“Ausmerzen” (di Marco Paolini): un ottimo spettacolo e un pessimo dibattito – Articolo – Giorgio Antonucci

Onli/L’nformaione s-confinata



“Ausmerzen” è uno spettacolo efficace, Marco Paolini è stato molto bravo, non solo dal punto di vista artistico. Ha detto bene delle cose giuste, ha testimoniato avvenimenti importanti e tragici, ma ho avuto l’impressione che Paolini abbia compreso la questione dello sterminio dei degenti degli ospedali psichiatrici nazisti molto meglio di quelli che hanno partecipato al dibattito successivo. Anzi ha sicuramente capito di più, perchè si è immedesimato nelle vittime.
Purtroppo, il dibattito non ha tirato le conclusioni di quanto raccontato da Paolini, anzi è caduto per l’ennesima volta nel tranello del “c’era una volta”, del racconto di un mondo che non esisterebbe più. Invece non è così, gli esempi sono sotto i nostri occhi, basta guardarli. Le persone muoiono ancora stretti alle camicie di forza. Lo spettacolo era in diretta dall’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini e il Niguarda, dove si muore ancora legati ad un letto di contenzione, non era lontano.
Nel corso del dibattito ho sentito dire che l’Italia è un paese all’avanguardia grazie alla Legge Basaglia, ma la realtà è molto diversa. I manicomi esistono ancora, anche se vengono chiamati in altro modo, ed esistono ancora perchè la legge Basaglia non ha cambiato le cose come si sperava, perchè si è lasciato il diritto agli psichiatri di prendere una persona contro la sua volontà e di imporre la camicia di forza o altri mezzi di contenzione. Si è lasciata in vita la sottocultura e la pseudoscienza che sta dietro ai manicomi.
C’è un legame non solo storico tra psichiatria e razzismo, perchè entrambi qualificano alcune persone come incapaci di scegliere e incapaci di pensare. Entrambi, quindi, creano i “sottouomini” che il nazismo ha poi voluto eliminare. Il dibattito avrebbe potuto approfondire questo tema, lo spettacolo di Paolini ne aveva fornito la possibilità, ma non è stato fatto. La mentalità che sta dietro ai manicomi è la stessa che sta dietro ai campi di concentramento, ma si è preferito parlare di tutto al passato come se il problema non ci riguardasse più. Ancora una volta non è stato valutato uno dei problemi centrali, quello del potere.

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Pubblicato il 27 January, 2011
Categoria: Testi

“DIVERSABILI?” – incontro pubblico –

In un momento in cui, con la “riforma” della scuola e i tagli al welfare, si fà strada la cultura dell’esclusione sociale le opportunità per tanti bambini sono messe a rischio.Ci sembra importante contribuire alla discussione con il
*Centro di Relazioni Umane*

VENERDI’ 28 GENNAIO ‘11
H.U.B.
ore 18.30 – via Luigi Serra 2h – Bologna

Diversabili?

il/la bambino/a e le sue problematiche

“La battaglia antipsichiatrica è, in fondo, soprattutto la rivendicazione della libertà di ogni persona o individuo, che dir si voglia. Non ci sembra opportuna la questione terminologica, che rischia di essere nominalistica. Così stavolta si parlerà in primis del bambino detto “diversabile” (in definitiva è una comodità definitoria, tassonomica, per inquadrare qualcosa che in gran parte ci sfugge. Per fare solo un esempio si vedano il lavoro e gli scritti di F.Deligny con i bambini autistici), del bambino in ospedale, delle sue istanze e richieste rivolte agli altri (adulti o presunti tali), ad iniziare dal bisogno di affetto. Ma, evidentemente, possiamo parlare dell’ipovedente come del paziente affetto da Alzheimer, della persona infartuata che riceve un’assistenza insufficiente, di chi, incolpevole, viene a trovarsi a dover far fronte ad una burocrazia mastodonticamente elefantiaca. Che poi il “paziente psichiatrico” sia ancora particolarmente vessato è assolutamente vero, in quanto la condizione  definita “follia” o “pazzia” (il secondo termine è decisamente più insultante, il primo conserva una certa allure romantica) anche e soprattutto in quanto specchio di una società e di una cultura che hanno paura della propria ombra (Nietzsche, su ciò, è stato particolarmente esplicito, anche terminologicamente), che temono ogni attacco anche involontario che possa incrinare la loro bassa sacralità ricevuta”.   Eugen Galasso

Ne parliamo con

Debora Guidi: pedagogista dell’handicap, attiva nel settore specifico e nel volontariato relativo.

