. Ci sono tanti modi di essere e di pensare e tante storie.
E’ chiaro che quando si discute con una persona creativa non si può smettere di tener conto del mondo che c’è intorno, altrimenti non serve a niente; però non si può escludere nemmeno tutta l’altra parte dell’interlocutore.
Quando ci sono le iniziative che possono facilmente avere per risultato l’esclusione dalla società, allora non si cerca il torto o lo sbaglio, l’errore, ma si avvisa la persona, la si mette in guardia, in modo che la sua creatività non lo porti i conflitto con la società: essendo l’individuo più debole della struttura sociale, ne sarebbe travolto.
Si discute su queste basi: io ho la mia creatività, i miei pensieri, le mie scelte, il mondo è quello che è, allora adesso cosa facciamo?
Non sulla base di un difetto, ma sulla base realistica, bisogna confrontarsi con quelli che ci stanno intorno, se no si rischia di essere travolti.
La storia del lavoro di Giorgio Antonucci si caratterizza da subito in un’attività ben precisa: evitare gli internamenti e di non aver mai fatto eccezione in questo.
Giorgio Antonucci comincia a evitare gli internamenti perchè il suo pensiero è che ogni persona ha la sua ricchezza creativa e questa ricchezza creativa va risettata.
La creatività non è un difetto e le persone che si trovano in determinati conflitti sociali e sotto il pregiudizio sociale non devono essere internnate ma devono continuare ad esercitare la loro creatività.
Bertal Russel si esprimeva con ironia sulla distinzione tra fantasia e realtà. In pratica – comentava – la fantasia è ciò che dice il paziente; la realtà è ciò che dice l’analista.
Le contraddizioni psicologiche non sono effetto di una disgregazione della personalità, come ritiene la psichatria, ma al contrario sono la rivelazione e l’espressione di un conflitto strettamente legato con l’intelligenza.
In questo modo la ricerca comincia a diventare biografia.
Il pensiero antonucciano comprende in primo luogo il collegamento di tutte le tensioni interiori con le possibili motivazioni, in secondo luogo la possibilità di acquisire metodicamente un sempre più attento controllo di sé stessi per divenire il più possibile autonomi verso la libertà.
Si cerca insieme di chiarire il pensiero. Si cerca intensamente una nuova chiarezza di linguaggio per rinnovare la propria comprensione della realtà e per ritrovare sé stessi.
Si cerca insieme un nuovo linguaggio per chiarire il pensiero, e da qui la collaborazione di Giorgio Antonucci con il professore del D.A.M.S., Gino Stefani.
La questione psicologca è innanzitutto un roblema di linguaggio e charezza di pensiero non è un problema di medicina.
La condotta di un individuo come la condotta delle faccende di una società. può venire paragonata ad un gioco.
Più semplice e meno numerosi sono i giiochi, più facile è il giocarli. Le relazioni, leggi, costumi della società costituiscono le regole secondo le quali le persone devono giocare. Gli individui trovano logorante e difficile condurre contemporaneamente due o più giochi così le società trovano logorante e difficile tollerare contemporaneamente l’esistenza di una pluralità di giochi per accaparrarsi l’attenzione e adesione dei cittadini. Da qui nasce la costruzione del malato in giurisprudenza. Viviamo in una società in cui un numero maggiore di individui perde la sua libertà mediante le cure psichiatriche.
Maria D’Oronzo


Giorgio Antonucci wikipedia

Pubblicato il 14 September, 2020
Categoria: Testi

Su Maupassant – Eugen Galasso



I testi di Guy de Maupassant, grande scrittore dell’Ottocento sulla “follia” non sono pochi, trattandosi soprattutto di novelle e racconti.  Sono testi , in genere, che spiegano come il “pazzo” o venga preso per tale perché non lo si capisce/non lo si vuole capire, oppure perché si comporta in modo considerato “eccentrico”, ossia, praticamente, quasi la stessa cosa.  Il “paradosso”, se vogliamo, è che lo stesso Maupassant sia morto in una condizione considerata (da quasi tutti, purtroppo) di “alterazione mentale” (altri parlando tout court di “paranoia”) e che si sia suicidato, in preda a una “crisi”. Forse, anche a questo “proposito”, converrebbe proprio rileggere i “Pensieri sul suicidio” di Giorgio Antonucci.  Il discorso si potrebbe, certo, estendere ad altri personaggi, ma credo che questo sia un caso “esemplare” che non può lasciare “indenni” da una riflessione che vada oltre a stereotipi e “idee ricevute” o pregiudizi di vario tipo…    Eugen Galasso

Pubblicato il 10 June, 2020
Categoria: Testi

Psichiatria e Non. Oltre la diagnosi “la pratica di Giorgio Antonucci” – Intervista a Maria D’Oronzo



Il lavoro del “Centro di Relazioni Umane”, dall’inizio.


