Trattamento sanitario obbligatorio e COVID – Eugen Galasso
Sentire il Presidente del Consiglio, evidentemente non a conoscenza della questione TSO (trattamento sanitario obbligatorio) parlare del non ricorso a questo strumento per un eventuale obbligo vaccinale, ovviamente contro il COVID, sconcerta sia per i toni, sia soprattutto per la palese ignoranza del fatto, gravissima per il capo del governo. Una norma estremamente discutibile, palesemente di stampo autoritario, usata dalla politica dell’epoca (Legge “Basaglia”, anche se Franco Basaglia ne negava la paternità, va ricordato) quale contrappeso alla”chiusura dei manicomi”, invero non realizzata, dovrebbe sparire dal vocabolario, anche perché Conte non ha parlato di “uso metaforico del termine”, ma lo ha usato senza remora, il che, ancora una volta, appare grave sia per l’ignoranza della cosa, sia per la tacita approvazione (sempre ammesso che sappia qualcosa della disposizione specifica) del TSO e del suo indiscriminato. Eugen Galasso
Pubblicato il 15 December, 2020
Categoria: Notizie
Su Maupassant – Eugen Galasso
I testi di Guy de Maupassant, grande scrittore dell’Ottocento sulla “follia” non sono pochi, trattandosi soprattutto di novelle e racconti. Sono testi , in genere, che spiegano come il “pazzo” o venga preso per tale perché non lo si capisce/non lo si vuole capire, oppure perché si comporta in modo considerato “eccentrico”, ossia, praticamente, quasi la stessa cosa. Il “paradosso”, se vogliamo, è che lo stesso Maupassant sia morto in una condizione considerata (da quasi tutti, purtroppo) di “alterazione mentale” (altri parlando tout court di “paranoia”) e che si sia suicidato, in preda a una “crisi”. Forse, anche a questo “proposito”, converrebbe proprio rileggere i “Pensieri sul suicidio” di Giorgio Antonucci. Il discorso si potrebbe, certo, estendere ad altri personaggi, ma credo che questo sia un caso “esemplare” che non può lasciare “indenni” da una riflessione che vada oltre a stereotipi e “idee ricevute” o pregiudizi di vario tipo… Eugen Galasso
Pubblicato il 10 June, 2020
Categoria: Testi
Esorcisti e psichiatri – Eugen Galasso
Che tecniche come l’elettroshock e la lobotomia siano “naturali prosecuzioni” delle tecniche usate dalla “Sancta Inquisitio” cattolica è fuori di dubbio. IL protestantesimo, in particolare la tradizione che si rifà a Lutero, non può vantare pretese di “democraticità” e di tolleranza, in quanto la persecuzione di presunte streghe, di “stregoni”, di “eretici”, di Ebrei non manca neppure nel “campionario” evangelico, ma la “Sancta Inquisitio”, tra l’altro protetta da ogni sorta di poteri costituiti, non c’è, nel campionario indicato. Certo, l’intolleranza e la persecuzione di chi pensa e agisce diversamente da quella “massa critica” individuata come “normale” non manca mai, soprattutto nelle religioni storico-positive, ma la Chiesa Cattolica, al netto di qualche timida “apertura” (cfr.Papa Francesco e in genere la tradizione post-conciliare), appare la più intollerante. Per rimanere in ambito psichiatrico, perché non ricordare l’esistenza, ancora fortemente radicata e mai messa in discussione neppure da questo papa, degli esorcisti? Una straordinaria forma di potere esercitata indiscriminatamente da chi detiene quello che un tempo si definiva e veniva definito “potere spirituale”… Pur usando con ogni riserva l’espressione, credo si tratti dell’unica forma ancora in voga, in un ambito extra-poliziesco, di “lavaggio del cervello”… Eugen Galasso
Pubblicato il 17 February, 2020
Categoria: Testi
Paolo Lorenzini e lo psichiatra di “Sussi e Biribissi” – Eugen Galasso
