SCARCERANDA-Trent’anni di Legge 180-a colloquio con Giorgio Antonucci e Maria Rosaria D’Oronzo
Scarceranda 2009
Trascrizione della trasmissione di Radio Onda Rossa del 13 maggio 2008.
Domanda
Raccontaci del tuo incontro con Franco Basaglia.
Giorgio Antonucci
Io ho telefonato a Basaglia se non sbaglio nel 1966. Lavoravo già a Firenze per evitare gli internamenti psichiatrici. Allora siccome Basaglia era già famoso perché cercava di superare il
manicomio, io gli telefonai dato che i nostri scopi coincidevano. Io cercavo di evitare gli
internamenti in qualunque clinica psichiatrica e lui stava cercando di dimostrare che i manicomi e le
cliniche psichiatriche non sono la risposta. Siamo entrati in contatto in quel periodo sulla base di
questa affinità e ci siamo sentiti diverse volte. È per questo che dopo lui, nel 1969, mi ha chiamato a
lavorare all’ospedale di Gorizia, il primo istituto psichiatrico che è stato messo in radicale
discussione. Leggi l’articolo completo »
Le visite popolari al manicomio San Lazzaro di Reggio Emilia
Foto di Piero Colacicchi, durante la 1° visita di persone che entrarono nei reparti dei bambini al manicomio di San Lazzaro di Reggio Emilia. Ci furono momenti di grave tensione. Colacicchi: “La foto è scura e storta…la scattai di nascosto, senza poter calcolare i tempi nè inquadrare. Per me, però, è molto importante. La feci al reparto De Sanctis, reparto per i bambini del San Lazzaro, a Reggio Emilia, durante la prima calata.”
Giorgio Antonucci nel suo libro “ I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria“, ed.coop Apache, 1986), scrive: “I medici e gli infermieri del San Lazzaro vissero momenti di paura./ In pratica la gente diceva:
Avreste potuto anche convincerci forse che gli adulti qui rinchiusi sono pericolosi, ma perchè i bambini di quattro,dieci anni legati alle seggiole?“.
“I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria” di Giorgio Antonucci, 1986.
Testimonianza di Eleftherio Tzirarkas sul lavoro di Giorgio Antonucci al manicomio di S.Lazzaro
http://centro-relazioni-umane.antipsichiatria-bologna.net/2011/05/21/testimonianza-di-eleftherio-tzirarkas-sul-lavoro-di-giorgio-antonucci-al-manicomio-di-slazzaro/
CHIARA GAZZOLA – Divieto d’infanzia. Psichiatria, controllo, profitto- Ed. BSF
Il comportamento dei bambini non sempre soddisfa le aspettative della comunità adulta. Dei disagi infantili si preoccupa sempre meno la pedagogia e sempre di più la psichiatria e la genetica. La diagnosi ADHD (sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività) rappresenta l’esempio più eclatante. Le cure chimiche previste (come il Ritalin) interferiscono nella crescita a livello neurologico, la diagnosi considera il soggetto malato a causa di un comportamento “non idoneo” a una società sempre più omologata e omologante. Se si ritiene che l’ambito sociale e relazionale, nel quale un bambino cresce, sia poco importante e si incasella come patologia ogni comportamento che non rispecchia i canoni di presuntuosi obiettivi formativi, la soluzione verrà demandata ad esperti che si avvalgono di cure farmacologiche invasive. Così si distrugge l’infanzia, la fantasia, la libera espressività; su tutto ciò cala un sipario di silenzio che va rialzato.
Pubblicato il 4 November, 2008
Categoria: Libri
GIORGIO ANTONUCCI
Diario dal manicomio.Ricordi e pensieri.ed. Spirali
“In questo diario si vedono sia esperienze mie personali sia espeienze di internati perchè le une e le altre concorrono a formare il tessuto di un’unica vicenda” pag 193.
Nel “Diario dal manicomio” l’autore Giorgio Antonucci, attraverso il racconto della vita degli internati nel manicomio di Imola, espone le sue teorie e la sua pratica per la liberazione dalla prospettiva manicomiale a favore della libera convivenza comune: “Io dovevo affrontare da solo e controcorrente il compito difficile di ricostruire la personalità delle internate con lunghi anni di reclusione, implicando in modo nuovo e diverso lo stesso personale dell’istituto, abituato alla diffidenza, alle prepotenze e a rapporti reciproci di prevaricazioni” (pag30). L’autore fa testimonianza della propria tenacia nella convinzione del rispetto e del dialogo: “Passavo molte ore a discutere con il personale, di notte e di giorno, con il proposito di costruire una cultura differente, ed era importante che mi trovassi insieme a loro sul lavoro per affrontare i problemi concreti ogni qualvolta si presentavano… La mia continua partecipazione alla vita di reparto cambiava tutte le abitudini…Anche a Gorizia con Basaglia io ero il medico che viveva di più insieme agli internati” (pag 44). Leggi l’articolo completo »
Pubblicato il 29 October, 2008
Categoria: Libri
Intervista a GIORGIO ANTONUCCI su l’antipsichiatria-di Clarissa Brigidi – I Parte
Intervista a Giorgio Antonucci sull’ antipsichiatria.
Tesi di laurea di Clarissa Brigidi in Filosofia della storia.
La solitudine della persona internata in manicomio è senza paragoni. “Non è solo celle , spioncini e cortili. E nemmeno soltanto psicofarmaci e elettroshock. È’ invece isolamento assoluto di chi, al contrario di tutti gli altri internati di carcere o di lager, è considerato, sia pure arbitrariamente, senza pensiero, o, che è lo stesso, privo di un pensiero razionale o, come si dice, con un pensiero malato”. Giorgio Antonucci
“Fatto sta che all’ospedale di Imola, ci sono dei reparti chiusi dove i ricoverati girano in tondo con tranquilla disperazione e dei reparti aperti (una minoranza) dove uomini e donne che sono stati legati a letti per anni e considerati irrecuperabili ora girano pacifici, liberi di entrare e uscire. Hanno smesso di essere violenti e irresponsabili nel momento in cui si è smesso di trattarli con violenza, come degli irresponsabili”. Dacia Maraini, Paese sera,6/7/1980
C. B: Qual è stata la sua esperienza all’interno dell’istituzione psichiatrica in Italia, riferendosi in modo particolare al periodo in cui ha lavorato a Gorizia? Che cosa significava in quel momento operare per lo smantellamento del manicomio?
G.A. Sono stato chiamato a Gorizia nel 1969 dopo avere incontrato più volte alla “Tinaia” Cotti e Tesi: Cotti è un professore di Bologna ed è stato uno dei primi in Italia ad aver tentato di cambiare le cose, al manicomio Roncati di Bologna, cercando di instaurare con le persone internate un rapporto di dialogo finalizzato alla loro restituzione alla vita civile. Basaglia informò Cotti che c’era un nuovo reparto dell’Ospedale Civile di Cividale del Friuli, indicato come reparto neurologico, che poteva essere utilizzato come reparto di ospedale civile in alternativa al manicomio. Allora Cotti decise di lasciare provvisoriamente Bologna per andare a Cividale a tentare questa nuova esperienza. E siccome mi aveva conosciuto per il lavoro che facevo a Firenze di evitare l’internamento alle persone, mi propose di andare a lavorare con lui. La stessa cosa fu proposta ad un medico che già lavorava a Gorizia con Basaglia: il dottor Leopoldo Tesi. In questo modo si formò un gruppo di tre medici accomunati dalla convinzione che le persone con cui avevamo a che fare non erano persone malate da curare, ma individui spesso emarginati socialmente con i quali discutere problemi. Questo è stato il primo reparto di un ospedale civile, che Cotti aveva chiamato Centro di relazioni umane, in alternativa all’internamento in manicomio, tanto che vi arrivavano anche persone da Gorizia mandate da Basaglia. Per cui, siamo nel 1968, già a quell’epoca mi ero interessato di persone che si trovavano in situazioni difficili e che venivano dal manicomio di Gorizia diretto da Basaglia. Di solito me ne occupavo prevalentemente io perché, abitando a Firenze, non tornavo praticamente mai a casa e stavo lì sempre, notte e giorno e lavoravo in continuazione. Leggi l’articolo completo »
Pubblicato il 5 August, 2008
Categoria: Libri, Testi, Testimonianze
Lucia Maria Catena Amato
L’analista analizzato, ed. Edizione progetto cultura
Introduzione Giuseppe Valenti.
In tutti i mezzi i mezzi di comunicazione di massa televisivi e non vi propinano che gli psichiatri, gli psicologi e similari, con le loro psicoterapie varie e con i loro psicofarmaci vi salvano dalla violenza familiare, dalla bulimia, dall’anoressia e da ogni genere di vostro disagio…psicologico e non….. Anzi, costoro sarebbero i nuovi Salvatori dell’umanità, i nuovi “santi guaritori, gli specialisti dell’anima”: pillolette della felicità!… Ma vi siete mai chiesti quale grande distruzione possono portare tali sistemi di cura assolutamente non scientifici alla nostra salute fisica e mentale? Quale assurda manipolazione dell’interiorità delle persone più deboli si cela nel termine “psicoterapia”? Se lo desiderate, il mio Analista… analizzato ve ne parlerà. E vi farete anche quattro sane risate…
Pubblicato il 25 July, 2008
Categoria: Libri
Giorgio Antonucci – ” La nave del paradiso”, ed. SpiraliVel
Nei tempi
vuoti
che cosa
E quando
quei tempi
i tempi
sono una vita
Una vita
da prigioniero
senza nemmeno
un reato
a cui ripensare?
Scheda e video del libro “La nave del paradiso”
scheda_libro.php?id_stringa=21908&id_coll=235#vidflv
Pubblicato il 4 July, 2008
Categoria: Libri
LA PAURA DEL DIVERSO – Psichiatria e razzismo
Renato Curcio intervista Giorgio Antonucci
Questa intervista è stata raccolta per il volume “Contrappunti” di Giorgio Antonucci, pubblicato dalla Cooperativa Editoriale “Sensibili alle foglie”.
Vi sono singolari e insidiose analogie tra il giudizio psichiatrico sulle presunte patologie della mente e la paura del diverso che è alla radice dei più nascosti razzismi contemporanei. Ma come criticare queste realtà usando lo strumento di per sé “autoritario” che è la lingua?
Come fondere in un nuovo crogiolo liberante i linguaggi muti e quelli parlati, quelli del corpo e quelli dell’immagine?
Renato Curcio ne ha discusso con Giorgio Antonucci, uno dei più lucidi anti-psichiatri italiani.
La psichiatria non spiega nulla – Intervista a Giorgio Antonucci – ZeroInCondotta
Intervista a Giorgio Antonucci
Giorgio Antonucci, medico, per decenni impegnato allo smantellamento delle strutture manicomiali, e a lungo responsabile del Reparto Autogestito negli Istituti di Imola in una delle sue ultime pubblicazioni (Pensieri sul suicidio, Milano 1996, Elèuthera) chiarisce in modo esemplare alcuni concetti utili a capire cos’è il disagio mentale.
“Il cocetto di pazzo, e in seguito il suo equivalente pseudoscientifico, il concetto di malato di mente della dottrina psichiatrica, sono usati per impedire agli uomini di affrontare direttamente le scelte difficili e inquietanti che mettono in discussione le regole di costume…Le scelte non accettate sono considerate come una suppurazione.. e gli uomini che vi sono implicati sono oggetto di ferocia smisurata. Le scelte non ammesse sono attribuite a difetti di struttura o a errori genetici… Così quando uno non agisce o non pensa secondo gli schemi prescritti, viene requisito con la forza e costretto a dimorare nelle officine specializzate da cui dovrebbe tornare meccanicamente modificato e tutto rinnovato dall’azione redentrice della clinica degli psicofarmaci, della fisica degli elettroschock o del bisturi del chirurgo.”
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