Video QUI





https://youtu.be/IZ7tF9bw9xw

Grazie all’impegno di

TuEdIo – Narcisismo e Amore

Pubblicato il 7 April, 2020
Categoria: Notizie, Video

Intervento di Giorgio Antonucci – Simposio: Internamento coatto e controllo sull’uso delle terapie psichiatriche – Roma 1980





Diari inediti: Dicembre 1980.




Ho ricevuto e trascrivo la registrazione del mio intervento al convegno di Roma. L’intervento l’ho lasciato così com’è stato, nella sua immediatezza. (Sabato 15 novembre, Aula magna dell’università di Roma).

Io lavoro nell’Ospedale Psichiatrico “Osservanza” di Imola, dove sono responsabile di tre reparti di lungodegenti, che ho liberato da tutti i mezzi di cui disponeva la psichiatria per perseguitare i pazienti che ivi erano ricoverati, e li ho trasformati in residenze, in attesa che quei pazienti che non hanno trovato ancora una collocazione fuori possono trovarla per allontanarsi da quel luogo (l’ospedale psichiatrico) dove erano stati portati con la forza per motivi a loro del tutto sconosciuti, per motivi che non riguardavano loro direttamente.
Contemporaneamente a questo lavoro, due o tre volte al mese faccio il medico di guardia in un reparto di un ospedale civile, che è ora utilizzato per il trattamento sanitario obbligatorio, cioè per quel tipo di trattamento obbligatorio che la legge 180 ha sostituito al ricovero coatto.
Premetto che nella mia attività pratica ho sempre ritenuto inaccettabile il fatto di costringere una persona, chiunque sia, a sottoporsi a dei trattamenti; ritengo che sia un crimine imporre ad una persona qualsiasi un trattamento che la persona stessa rifiuta e secondo questo punto di vista mi sono sempre regolato. In questo periodo, quando sono di guardia in questo reparto, quando si presentano dei pazienti per il trattamento sanitario obbligatorio, io glielo annullo servendomi di uno dei punti della nuova legge, cioè trasformo tutti i trattamenti obbligatori in volontari permettendo alla persona internate di restare, se vuole, ma anche di andarsene, se questa è la sua volontà.
Siccome l’altro sabato (8 novembre) due giovani se ne sono andati, gli psichiatri dell’ospedale sono arrabbiatissimi e c’è una grossa polemica. Però questi psichiatri non si limitano ad usare le loro armi per combattere contro questa iniziativa, ma si sono rivolti a tutti i poteri possibili, per cui è intervenuto il Consiglio di amministrazione per prendere posizione contro queste mie iniziative, che poi, in realtà, sono iniziative di scelta dei pazienti. Sono intervenuti pure i Centri di Igiene Mentale cioè quelli che decidono che la persona ha bisogno del Trattamento Obbligatorio; è intervenuto il Pretore; cioè si è formato uno schieramento di forza tutte contro di me per questo scandalo che consiste nel fatto che io ritengo che i pazienti abbiano il diritto di scegliere da soli mentre gli psichiatri ritengono che debbano essere sottoposti a dei provvedimenti di costrizione.
Io mi chiedo perché succedono queste cose, perché da quando in Italia io ed altri abbiamo iniziato a lavorare in questo senso ci siamo sempre scontrati con delle organizzazioni di potere che fanno il possibile per smantellare iniziative di questo genere.
Mi ricordo che nel’73, andando nell’Istituto Psichiatrico “Osservanza” di Imola, diretto da Cotti, per vedere che cosa si poteva fare, mi ricordo che dissi a Cotti che avrei voluto prendere il reparto peggiore, cioè il reparto ritenuto dagli psichiatri il più pericoloso, con le persone secondo loro più pericolose e che per questo motivo dovevano essere maggiormente sorvegliate. Il reparto era il numero 14 ed era composto di 44 donne. Le mura erano alte 4 metri con porte di ferro, però superata la porta di ferro, si trovavano altre porte ed altri muri.
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Pubblicato il 4 April, 2020
Categoria: Notizie

Esorcisti e psichiatri – Eugen Galasso





Che tecniche come l’elettroshock e la lobotomia siano “naturali prosecuzioni” delle tecniche usate dalla “Sancta Inquisitio” cattolica è fuori di dubbio. IL protestantesimo, in particolare la tradizione che si rifà a Lutero, non può vantare pretese di “democraticità” e di tolleranza, in quanto la persecuzione di presunte streghe, di “stregoni”, di “eretici”, di Ebrei non manca neppure nel “campionario” evangelico, ma la “Sancta Inquisitio”, tra l’altro protetta da ogni sorta di poteri costituiti, non c’è, nel campionario indicato. Certo, l’intolleranza e la persecuzione di chi pensa e agisce diversamente da quella “massa critica” individuata come “normale” non manca mai, soprattutto nelle religioni storico-positive, ma la Chiesa Cattolica, al netto di qualche timida “apertura” (cfr.Papa Francesco e in genere la tradizione post-conciliare), appare la più intollerante. Per rimanere in ambito psichiatrico, perché non ricordare l’esistenza, ancora fortemente radicata e mai messa in discussione neppure da questo papa, degli esorcisti? Una straordinaria forma di potere esercitata indiscriminatamente da chi detiene quello che un tempo si definiva e veniva definito “potere spirituale”… Pur usando con ogni riserva l’espressione, credo si tratti dell’unica forma ancora in voga, in un ambito extra-poliziesco, di “lavaggio del cervello”…    Eugen Galasso 