Talora, scoprendo qualche testo anche teatrale, succede che si incappi in qualche sorpresa interessante: il romanzo fiorentino “Sussi e Biribissi”(1902) di Paolo Lorenzini, nipote di Carlo Collodi alias Lorenzini, l’autore del “Pinocchio”, presenta due ragazzi tredicenni, che hanno preso un “trip” per Jules Verne e il suo “Viaggio al centro della terra” cercano il luogo in questione disperatamente e in modo improprio, finendo quasi nelle fogne. Una guardia regia (allora c’era il re…) li manda in manicomio, dove lo psichiatra “sragiona” e fa discorsi che porterebbero ogni comune morale dritto in psichiatria con TSO accelerato… Giorgio Antonucci e Thomas Szasz godranno dal grande nulla o dal “Paradiso per spiriti magni” in cui si trovano (???) dato che un testo insospettabile, ora recuperato in bella versione teatrale (anche teatro di figura, oltre che di attori), ci riporta una protesta inusitata contro un mondo “crazy” che ricovera obbligatoriamente chi ha anche solo un sano spirito d’avventura… Se lo zio Carlo Collodi (in realtà Lorenzini) nelle “Avventure di Pinocchio” parlava di ospedale e carcere come destinazioni possibili per i “ribelli”, il nipote demolisce, pur se non a picconate, un’altra istituzione totale funzionale alla dittatura della borghesia, il manicomio… Eugen Galasso
Pubblicato il 12 January, 2020
Categoria: Testi
LSD e psichiatria – Eugen Galasso
Su “A”, numero 436, estate 2019, un breve saggio di Piero Cipriano, quasi (ma parecchio “quasi”) antipsichiatra, stavolta sulle sostanze psicoattive, come LSD, peytol etc. Avendo letto quasi tutto Timothy Leary (lo psicologo -“profeta” dell’LSD), Albert Hoffman (colui che, da chimico, aveva isolato la sostanza , che è dietilamide-23 dell’acido lisergico), Stanislaf Grof, Carlos Castaneda, occupandomi, nei ritagli di tempo, di curanderos e sciamanesimo, intervengo e complessivamente, a differenza che in altre occasioni, mi sento parzialmente d’accordo (preciso che non ho mai provato l’LSD). Alla fine del testo, anche in polemica con lo zelante-irruente neodestrista Matteo Salvini, leader de facto anche se non de jure, Cipriano dà un consiglio, anzi rivolge un appello ai politici “mettete psichedelici nei vostri cervelli”. Chissà, potrebbe funzionare? Non si sa, né il consiglio/appello sarà messo in pratica, dunque… un’ipotesi che rimane tale, senza venire verificata o falsificata è almeno da mettere tra parentesi…bypassandola, per ora. Ora, comunque, Cipriano, che certo si muove in una prospettiva di riconoscimento della “malattia psichica”, ritiene, appoggiandosi a ricerche recenti di David Nutt (2010), di Robin Carbart-Harris, dello stesso anno, per cui l’LSD, oltre ad essere meno pericoloso di droghe ammesse , anzi “incoraggiate” come l’alcol. Ora, oltre al fatto che le ricerche citate sono state condotte in condizioni “protette” e con quantità esigue, la “mistica” dell’LSD à la Tim Leary, strutturalmente e anche stilisticamente affascinante, è estremamente problematica (e non è solo una questione di dosi, direi, ma anche di atteggiamento della persona – dove non si può dimenticare che molti “sperimentatori selvaggi”, dopo l’assunzione di LSD, sono incorsi in “incidenti” e danni fisici vari, il che vale per ogni droga), né, dal punto di vista anti-e/o non psichiatrico non abbiamo fatto grandi passi avanti, anche se siamo d’accordo (lo sono, ma con riserva, anzi con molte riserve, per quel che vale…), anzi quasi nessuno. O si accetta l’uso di ogni sostanza nell’ambito di una libertà di pensiero e di comportamento totale (che però uno Stato o anche una Società comunque “organizzata” è difficile che possa concedere…) oppure qualche controllo e qualche “verifica” verrà comunque effettuata. Oltre al fatto che questo testo, per qualche verso “un passo avanti” nella riflessione di Cipriano, sembra comunque essere tangente rispetto al problema della non psichiatrizzazione. Credo che il compianto Maestro Giorgio Antonucci, con qualche sfumatura diversa, sarebbe quasi della mia opinione… Eugen Galasso
Approfondimenti: https://it.wikipedia.org/wiki/LSD
Pubblicato il 2 September, 2019
Categoria: Testi
Eugen Galasso – Recensione – “Lila” di Robert Pirsing
Una straordinaria demistificazione dell’antipsichiatria è in uno scrittore filosofo-antropologo USA, Robert Pirsig (1928-2017), dove corre l’obbligo di ricordare che Pirsig subì sia ricoveri psichiatrici sia trattamenti a base di elettroshock (quello di Ken Kesey, autore del romanzo e poi del dramma da cui Milos Forman trasse il film “Qualcuno volò sul nido del cuculo” non è un racconto di fantasia, anzi…pur se Kesey era collaboratore della struttura manicomiale, non “paziente”) nel romanzo filosofico-antropologico “Lila” (1991, nell’edizione americana originale). Con uno stile ovviamente diverso, le tesi sono quelle di Giorgio Antonucci: A) la società individua e condanna i “matti”, recludendoli perché non li capisce e ne ha paura; B ) in culture diverse da quella occidentale-capitalistica, ma in genere dalle società strutturate in modo autoritario, come quelle dette “primitive” il “folle” è invece il portatore di luce, il “profeta”; C) lo shock terapeutico e in particolare l’elettroshock servono solo a rinchiudere -a escludere- a far dimenticare quanto il “folle” aveva già elaborato, facendolo poi ripiombare in una condizione analoga a quella precedente, con una coazione a ripetere, ossia con la ripetizione degli elettroshock, che già Cerletti (espressamente citato) paragonava a pure “botte in testa”… Un’avvertenza: a parte la lunghezza dell’opera (più di 500 pagine) il continuo passaggio dalla riflessione teorica alla narrazione può creare qualche problema a un lettore non abituato, pur se il testo non è assolutamente “incomprensibile”. Decisamente più “fluido” lo stile di Antonucci, come quello di Szasz, di Laing, di Cooper, a tratti anche di Foucault, non quello di Deleuze e Guattari. Ma una lettura, per parafrasare una celebre frase, diventata quasi uno slogan, vale bene un po’ di sacrificio… Eugen Galasso
Pubblicato il 27 June, 2019
Categoria: Libri
Considerazioni sul “senso-complesso di colpa” – Eugen Galasso
David Oakill
Un’argomentazione di Giorgio Antonucci mi ha sempre creato problemi: la sua negazione del concetto, che psicanalisi (anche non di osservanza freudiana) ma anche psicologia tout court ormai accettano. Non l’accetta, ora credo di aver capito che cosa intendesse, in quanto condizionamento culturale, induzione a colpevolizzarsi, data dal contesto, non qualcosa di immanente alla psiche del singolo. Può essere, ovviamente, che mi sbagli (nei suoi testi il dottor Antonucci non svolge in extenso l’argomentazione, probabilmente presupponendola), ma credo proprio che sia questo il senso della sua riflessione, mirante a liberare chi è sanzionato dalla società e dalla cultura quale “folle” (quando va “bene”) o “pazzo/a” quando cultura e società sono più rozze e crudeli… Proporre il dialogo, la conversazione (socratica) al posto della contenzione, magari apparentemente “soft” vuol dire liberare quanto alla persona (o individuo, non è il caso di “sofisteggiare” su una parola) viene imposto, in maniera più o meno “surrettizia”, in realtà molto cogente. E Antonucci era molto attento a non demistificare un senso (o complesso) di colpa che rischiava di tornare fuori con inaudita violenza, anche da quando Freud l’aveva ristretto nell’ambito , anzi nel recesso più oscuro del Superego. Eugen Galasso
Pubblicato il 17 May, 2019
Categoria: Immagini
L’eterno mito della malattia mentale – Eugen Galasso
L’abuso di espressioni come “pazzo”, “folle” etc. non ha più notizia: poco tempo fa, Jacopo Fo, in un dibattito TV (non si capisce chi lo abbia nominato opinionista politico fisso, in base a quali meriti –
forse familiari…) affermava che in fase di scelta per gli iscritti o i candidati alle elezioni per i “5 Stelle”. Da marxista non ho simpatia per il movimento; ciò che mi preme rilevare è piuttosto l’ossessione, la fobia (mi si conceda…) per il termine “pazzo, pazzi” etc. Sembra proprio, ormai, che la condanna della cosiddetta “pazzia” sia nuovamente invalsa, come fosse un dato di fatto, come se fosse acquisita da tutti. Sembra che siano passati decenni se non secoli dalla scomparsa di un Thomas Szasz (scomparso l’8 settembre 2012) e di Giorgio Antonucci (morto il 18 novembre 2017). Entrambi avevano autorevolmente combattuto il concetto (il “mito”, diceva Szasz) della malattia mentale, ma a molti fa invece comodo che tale mito venga prolungato, anzi magari anche “eternato”…. Eugen Galasso
Pubblicato il 22 February, 2019
Categoria: Testi
Il funzionamento psichiatrico – Eugen Galasso
Sempre di più, nei testi di psichiatria ma spesso anche di psicologia si parla di “funzionamento”: ora si può parlare di “funzionamento” per una macchina, per una catena di servizi, per un sistema. Per una persona (o un individuo, soggetto, come volete dire) vuol dire apparentare la persona a una macchina e la cosa sarebbe, in realtà, offensiva anche se riferita a un animale. Al limite si potrebbe parlare di “funzionamento della psiche”, ma se ci si limitasse alla mera fenomenologia (descrizione), senza passare alle valutazioni: dire, cioè, che una psiche funzione “bene” o “male”, come vorrebbero-anzi vogliono-fare gli psichiatri, è inferenza indebita e mistificante. Come rilevato da Foucault, Szasz, Giorgio Antonucci e , con modalità diverse, da tutti gli antipsichatri e non “psichiatri”, ciò è da rifiutare, arrivando al boicottaggio, ove ciò sia possibile. Un mondo “funzionante” è solo quello dispotico (dunque oppressivo, castrante, follemente orientato alla mera produttività), descritto da “Orwell” in 1984, da Ray Bradbruy in “Fahrenheit 451” e in varie altre opere…. Eugen Galasso
Pubblicato il 13 November, 2018
Categoria: Testi
Elettroshock oggi – Eugen Galasso
Roger Pycha, primario di psichiatria all’ospedale di Brunico e noto sostenitore dell’elettroshock, in un’intervista alla “Tageszeitung” sudtirolese (quella di Arnold Tribus) sostiene, contro tutti/e, almeno in Italia, la bontà dell’elettroshock, con argomenti “soft”, oltre a tutto: A) minimizzandone gli effetti, dove, a parte la pratica in sé, la narcosi/anestesia locale ha notoriamente effetti anche sul piano strettamente medico (ogni anestesia, anche locale, è comunque un problema, come noto, persino in sede odontoiatrica – ciò vale a fortiori per ogni intervento chirurgico, anche piccolo – di scarsa entità); B) la protesta anti-elettroshock sarebbe, Pycha dicit (ma anche il giornale avalla questa tesi), un fenomeno soprattutto italiano e di sinistra, il che, in un pubblico sudtirolese favorisce la classica associazione Italiani=comunisti, con le conseguenze ben note. Anche se Pycha (diamogli ciò che è suo, pur se, riprendendo e contrario le famose parole, non è né Dio né Cesare, almeno finora…) usa toni “soft”, ammettendo che prima l’elettroshock aveva funzioni punitive-di controllo sociale (come se ora non ne avesse…), anche sul piano psichiatrico estende la terapia elettroconvulsivante a categorie comunque non omologate, in genere, come i “maniaci”. Ora, a parte la giusta contestazione delle tassonomie psichiatriche (qui Szasz e Antonucci docent, non Pycha, ovviamente), neppure la limitazione dell’elettroshock a persone con “depressione grave” (Giovanni Cassano, per es.) al primario dell’ospedale brunicense basta più… Fate voi… Eugen Galasso
Pubblicato il 4 September, 2017
Categoria: Notizie