Eugen Galasso:  pedagogista clinico, reflector, plurilaureato.

Valentina D’Alessandro: laureata in scienze della formazione, specializzata in problematiche dell’handicap e attiva nel settore, già relatrice in vari congressi sul tema.

Presentazione del trailer
CI PROVO

http://www.youtube.com/watch?v=oDwYdoSIb5I
film documentario che tratta la esperienza di Luigi Fantinelli, studente dell’Università di Bologna, che é diventato nel 2010 il primo studente con la sindrome di Down ad ottenere una borsa Erasmus per studiare nell’Universidad de Murcia, in Spagna.

www.antipsichiatria-bologna.net
www.livello57.org

Pubblicato il 25 January, 2011
Categoria: Notizie

Science fiction e follia – Eugen Galasso



Notoriamente, quando si parla di fantascienza, non si sa quale si intenda, perché se ne parli etc. E’ noto a ogni buon lettore, però, il fatto che esistano diversi tipi di science-fiction: quella banale, corriva, di puro consumo, quella che, invece, studia il presente per darci una pre-figurazione del futuro (mi esprimo così, per esser rapido nell’esposizione: un’esplicazione ulteriore richiederebbe ben altra trattazione, certamente molto più lunga e dettagliata). Tra quest’ultima, l’unica che valga la pena di leggere, credo, figurano autori come Phil Dick e Robert Silverberg (1935-vivente), segnatamente per il loro rapporto con la “follia”. Se in Dick, autore “maledetto” di cui si parlerà in altra occasione, il tema è legato alla sua “vita spericolata”, al suo assumere droghe psichedeliche, in Silverberg, anch’egli nordamericano ma di salde origini ebraiche, la “follia” come tema-chiave viene trattata sì, ma non sempre e non prioritariamente, direi inter cetera. Così nel suo romanzo “Shadrach in the Furnace” (Shadrach nella fornace, dove una volta tanto il titolo italiano rispecchia quello originale), si immagina il superchirurgo Shadrach, dedito solo alla cura del corpo del dittatore Genghis II Mao IV Khan (scherzo o meglio gioco linguistico feroce, anche perchè il 1976 è l’anno della morte di Mao- Tse-Dong!), che rischia però di finire, come il personaggio biblico, nella fornace del “nuovo Faraone”… In vari “intermezzi”, falseo almeno apocrife(?) lettere scritte da Shadrach che immagina d’essere il suo “supercurato” dittatore, si riflette sulla “pazzia”: “Se il dominatore del mondo è schizoide, questo ha gravi conseguenze per i suoi simili? Credo di no. Ho studiato attentamente la storia. I popoli hanno sempre avuto i dominatori che si meritavano, i dominatori appropriati. Un sovrano rispecchia lo spirito dei suoi tempi ed esprime le caratteristiche più profonde del suo popolo. Hitler, Napoleone, Attila, Augusto, Ch’in Shih Huang Ti, Genghis Khan, Robespierre: nessuno di loro era un incidente o un’anomalia della storia: tutti erano espressioni organiche delle esigenze dei tempi” (R.Silverbeg, “Shadrach nella formace”, cit., Mondadori Urania 095 Collezione , Milano,  2001, p.254), dove Silverberg esprime anche la concezione di un antipsichiatra quale Giorgio Antonucci (dove idee comuni non hanno a che vedere con la conoscenza diretta né con la conoscenza mediata dai libri e dai testi scritti – molto facile che Silverberg non abbia mai letto Antonucci, forse avrà letto, non si sa, qualcosa di Laing e di Cooper, ma nessuna pezza d’appoggio lo dimostra):  facile dire che i dittatori erano o sono “pazzi”, argomento che in realtà li scusa, quasi a dire: poveretti, non era colpa loro, ma della loro “malattia”. Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 23 January, 2011
Categoria: Testi

Trento: SPDC “a porte aperte” – Eugen Galasso

Qualcosa di antipsichiatria e antipsichiatrico sembra comunque permanere, nonostante l’andazzo sia quello della reazione psichiatrica: penso all’esempio, recente, delle prossima iniziativa “Porte aperte” al “Servizio psichiatrico diagnosi e cura” dell’ospedale “Santa Chiara” di Trento. In un nobile testo di presentazione, che richiama i collegamenti con le iniziative simili che si svolgono a(e quindi in collaborazione con) e nelle strutture simili di Siena, Arezzo, Mantova, Portogruaro e Merano (a questo proposito menziono l’antipsichiatra dott.Lorenzo Toresini, infaticabile sostenitore di qualcosa d’altro e di alternativo – lo scorso carnevale a Sinigo, frazione di Merano, dove si alloggia Casa Basaglia , su uno dei carri allegorici, quello dedicato alla “pazzia”- Erasmo da Rotterdam, non quella condannata e sanzionata da tutti i poteri – “svettava” appunto Toresini, a conferma del fatto che la “follia”, sempre che esista e sempre indipendentemente da che cosa sia invece-pensiero “altro”, creatività, intuizione – è patrimonio di tutto il genere umano).  Da approfondire e da seguire l’esperienza trentina come quella delle altre città e cittadine coinvolte; significativo e incoraggiante il fatto che due capoluoghi di provincia siano in Toscana, con Siena ed Arezzo – peccato non vi siano anche Pisa – che invece è notoriamente un “feudo cassaniano”, quindi della “reazione psichiatrica” e Firenze – peccato anche che le democratiche e aperte Emilia e Romagna – sia detto senza retorica e senza alcuno spirito umoristico o di sberleffo, anzi con la massima serietà, in quanto ne sono profondamente convinto non aderiscano, peccato infine che il Centro-Sud d’Italia non sia rappresentato, come non lo sono, “trasversalmente” (uso a malincuore l’avverbio in quest’accezione e in questo contesto) molte città del Nord e Centro-Nord, delle isole etc.  Tentativi “riformisti”, per carità, quelli qui positivamente evocati, non “rivoluzionari”, ma sono profondamente convinto della necessità di essere “trasparenti”, “aperti”, perché invece chi pratica l’elettroshock e la contenzione ha tutto l’interesse a se cacher, ossia a nascondersi, occultarsi, magari “infiltrarsi”. Contro la contenzione, ricorda la nota informativa che è acclusa alla segnalazione, si era già battuto, caso più unico che raro, John Connely nel 1800. Un’impresa ciclopica, pare, quella di abolirla dappertutto, quando la psichiatria quella “bella dura”, hard, tamugna, reazionaria, fatta di psicofarmaci, ma non disdegnando neppure elettroshock e lobotomai, riprende vigore e “legittimità”…
Eugen Galasso

Pubblicato il 19 January, 2011
Categoria: Testi

Pandemonium – Gilbert Keith Chesterton – Eugen Galasso



Alla letteratura (soprattutto alla grande letteratura) va da un lato il merito di aver cercato di confrontarsi con il tema dell’ “altro”, inspiegabile e spesso relegato nella “pazzia”, dall’altro essa ha attinto a piene mani stimoli e idee dalla psichiatria. Troppo, diremmo, ma qualche volta il risultato è tale da mettere in crisi totalmente i parametri diagnostici della psichiatria stessa. Ho letto di recente (non conoscevo l’opera) “The Ball and the Cross” (La sfera e la croce, trad.italiana, Treviso, Morganti, 2010, ma l’originale è del 1909)  di Gilbert Keith Chesterton, inglese, vissuto dal 1874-1936. Romanziere, saggista-polemista, autore di biografie importanti quanto “particolari” per lo stile, Chesterton è autore “anomalo”, “eccentrico”, se consideriamo uno standard sia commerciale sia di scrittura. Anche giornalista come pure brillantissimo giornalista, Chesterton è autore dei racconti e romanzi ispirati alla figura di Padre Brown, prete-investigatore e sorta di Holmes in abito talare.
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Pubblicato il 18 January, 2011
Categoria: Testi

Follia come chiave inglese, come passe-partout? – Eugen Galasso



Quando non si sa spiegare un fatto, un avvenimento o non lo si vuole spiegare (motivazioni politiche, religiose, altre), quando non si vogliono toccare interessi, poteri forti o anche – forse – meno forti, si suole parlare di “follia”, termine più nobile di “pazzia”, più asettico, aristocratico, che ha a che vedere con il “fou” (fou du roi, il buffone di corte e del re), il “fool”, che è la stessa cosa, il “folle di Dio” (San Francesco, anzi meglio Francesco d’Assisi era così denominato, ma il termine riappare per altri personaggi). Ma allora perché non dire, allora, se proprio si vuole, “inspiegabile” (ma perché non riusciamo a spiegare le cose o perché non vogliamo spiegarle?), “irrazionale” (ma certo, anche in quel caso, “irrazionale” vuol dire fuori da uno schema di razionalità occidentale; ciò che è “irrazionale” in gran parte d’Europa non lo è in Asia, almeno nell’Asia non ancora totalmente “occidentalizzata”, in Africa, magari – vale quanto sopra – in America Latina – idem -etc.). Lasciamo perdere questioni riguardanti la pura “cronaca nera”, vorrei invece riferirmi ai fatti di Tucson, quando una deputata del Democratic Party è stata quasi uccisa da un uomo, “white”, cioè bianco, giovane di 22 anni, dalle lettura disordinate (non uno sciocco, potremmo dire…) ma altre persone in questa contingenza la vita l’hanno persa.
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Pubblicato il 14 January, 2011
Categoria: Testi

Mass media e psichiatria (la follia non è una spiegazione) – Eugen Galasso


A fine anno, anzi , probabilmente nelle prime ore del quasi neonato 2011, in quel di Carmagnola (Torino), una donna di 38 anni ha ucciso i propri genitori,  dopo che due anni fa, nella notte di Natale “aveva provato a far fuori il marito…Pensava lo tradisse, Claudia. E volle punirlo” (dalla forbita prosa giornalistica di Cristina Lodi, a p.18 di”Libero”del 2/01/2011).  Citando ancora l’ottimo (sia detto senza alcuna irrisione, la giornalista sa scrivere) testo della Lodi, “A dire il vero si tratta di schizofrenia, lo zoccolo più duro”. Ecco: qua iniziano i problemi: il/la giornalista gira attorno alla cosa, enfatizzandola, riprendendo, chiaramente, la diagnosi dei medici del Centro di igiene mentale presso cui la signora (che ora è al reparto psichiatria dell’ospedale “Le Vallette”) era in cura.  Si parla, di “schizofrenia”, seguendo sia il Centro di igiene mentale di Bra sia (ma qui il tempo è stato, forse, troppo breve) per enfatizzare un fatto che, fosse stato compiuto da un “mai ricoverato”, da un/una “normale” sarebbe un puro fatto di cronaca nera, per riproporre una revisione o, per molti (e) del Centro-Destra, cui “Libero”afferisce anche se, forse, da più “libero battitore” de “Il Giornale” (che non leggo mai, lo ammetto, come leggo poco anche “Libero”).  Ora: tutte le statistiche dimostrano che i cosiddetti “malati”, “psicotici” e come variamente siano definiti, non uccidono quasi mai, rispetto a chi è “lucido”, compos sui etc….  Insomma: la premeditazione è quasi sempre la causa, mentre il “raptus” (altra invenzione di comodo) è cosa rara. Ora, però, vogliono cambiare la legge Basaglia, con tutti i suoi limiti (TSO, elettroshock solo limitato, mai eliminato etc.), quando comunque, a livello mondiale (USA in testa) fa comodo cercare il “mostro”, il “folle”; quando invece è meno romantico individuare semplicemente il colpevole, l’assassino…

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Pubblicato il 11 January, 2011
Categoria: Testi

Frenesia de la Navidad – Eugen Galasso



Un freudiano direbbe che sublimo la pulsione libidica, uno jughiano mi attribuirebbe adattamento totale agli archetipi (colori, principessa buona, principe azzurro), anzi un appiattimento sostanziale sugli stessi, un adleriano forse mi riterrebbe non realizzato a livello della personalità individuale, un frommiano mi direbbe non in perfetto equilibrio tra individuo e società, senz’altro (al di là degli “schieramenti”, delle appartenenze, delle scuole) mi direbbero che sono regressivo. Ebbene sì, voglio credere a Babbo Natale, al Nin^o Jesùs, alla Befana (anche per la mia doppia anzi multipla appartenenza etnica, in una zona quale quella dove provengo rivalutare la vecchierella non fa male), pur essendo convinto che non ci siano, ovviamente. Mi affascinano colori, odori, sapori (pur se non mi lascio trascinare al consumo alimentare, neppure a Natale e periodi circostanti), l’allure di bontà e di sincerità che pervade almeno un periodo dell’anno. Magia e bontà, “meglio essere ingenui che cinici” recita un “Christmas  Movie” made in USA (negli States c’è un genere di film e telefilm che mette in scena Babbi Natale, Elfi, Renne, con curioso ma simpatico sincretismo pagano-cristiano; sono prodotti ingenui ma schietti, almeno nelle dichiarazioni, un po’ larmoyants, ma nulla a che vedere con la volgarità dozzinale dei “cinepanettoni” made in Italy… Escapismo il mio? Certo, senz’altro, ma chi se ne importa? Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 6 January, 2011
Categoria: Testi

Corpo – Forum Università di Udine – Eugen Galasso



Corpo (anche in riferimento a “Corpo”,  pubblicazione “Forum-Università di Udine”, senza esserne recensione).  Al corpo veniamo sempre ricondotti, volenti e/o nolenti. Anche se ci si vuol porre come gnostici puri, cultori dello spirito e  sprezzatori della materia (il rischio di chi scrive, tra l’altro), con il puro pensiero non si campa, neppure nel mondo “etereo” e smaterializzato (ma fino a che punto?) di Internet e della telematica. Basta avere un piccolo disturbo di salute, dal mal di testa alla diarrea leggera per accorgersi che questo “pondus” (se lo consideriamo tale) condiziona anche le nostre capacità d’altro tipo, quelle legate al ragionamento, alla volizione etc.  Come ultimamente si rileva, anche in questo volume “multiverso” che raccoglie i contributi del forum in oggetto e appunto dedicato al corpo, colpa della separazione corpo/anima, anzi, poi più modernamente corpo/mente (di anima si parla ormai solo in ristretti ambiti religiosi oppure nella psicologia del profondo di Jung, ma colà assume un significato particolare, diverso da quello platonico poi “innestato” nel cristianesimo e in altre tradizioni diverse). Personalmente leggo Deleuze e Guattari diversamente da come fa, nel citato testo, Rosi Braidotti, perché il loro pensiero (con tutte le riserve sulla pratica clinica di Guattari, però, sempre che siano vere alcune “voci” che però sono più che voci, purtroppo, sull’uso dell’elettroshock e di qualcosa che apparenteremmo al TSO, nelle sue cliniche). Leggi l’articolo completo »

Pubblicato il 4 January, 2011
Categoria: Testi

Violet Gibson e “il mito della malattia mentale” – Eugen Galasso

Violet Gibson, “pazza”, secondo molti storici: la signora Gibson, anglo-irlandese, un tempo adepta di “Christian Science”, nel 1926, vivendo a Roma, dopo un periodo iniziale di entusiasmo per Benito Mussolini, attentò alla vita del “Duce”, finendo praticamente in manicomio per il resto dei suoi giorni, in specie in Inghilterra, definita appunto quale “paranoica” et similia. Diagnosi anche un po’ discordanti, ma tutte convergenti nello stigma di pazzia. Tra l’altro, seguendo un documentario sul tema di prima mattina, vengo a scoprire che esiste ancora (tutto sommato abbiamo superato l’anno 2000 da un decennio e più) un “Centro per lo studio della mente”, accreditato come semi-ufficiale, che si basa su criteri grosso modo inquadrabili tra l’antica frenologia (il cervello e quindi le sue malformazioni quale fonte della “malattia mentale” e le tesi, non molto più “moderne” di uno psichiatra quale il prof.Cassano).

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Pubblicato il 3 January, 2011
Categoria: Notizie

Centro di Relazioni Umane (Bologna) — Maria Rosaria d’Oronzo