Pubblicato il 17 February, 2020
Categoria: Testi

Paolo Lorenzini e lo psichiatra di “Sussi e Biribissi” – Eugen Galasso





Talora, scoprendo qualche testo anche teatrale, succede che si incappi in qualche sorpresa interessante: il romanzo fiorentino “Sussi e Biribissi”(1902) di Paolo Lorenzini, nipote di Carlo Collodi alias Lorenzini, l’autore del “Pinocchio”, presenta due ragazzi tredicenni, che hanno preso un “trip” per Jules Verne e il suo “Viaggio al centro della terra” cercano il luogo in questione disperatamente e in modo improprio, finendo quasi nelle fogne.  Una guardia regia (allora c’era il re…) li manda in manicomio, dove lo psichiatra “sragiona” e fa discorsi che porterebbero ogni comune morale dritto in psichiatria con TSO accelerato… Giorgio Antonucci e Thomas Szasz godranno dal grande nulla o dal “Paradiso per spiriti magni” in cui si trovano (???) dato che un testo insospettabile, ora recuperato in bella versione teatrale (anche teatro di figura, oltre che di attori), ci riporta una protesta inusitata contro un mondo “crazy” che ricovera obbligatoriamente chi ha anche solo un sano spirito d’avventura…  Se lo zio Carlo Collodi (in realtà Lorenzini) nelle “Avventure di Pinocchio” parlava di ospedale e carcere come destinazioni possibili per i “ribelli”, il nipote demolisce, pur se non a picconate, un’altra istituzione totale funzionale alla dittatura della borghesia, il manicomio…    Eugen Galasso

Pubblicato il 12 January, 2020
Categoria: Testi

Poesia di Giorgio Antonucci – “Se mi ascolti e mi credi”


Lettura di Maria D’Oronzo





https://www.youtube.com/watch?v=wvxVeKZumHw&t=76s


Le poesie del dottor Giorgio Antonucci nascono dalle conversazioni del dottore con le internate nei reparti degli ospedali psichiatrici in cui il dottore ha lavorato.
Il dottore rifiuta la diagnosi: “La diagnosi viene negata in quanto pregiudizio psichiatrico che impedisce di intraprendere il vero lavoro psicologico con la sofferenza degli uomini per le contraddizioni della natura e della coscienza e per le contraddizioni della società e i conflitti della convivenza.” wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Antonucci.


Testo




Se mi ascolti
e mi credi
posso raccontarti
in che modo
sono finita
qui dentro


in che modo
sono finita
qui dentro



posso raccontarti
cos’è accaduto
quando avevo
sedici anni


La mia storia
è molto
semplice


La mia storia
è semplice
e chiara


La ricordo assai bene
e posso parlarne
con serenità
nonostante tutto


Nonostante il ricovero a tradimento
Nonostante gli interrogatori dei primi tempi
Nonostante
gli insulti


Sei agitata!
(io mi ribellavo)


Sei incomprensibile!
(io cercavo di spiegarmi
e di sapere)


Sei pericolosa!
(io mi difendevo)


Nonostante la camerata e il cortile
dove il sole e la luna
concedono poco
per mancanza di spazio


Nonostante i miei anni
senza nulla


La mia storia
è semplice
e chiara


e la ricordo assai bene
e posso parlarne
con serenità


se mi ascolti


se mi ascolti
e se hai il coraggio di credermi


e se hai
il coraggio
di credermi


perché vedi
non mi ha
mai
creduta
nessuno


perché
non mi ha
mai
creduta
nessuno


Ho perduto le gambe sotto il treno


Per loro fu un tentativo di suicidio


Io potrei dirti


forse è successo
per disgrazia


forse volevo uccidermi


Ma che t’importa perché è successo?


Per loro non fu disgrazia
Per loro non fu disperazione


Per loro fu pazzia


loro spiegano
tutto
con la pazzia


e sono venuta qui dentro
e ci resto


e debbo ringraziare l’infermiera
se la mia seggiola a rotelle
viene spinta


dalla cella
al cortile


e dal cortile
alla cella


perché così la mia vita
anche se squallida
non è monotona del tutto


perché così la mia vita
anche se squallida
non è monotona del tutto


Se mi ascolti
e se hai il coraggio di credermi
la mia storia
come vedi
è molto semplice.


di Giorgio Antonucci

Pubblicato il 30 December, 2019
Categoria: Audio, Testi, Video

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo